Che cos’è
Lo zinco è un elemento chimico (o più precisamente un metallo) piuttosto abbondante sulla crosta terrestre, naturalmente presente nell'aria e nell'acqua, ed impiegato fin dall'antichità nella produzione di comuni leghe metalliche (come l'ottone).
Identificato sulla tavola periodica degli elementi dal simbolo Zn e dal numero atomico 30, questo elemento conosce un alto numero di applicazioni nell'industria moderna.
Il settore tecnologico, per esempio, ne estrae varie tonnellate all'anno (insieme a metalli quali ferro, alluminio e rame) per la realizzazione di smartphone e computer; quello siderurgico, invece, lo adopera nella zincatura (o galvanizzazione) di oggetti di ferro e acciaio; mentre il comparto produttivo di pitture e vernici ricava da uno dei suoi composti (l'ossido di zinco) il colore bianco.
Lo zinco, però, è anche una sostanza indispensabile al nostro organismo, in quanto è un elemento costitutivo di oltre duecento enzimi e di molte altre proteine.
In particolare è essenziale per il funzionamento di enzimi che regolano la respirazione cellulare (il cosiddetto metabolismo cellulare), di quelli che hanno un'azione antiossidante e di alcune proteine che consentono di dipanare il DNA (il materiale genetico che le cellule custodiscono strettamente aggrovigliato nei cromosomi) e quindi leggerne le istruzioni.
Proprio come le atre sostanze annoverate nel gruppo degli oligoelementi (ferro, rame, fluoro, iodio, selenio, cromo e cobalto), questo minerale è presente nel nostro organismo in piccole tracce.
Secondo le statistiche, il contenuto complessivo di zinco nel corpo umano varia tra gli 1,4 e i 3 grammi.
Lo zinco si accumula prevalentemente all'interno delle cellule di muscoli, ossa, pelle, fegato e nei capelli, ma è presente anche nei tessuti cerebrali, nello sperma e, in piccole quantità, nel plasma e nei globuli bianchi.
Queste riserve non sono facilmente utilizzabili, per cui la dieta deve contenerne quantità sufficienti per soddisfare il fabbisogno giornaliero dell’organismo.
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Fonti alimentari
Lo zinco è uno delle sostanze che compongono i tessuti di organismi vegetali e animali. Tra gli alimenti maggiormente ricchi di zinco, infatti, ci sono le ostriche, i cereali, la carne bovina, ovina, suina, i funghi, il cacao, le noci e il tuorlo d'uovo.
I cereali tuttavia contengono sostanze (fibre e fitati) che ne riducono l'assorbimento. I processi di fermentazione, come la lievitazione del pane, portano alla degradazione dei fitati, riducendo quindi il rischio di carenza.
L'assorbimento dello zinco, che avviene nell'intestino tenue, viene agevolato dai ligandi presenti nella carne rossa mentre è ostacolato oltre che dai fitati, da alcune proteine del latte, come la caseina, e da elevate assunzioni di calcio.
Effetti
Lo zinco oltre a contribuire alla crescita, combatte gli effetti negativi dei radicali liberi e i processi di invecchiamento cellulare a essi legati, stimola il funzionamento del sistema immunitario, facilita la rimarginazione di ferite e ulcere e ostacola la formazione dell'acne. Può essere d'aiuto nella prevenzione nel trattamento della sterilità.
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Carenza
La carenza di zinco può dipendere da insufficiente o cattivo assorbimento, spesso associato a una dieta ricca di cereali ma povera di proteine, alcolismo ed età avanzata, o da un'eccessiva eliminazione urinaria.
La si può riscontrare, per esempio, negli anziani con problemi a carico dell'apparato circolatorio, che spesso, nel tentativo di mantenere i valori di colesterolo nella norma, riducono il consumo di carne, e quindi anche quello di zinco.
A volte la carenza dipende da malattie come il diabete cronico, i disordini gastrointestinali e la cirrosi epatica, e si manifesta con un aumento di infezioni prolungate. Ma anche alcuni farmaci possono provocare un deficit di zinco; fra questi i diuretici, i corticosteroidi e gli antidepressivi IMAO.
I sintomi legati alle carenze di zinco sono molto vari:
- alterazioni della cute,
- stanchezza,
- perdita dell'appetito,
- lenta cicatrizzazione delle ferite,
- diminuzione della risposta immunitaria con suscettibilità alle infezioni,
- alopecia,
- diminuzione della sensibilità gustativa (con eventuale perdita del gusto)
- e cecità notturna.
Una forte carenza di zinco può causare ipogonadismo, ossia un inadeguato funzionamento di ovaie e testicoli e, se si verifica durante il periodo fetale o della crescita, può determinare nanismo o rallentamento dello sviluppo.
Diagnosi
Il medico formula una diagnosi di carenza di zinco, valutando i sintomi descritti dalla persona e la sua risposta agli integratori di zinco. Se necessario, può prescrivere analisi del sangue e delle urine, che tuttavia potrebbero rivelarsi inefficaci nel rilevare il livello di zinco presente nel corpo.
Dosi consigliate
In base a quanto stabilito dalla SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana), il livello
di assunzione raccomandato (LARN) per lo zinco corrisponde a:
Lattanti | 6-12 mesi | 3 mg |
Bambini-adolescenti | 1-3 anni | 5 mg |
4-6 anni | 6 mg | |
7-10 anni | 8 mg | |
Maschi | 11-17 anni | 12 mg |
Femmine | 11-17 anni | 9 mg |
Adulti | ||
Maschi | > 18 anni | 12 mg |
Femmine | > 18 anni | 9 mg |
Gravidanza | 11 mg | |
Allattamento | 12 mg |
Integrazione
In tutti i casi di ridotta assunzione o di aumentato fabbisogno è consigliabile ricorrere a integratori.
Precauzioni
Se si assumono elevati dosaggi di integratori con zinco, è bene assumere anche un supplemento di vitamina A, il cui assorbimento può essere ostacolato da questo elemento.
Normalmente i meccanismi di regolazione dell'assorbimento dello zinco permettono di evitare il rischio di un apporto eccessivo di zinco, elemento che, peraltro, è dotato di scarsa tossicità.
I casi di assunzione eccessiva, che provoca febbre, nausea, vomito e diarrea, sono per lo più legati alla contaminazione di cibi e bevande da parte dei contenitori galvanizzati usati per la conservazione. Tali contenitori possono infatti rilasciare zinco quando lasciati aperti, specie se il loro contenuto è fortemente acido.
Più raramente, l'assunzione di quantità troppo elevate di zinco può essere dovuta all'esposizione ai fumi generati dalla combustione di questa sostanza, che, come abbiamo visto, viene impiegata nell'ambito di varie attività di produzione industriale.
In questi casi, i sintomi riscontrabili possono essere quelli di una respirazione accelerata, sudorazione eccessiva, febbre o sapore metallico in bocca.