Fegato: dieci regole per mantenerlo in salute

Ci si preoccupa per il nostro cuore, per le vene, per lo stomaco; specie d’estate, per la pelle o la pressione arteriosa, e d’inverno guadagnano i primi posti nella nostra attenzione bronchi e polmoni. Ma chissà perché è molto più raro pensare alla salute del nostro fegato.

Eppure, è un organo vitale anche lui, e se trascurato si ammala come tutti gli altri. Ma ha un grande pregio (che in alcuni casi può trasformarsi in difetto): non si lamenta quasi mai.

Nonostante svolga oltre cinquemila funzioni al minuto, riesce ad assolvere i propri compiti anche quando è molto danneggiato. E così, ci dimentichiamo di lui, nonostante sia deputato a compiti indispensabili per il nostro organismo: converte il cibo in nutrienti e immagazzina vitamine, minerali e zuccheri.

Ma non soltanto. Da lui vengono immesse in circolo sostanze essenziali alla coagulazione del sangue e cellule immunitarie che ci proteggono dalle infezioni. E, oltre tutto, si prende anche l’ingrato compito di eliminare le sostanze dannose e molti dei farmaci che assumiamo.

Cerchiamo allora di porre la massima attenzione a quello che mangiamo e beviamo, ricordandoci anche che ogni sostanza che introduciamo passa, prima o poi, al vaglio del fegato.

Anche se oggi ci sono molte più possibilità di cura rispetto al passato, per avere risultati si deve intervenire il prima possibile. Cosa non facile visto che, nella maggior parte dei casi, quando si ammala il fegato ci da presto segni di avvertimento.

E quando ci sono, i sintomi sono poco specifici: indolenzimento della parte destra dell’addome, senso di gonfiore e sonnolenza dopo i pasti, perdita di peso, debolezza.

Per questo, avvertono gli esperti, come sempre – e nel caso del fegato ancor di più – l’arma più efficace è la prevenzione.

Ma quali sono i peggiori nemici del nostro fegato e i comportamenti più corretti da tenere per averne cura?

Ai primi posti ci sono i virus dell’epatite (o meglio delle epatiti), l’alcol e le abitudini di vita scorrette, specie nell’alimentazione. Tutti fattori che, anche indipendentemente l’uno dall’altro, possono piano piano, ma progressivamente, danneggiare il fegato, fino a portarlo alla cirrosi. Uno stato patologico molto serio nel quale si ha perdita della normale funzionalità epatica.

Ecco dieci regole che ci aiutano a mantenere il fegato in piena efficienza. Molte, a ben vedere, sono ottimali per la salute di tutto l’organismo, ma qualche accorgimento in più aiuterà specificamente.

1. Conoscere i virus implicati

I virus sono la principale causa di malattie croniche del fegato. I più conosciuti e diffusi sono quelli delle epatiti A, B e C.

Per scansare il pericolo di contagio dobbiamo sapere che il primo (il virus dell’epatite A) si trasmette attraverso bevande e alimenti contaminati, come acqua, frutti di mare, verdure. Prestiamo sempre attenzione quindi allo stato di igiene di ciò che mangiamo e beviamo.

I virus delle epatiti B e C vengono trasmessi invece da sangue o liquidi corporei di un individuo già contagiato. Le infezioni con questi virus sono più pericolose dell’epatite A perché diventano facilmente croniche e, nel tempo, inducono cirrosi. Per evitarle non condividiamo strumenti appuntiti (quali aghi, forbicine, rasoi ecc) od oggetti molto personali, come lo spazzolino da denti, con persone che non conosciamo.

2. Attenti a piercing e tatuaggi...

Piercing e tatuaggi non sono da bandire, ma vanno eseguiti in strutture controllate: gli strumenti non sterilizzati possono essere fonte di contagio. Controlliamo quindi che siano monouso e sterili e che l’ambiente sia pulito.

3. ...e ai rapporti sessuali occasionali

L’epatite B si trasmette anche per via sessuale. Evitiamo quindi di esporci a rischi inutili e utilizziamo il profilattico. È importante avere sempre presente che le infezioni da virus B e C sono spesso senza sintomi, per cui magari, neppure il partner infetto sa di esserlo. Il preservativo, oltretutto, ci protegge anche da tutte le altre malattie che si trasmettono per via sessuale, Aids compreso.

4. Alimentazione equilibrata

Anche se sono i maggiori responsabili, i grassi non sono i soli alimenti che, se assunti in eccesso, possono danneggiare il fegato.

