- Che cos’è la dispepsia
- Cause
- Sintomi della dispepsia
- Complicazioni
- Le cure
- Quando consultare il medico
- La prevenzione
Dispepsia: cause, sintomi, complicazioni e cure.
Che cos’è la dispepsia
In gastroenterologia si chiama dispepsia quella che più comunemente viene descritta come “cattiva digestione”.
Si tratta di una alterazione delle funzioni digestive a livello dello stomaco che si manifesta prevalentemente come dolore, bruciore (pirosi) o fastidio all’epigastrio (la zona appena al di sotto delle costole e appena al di sopra dell'ombelico), solitamente dopo i pasti.
In pratica è un malessere che testimonia la difficoltà, da parte degli organi del sistema digerente, a svolgere la loro funzione di scissione e assimilazione del cibo.
Può colpire a ogni età, specialmente in periodi delicati come la gravidanza o la menopausa, e comprende i sintomi dell’indigestione, anche se può presentarsi con sintomi diversi.
Cause
Dolore addominale, bruciore di stomaco, digestione lenta, eruttazione, nausea e vomito possono avere alla loro base cause molto diverse.
I dolori e la presenza di gas lungo il tubo digerente, per esempio, possono essere associati a una sindrome del colon irritabile, a una colite, a un’infiammazione di origine batterica, all'intolleranza al lattosio o alla celiachia (oppure, ancora, ad altre intolleranze alimentari). Nausea e vomito, invece, possono essere associati alla presenza di un'ulcera peptica o possono essere il sintomo di un'infezione gastrointestinale o di allergie alimentari.
Spesso, però, la cattiva digestione non ha alla sua base questi disturbi. Infatti la grande maggioranza dei casi di dispepsia è funzionale, ossia legata a un eccesso di secrezione di succhi gastrici e/o a un deficit della motilità dello stomaco, con un ritardo nello svuotamento del contenuto gastrico.
Una situazione, quella funzionale, che può essere occasionale ma che, soprattutto quando è connessa a cattive abitudini alimentari e a un errato stile di vita che si mantiene tale nel tempo, diventa sostanzialmente cronica.
L'alterata motilità gastrica con rallentamento dello svuotamento dello stomaco e l'aumento della secrezione acida possono finire per danneggiare la mucosa gastrica e anche l'esofago; anche per questo è importante cercare di non trascurare la cattiva digestione.
Questi due disturbi digestivi, ossia le alterazioni della motilità gastrica e l’eccessiva produzione di acidi, non sono però gli unici fattori in gioco nella comparsa della dispepsia funzionale. Il suo manifestarsi è infatti favorito anche dallo stress e dall’abitudine a consumare i pasti in fretta e con una scarsa masticazione.
In questi casi, infatti, si finisce per ingerire, insieme al cibo, grandi quantità di aria (aerofagia) che si accumula poi nello stomaco e nell’intestino rendendo più faticoso digerire. Masticare bene, invece, è il primo accorgimento utile per evitare problemi digestivi ed è parte integrante di una corretta alimentazione.
Possono essere ulteriori fattori favorenti:
- pasti troppo abbondanti, ricchi di grassi e fritti
- l’abitudine a saltare il pranzo a mezzogiorno per poi recuperare con abbuffate serali
- il consumo eccessivo di alcol e di caffè
- la conduzione di una vita sedentaria
- il fumo.
La nicotina, in particolare, una volta entrata nell’organismo, aumenta la produzione di acido nello stomaco e riduce la produzione di prostaglandine (sostanze normalmente protettive dello stomaco, perché stimolano i muscoli gastrointestinali e riducono la produzione di acido) e di bicarbonato (che riveste le pareti dello stomaco neutralizzando l’azione dei succhi gastrici).
All'origine del disturbo può esserci anche l'assunzione prolungata di farmaci, per esempio antidepressivi (magari assunti a stomaco vuoto, lontano dai pasti), o un’infezione da Helicobacter pylori, che può determinare la comparsa di gastriti, cioè infiammazioni dello stomaco, o addirittura ulcere, cioè erosioni profonde della mucosa dello stomaco o del duodeno, patologie che a loro volta possono incidere sulla qualità della digestione.
Alcuni farmaci, tra cui certi antibiotici o i già menzionati antidepressivi, possono avere, tra gli effetti collaterali, un’azione gastrolesiva, cioè di danno al rivestimento dello stomaco. Pertanto, chi soffre di questo disturbo dovrebbe fare attenzione e controllare attentamente il foglietto illustrativo, in caso di farmaci di automedicazione oppure chiedere consiglio al medico o al farmacista.
L’Helicobacter pylori, invece, è un batterio che, in più della metà della popolazione mondiale, riesce a sopravvivere nell’ambiente gastrico resistendo all’aggressione della secrezioni acide: una volta che ha colonizzato lo stomaco, attraverso diversi meccanismi, può danneggiare la mucosa.
In questi casi, però, non si parla più di dispepsia funzionale, ma di dispepsia organica, perché secondaria ad altre malattie. Oltre alle ulcere (peptiche o duodenali) e alle gastriti, infatti, possono più spesso determinare dispepsia anche altri disturbi a carico dell’esofago (come il reflusso gastroesofageo), del fegato e delle vie biliari, del pancreas e dell’intestino (in particolare la parte più alta, il duodeno).
Sintomi della dispepsia
La dispepsia si manifesta principalmente con un dolore trafiggente o bruciante, oppure come un fastidio, localizzato a livello epigastrico (cioè nella parte superiore dell'addome, all’altezza del tratto primario dell’intestino). Non di rado il dolore epigastrico è accompagnato da eruttazioni, flatulenze, meteorismo, dolori addominali e borborigmi intestinali. A volte si presentano anche senso di nausea o conati di vomito.
La sintomatologia si presenta più o meno frequentemente durante o dopo i pasti principali, con una sensazione di gonfiore addominale, di peso, di estrema pienezza e sazietà (anche se si è mangiato poco).
All’eruttazione di aria può associarsi anche un vero e proprio rigurgito di materiale di natura acida che refluisce dallo stomaco fino alla bocca, dove si avverte una fastidiosa sensazione di liquido. A volte si può avvertire la necessità di vomitare per liberarsi dal senso di pesantezza.
Anche l’alito cattivo (alitosi) può essere un sintomo dispeptico: il ristagno di cibo nello stomaco, già in parte digerito, produce cattivo odore che risale attraverso le vie respiratorie. In alcuni casi possono essere presenti in concomitanza anche alterazioni dell’alvo intestinale, con conseguenti stitichezza o diarrea (sembra, infatti, che molti pazienti che soffrono di sindrome del colon irritabile abbiano in concomitanza anche una dispepsia funzionale, non secondaria alla sindrome).
Di solito a questi sintomi di localizzazione prettamente gastrointestinale se ne possono associare anche altri più generali, come sonnolenza postprandiale, mal di testa, irritabilità, calo dell’attenzione e della concentrazione.
Il medico, in presenza di sintomi che fanno sospettare una dispepsia, potrebbe prescrivere i seguenti esami:
Esami di prima scelta | Esami facoltativi |
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Esami ematochimici (o esami del sangue) | Tomografia computerizzata/Risonanza magnetica nucleare |
Ricerca del sangue occulto nelle feci | Misura del tempo di svuotamento gastrico (scintigrafia, ecografia, altri) |
Esofagogastroduodenoscopia | pHmetria esofagea delle 24 ore |
Biopsia della mucosa | Manometria gastrointestinale |
Ecografia | Colangio-wirsungografia endoscopica (ERCP) |
Manometria delle via biliari | |
Elettrogastrografia | |
Valutazione psichiatrica convenzionale | |
Test di intolleranza alimentare |
Leggi anche l'articolo di approfondimento: Iperacidità gastrica, quando è il caso di preoccuparsi.
Complicazioni
La dispepsia funzionale è in sé benigna e non espone a complicanze. Tuttavia se il disturbo è persistente potrebbe rappresentare la manifestazione di altre patologie, come un’ulcera gastrica o duodenale, una gastrite, il reflusso gastro esofageo, ma anche di una calcolosi biliare o di un tumore dello stomaco.