Anche le proteine animali e gli zuccheri semplici se non vengono “bruciati” possono sovraccaricano il fegato. E con il tempo indurre la comparsa di una condizione chiamata steatosi epatica non alcolica, o fegato grasso.

Che a sua volta nel lungo periodo si trasforma in cirrosi.
Via libera quindi a frutta e verdura, e attenzione ai cibi grassi o fritti.

5. Quel bicchiere di troppo

Fino a 30 anni fa l’alcol era considerato il principale responsabile delle malattie croniche del fegato, cirrosi e cancro epatico. Come si è visto non è l’unico, però l’abuso protratto nel tempo conduce immancabilmente a danni epatici. Non si dice di rinunciare completamente, ma gli esperti sono concordi nel raccomandare di non superare un bicchiere di vino (o un boccale di birra) a pasto per l’uomo. Un po’ meno per la donna.

6. L’immancabile attività fisica

Muoversi è salutare sotto molti punti di vista, e non c’è medico che non ce lo ricordi. E, in più, contribuisce a normalizzare il livello dei trigliceridi, che derivano dai grassi alimentari ma anche da un eccesso di zuccheri, che possono accumularsi nelle cellule epatiche danneggiandole.

Un esercizio fisico regolare aumenta il consumo calorico evitando che si accumuli un eccesso di lipidi.

7. Farmaci alla sbarra

Si deve ricordare che quasi tutti i farmaci sono elaborati dal fegato che pertanto ne può risentire, specie in caso di assunzioni prolungate.

Perciò: non abusarne, non assumere dosi più elevate di quelle prescritte dal medico o indicate nel foglietto illustrativo, non
mischiare mai differenti farmaci senza il consiglio di un medico e non assumere mai alcolici e farmaci insieme: la loro combinazione può risultare molto tossica per il fegato.

8. Droga? No grazie

Le droghe sono in genere molto tossiche per il fegato e possono provocargli danni permanenti. Se, poi, vengono associate ad altre sostanze lesive, come l’alcol, possono addirittura risultare letali. Senza contare che l’uso di sostanze stupefacenti per via iniettiva espone (attraverso lo scambio di siringhe) anche al rischio di contrarre l’epatite B e C, così come altri temibili virus, quale l’HIV.

9. Vaccinarsi: la miglior prevenzione

Le vaccinazioni sono, a tutt’oggi, il metodo più efficace per combattere le malattie virali. Purtroppo non esistono vaccini per tutte le patologie da virus dell’uomo, ma per l’epatite A e B ci sono, e sono efficaci e ben consolidati. Dal 1991 è stata resa obbligatoria per i bambini la vaccinazione contro il virus dell'epatite B, ma anche gli adulti che sono a rischio dovrebbero farla.

Il calendario vaccinale per i neonati prevede tre dosi di vaccino, secondo le tempistiche riportate nella tabella seguente:

Prima dose Seconda dose Terza dose
3° mese 5° mese 11° mese

10. Ricercare le spie nel sangue

Ci sono, in via generale, alcuni enzimi prodotti dal fegato che si alterano quando l’organo è sofferente. Sono le transaminasi (soprattutto le GPT o ALT). Eseguire con regolarità un un esame del sangue controllando i livelli di tali enzimi può avvertirci precocemente della presenza di un disturbo al fegato, dando così le massime possibilità alle cure.

Susanna Trave
Susanna Trave
Nasce a Milano, dove vive da allora. Dopo aver pensato di fare la giornalista prima e l'architetto poi, alla fine segue le orme della famiglia (che nel codice genetico ha la chimica) e si iscrive a Chimica e Tecnologia Farmaceutiche. Si laurea alla Statale di Milano e, appassionatasi alla materia, mentre lavora come borsista all'Università frequenta, nel medesimo Ateneo, il triennio di Specializzazione in Endocrinologia Sperimentale, specializzandosi nel 1987. Nel 1988 consegue l’Abilitazione all’esercizio della professione di Farmacista.Ma la sua curiosità e la passione - mai sopita - per il giornalismo la portano ad accettare con entusiasmo un posto in una casa editrice scientifica. Da quel momento inizia la carriera giornalistica che la porterà a diventare pubblicista prima e giornalista professionista poi, dopo il superamento dell'Esame di stato nel 1999.Lavora da allora sia per testate rivolte al medico sia in riviste dedicate al grande pubblico, prima come dipendente e, più avanti, come freelance.Oltre che di salute e benessere è appassionata di sport e di animali. Sposata, ha due figli, ormai grandi, quattro gatti, due cani, un cavallo e una vita sempre in movimento.

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