In questi casi, la dispepsia potrebbe costituire solo uno dei sintomi tipici di una patologia diversa, che potrebbe in certi casi anche compromettere il buon funzionamento del sistema gastrointestinale: è opportuno allora effettuare una valutazione ad ampio spettro, che coinvolga anche altri eventuali sintomi e tenga conto degli esiti di più esami diversi.
Quando la dispepsia organica, quindi, viene sottovaluta e trascurata può favorire il peggioramento delle malattie che ne sono all’origine. Per questo tale condizione non andrebbe mai lasciata peggiorare senza intervenire: a meno che non sia soltanto occasionale, infatti, dovrebbe richiedere un controllo costante e una risposta mirata e continuativa.
Le cure
La prima misura da adottare è la correzione delle abitudini alimentari, mangiando lentamente, evitando gli eccessi alimentari ed eliminando dalla dieta cibi fritti e speziati, alcolici, caffè e bevande gassate e riducendo i cibi grassi e i dolci. È bene anche evitare gli alimenti molto caldi. O troppo freddi.
È altrettanto consigliabile mangiare a orari fissi, cercando di distanziare i pasti tra loro di alcune ore (anche tre o quattro) in modo che la digestione venga completata prima di cominciare il pasto successivo.
È bene, inoltre, smettere di fumare e dedicarsi alla pratica regolare di uno sport: stimola la peristalsi e aiuta a digerire; in più, in caso di sovrappeso o obesità, favorisce il dimagrimento, con potenziali benefici anche sulla digestione.
Meglio, però, non intraprendere intense attività fisica subito dopo mangiato (ma è altrettanto importante evitare di coricarsi a stomaco pieno): l’ideale, nel post-pranzo, è fare una passeggiata a ritmo moderato, che, rilassando la muscolatura, favorisce lo svuotamento gastrico. Può avere un effetto anche ansiolitico, prezioso per chi è particolarmente afflitto dallo stress: anche tecniche di rilassamento possono dare una mano a digerire meglio le tensioni e con esse anche il cibo.
Chi soffre di dispepsia, infine, può ricorrere anche a una cura farmacologica con antiacidi, alginati, inibitori della pompa protonica o procinetici, categorie che comprendono molti medicinali di automedicazione, da assumere comunque su consiglio del medico o del farmacista (indispensabili se si stanno seguendo altre terapie) e seguendo attentamente le indicazioni del bugiardino.
Assunti dopo i pasti, i farmaci antiacidi tradizionali, nelle diverse formulazioni a base di bicarbonato di sodio e acido citrico, o carbonato di calcio o magnesio, sono generalmente in grado di risolvere i sintomi quando questi si presentano in modo occasionale.
Quando sia presente un deficit della motilità dello stomaco si può ricorrere anche a farmaci procinetici. Questi medicinali (a base per esempio di metoclopramide o domperidone) aiutano il passaggio del cibo attraverso lo stomaco e la prima parte dell’intestino tenue, rendendolo più rapido.
Per curare la dispepsia si può fare ricorso anche agli alginati (antiacidi che contengono anche sodio alginato), che, a contatto con il contenuto acido dello stomaco, diventano un gel e formano, così, una barriera contro i succhi gastrici, anche se sono farmaci maggiormente specifici per il reflusso gastroesofageo.
Similmente, gli inibitori della pompa protonica (IPP), di più recente introduzione, sono stati sviluppati per il reflusso gastroesofageo anche se possono avere un ruolo anche nel trattamento della dispepsia. Attenzione però perché, al contrario di tutti gli altri, questi farmaci vanno invece assunti al mattino a digiuno. Hanno il vantaggio di prevenire e non soltanto di tamponare l’ipersecrezione gastrica che porta a un aumento dell'acidità.
I medicinali di questa categoria possono essere disponibili sia come farmaci di automedicazione sia come medicinali che richiedono una ricetta medica.
Sono antisecretori: cioè vanno a bloccare temporaneamente una proteina (la pompa protonica) che è presente sulle cellule gastriche e ha la funzione di produrre l’acido cloridrico.
Se il disturbo è dovuto a farmaci, ne va interrotta se possibile l’assunzione segnalando il problema al medico. Per i pazienti che per motivi di salute sono sottoposti a un trattamento cronico con i FANS è il medico a stabilire come procedere, per esempio prescrivendo in abbinamento farmaci inibitori della pompa protonica come gastroprotettori.
Infine, fra le erbe possono essere utili contro la dispepsia lo zenzero, la camomilla e la menta. C'è anche chi consiglia integratori a base di rimedi naturali come il carciofo; prima di assumerli è sempre bene chiedere un consiglio al medico o al farmacista: sebbene non si tratti di una terapia farmacologica in senso stretto, anche questi prodotti naturali hanno un loro effetto e richiedono la giusta attenzione prima di esse assunti.
Quando consultare il medico
Se il dolore è particolarmente acuto o se il disturbo persiste per più di una decina di giorni, se si osserva una significativa diminuzione dell’appetito e dimagrimento, in caso di stanchezza (possibile sintomo di anemia) e se si manifesta vomito con tracce di sangue è bene rivolgersi al proprio medico curante.
Infatti l'associazione con altri sintomi (in particolare emorragie, perdita di peso e difficoltà di deglutizione) potrebbe essere il campanello d'allarme che segnala la presenza di un problema più serio.
Durante la visita, il medico effettua un’accurata anamnesi, ossia raccoglie tutta una serie di informazioni sul paziente: sulla sua storia clinica, sulle caratteristiche dei dolori dispeptici e degli altri sintomi accusati, ma anche sullo stile di vita in generale e su quello alimentare in particolare. Al dialogo segue poi l’esame obiettivo.
Questo può essere sufficiente per una diagnosi di dispepsia funzionale, ma non basta per escludere una forma organica e quindi la presenza di un’eventuale patologia a monte che ne sia la causa. A seconda dei risultati dell’esame obiettivo, il medico potrà prescrivere degli accertamenti come la ricerca dell’Helicobacter pylori, l’ecografia, la radiografia con pasto di bario, un'endoscopia digestiva (in genere la gastroscopia), la TAC o la risonanza magnetica nucleare.
Una volta che uno di questi esami ha evidenziato la presenza di una patologia, lo specialista può richiederne di ulteriori, di secondo livello, (come una pH-metria in caso di reflusso, per caratterizzarne la severità), che precisano meglio il quadro diagnostico, prima di intraprendere la terapia necessaria. Questa, diversa a seconda della malattia, permetterà di risolvere anche la dispepsia secondaria.
La prevenzione
Per prevenire la comparsa di dispepsia funzionale è prima di tutto importante assicurarsi una nutrizione sana ed equilibrata e seguire abitudini corrette come masticare lentamente, fare pasti regolari (colazione, pranzo e cena) e ridurre stress e ansia.
In particolare, per non appesantire la digestione è bene evitare piatti troppo elaborati o pesanti, così da evitare l’eccessiva formazione di acido nello stomaco. Inoltre portare a tavola frutta e verdure aiuta a proteggere la salute dell'apparato digerente anche da altri punti di vista, per esempio combattendo la stipsi. Attenzione però agli alimenti che creano troppa acidità di stomaco, come il limone e gli agrumi, i cibi piccanti, ma anche l’alcool e il caffè o i prodotti contenenti caffeina.
È opportuno anche usare una certa cautela durante il sonno: posizionarsi a letto sul fianco sinistro o a pancia in giù potrebbe generare disturbi all’apparato gastrointestinale o peggiorarne i sintomi , mentre distendersi sul fianco destro è più consigliato. Questo vale soprattutto se durante il pasto precedente si sono ingerite grandi quantità di cibo, non ancora del tutto digerite.
Seguendo queste semplici regole sarà più difficile ritrovarsi alle prese con sensazione di sazietà precoce, dolori alla pancia e altri sintomi della dispepsia, evitando il più possibile le difficoltà digestive connesse.
In caso di comparsa di sintomi, però, ricordiamo che è sempre opportuno rivolgersi al proprio medico di medicina generale oppure a degli specialisti gastroenterologi, per la valutazione di tutti i fattori di rischio (inclusa la familiarità con alcune patologie croniche) e tutti i segnali di disagio che il corpo manifesta, nonché per la prescrizione di eventuali farmaci utili a contrastare la dispepsia.