- Che cos'è la febbre
- Come orientare il medico
- Quel decorso assai tipico
- Miti da sfatare ed errori da evitare
- Qualche situazione particolare
- Consigli pratici
Spesso considerata una manifestazione negativa la febbre è, invece, un meccanismo di difesa dell’organismo che, entro certi limiti, può essere utile. Vediamo quando e come combatterla.
Spesso considerata una manifestazione negativa, la febbre è, invece, un meccanismo di difesa dell’organismo che, entro certi limiti, può essere utile perché promuove la guarigione dal malanno che l'ha causata. Vediamo quando e come combatterla e quali sono i rimedi più utili per abbassare la temperatura corporea.
Che cos'è la febbre
La febbre è un transitorio aumento della temperatura corporea oltre il limite considerato "normale" e che corrisponde a 37,5°C, quando si misura la temperatura a livello ascellare, e a 38,0°C, quando la si misura a livello rettale.
Tale rialzo rappresenta un meccanismo di difesa dell'organismo che, di per sé, può rallentare o bloccare la moltiplicazione di alcuni microrganismi patogeni (batteri, virus) sensibili alla temperatura, responsabili per esempio di un'influenza, di un’otite o di un'infezione delle vie respiratorie, come un forte raffreddore, una bronchite o una polmonite.
Discorso analogo vale in caso di altre infezioni, come per esempio:
- gastroenteriti, che causano anche diarrea, crampi addominali, nausea, vomito
- ascessi gengivali o cutanei
- infezioni del sangue (setticemie).
Dato il suo carattere generico, la febbre riconosce numerose possibili origini che dovranno essere opportunamente prese in considerazione.
Come orientare il medico
Annotare l’andamento della febbre e ricostruire ciò che è stato fatto nelle giornate precedenti alla sua comparsa (eventuale contatto con altri individui ammalati, esposizione al freddo, stress fisico e così via) rappresenta un valido aiuto per il medico, che sarà facilitato nell'individuazione delle possibili cause.
Anche il valore massimo raggiunto dalla febbre può essere un’espressione indiretta della sua origine: alcune malattie, come per esempio le infezioni batteriche delle vie respiratorie (per esempio faringiti e tonsilliti associate o meno a tosse), determinano innalzamenti significativi della temperatura, mentre quelle virali tendono ad associarsi a valori di febbre più contenuti (seppur con una certa variabilità in relazione al particolare virus coinvolto e alla reazione immunitaria individuale).
Ovviamente, per quanto possa sembrare scontato e banale, per misurare correttamente la febbre è opportuno utilizzare un termometro affidabile: nel caso dei bambini, le linee guida consigliano uno strumento digitale da inserire sotto l’ascella per poche decine di secondi, finché l'allarme sonoro avvisa che la misurazione è completata.
Per evitare errori di valutazione, è importante utilizzare sempre la stessa tecnica di misurazione e conoscere la temperatura corporea della persona in condizioni normali, tenendo presente che ciascuno ha un valore di temperatura basale diverso e che, con l’avanzare degli anni, la temperatura corporea tende fisiologicamente a ridursi.
Va ricordato, poi, che esistono situazioni come, per esempio, un'eruzione dentaria, una vaccinazione, la pratica di esercizio fisico intenso (soprattutto se associato a un vivo senso agonistico) che possono indurre un modesto e temporaneo rialzo della temperatura corporea, del tutto benigno e, generalmente, non meritevole di trattamento.
Quel decorso assai tipico
L'andamento della febbre è, in genere, abbastanza tipico. Inizialmente, compaiono brividi, spossatezza e malessere generale: è questo il momento in cui il corpo avverte una forte sensazione di freddo e cerca di aumentare la produzione di calore, facendo aumentare la temperatura.
Raggiunto il suo valore massimo, la temperatura corporea tende ad assestarsi e a rimanere elevata per un intervallo di tempo variabile da poche ore ad alcuni giorni (se non trattata con l'antipiretico), per ridursi successivamente.
Questa terza e ultima fase è detta "defervescenza" ed è caratterizzata dalla sensazione di eccessivo calore e dalla produzione di sudore, finalizzata a riportare la temperatura corporea al valore normale.
In genere, durante la fase di "defervescenza" si tende a scoprirsi per favorire la dispersione del calore corporeo, anche attraverso l'evaporazione del sudore. In questo momento, soprattutto se si tratta di un bambino, tenere troppi vestiti addosso e restare eccessivamente coperti è sbagliato perché si contrasta il meccanismo di "sfebbramento" spontaneo.
L'ideale è indossare indumenti leggeri, che assorbano bene il sudore, e coprirsi il minimo indispensabile per non prendere freddo. Un'altra importante raccomandazione è bere acqua o altri liquidi in abbondanza (almeno 2 litri al giorno) per compensare quelli persi con il sudore e assicurare una buona idratazione all'organismo. Prevenire la disidratazione è particolarmente importante se, oltre alla febbre, ci sono anche vomito e/o diarrea, che causano una notevole perdita di liquidi e sali minerali.
Terminata la fase di "defervescenza", in genere, la temperatura corporea ritorna normale in modo stabile e duraturo.
Fa eccezione a questa regola la "febbre intermittente", una febbre con decorso atipico caratterizzata da oscillazioni ampie della temperatura corporea, nell'arco della stessa giornata o di giorni diversi, con periodi di totale assenza di febbre e altri di febbre molto alta.
Miti da sfatare ed errori da evitare
Nell’immaginario collettivo, persistono ancora alcune credenze sulla febbre che devono essere sfatate. Ecco le più comuni.
Febbre alta è sinonimo di meningite (infiammazione delle meningi) | Falso. Anche se la temperatura corporea elevata può comportare cefalea intensa, calo dell’attenzione e, talvolta, pronuncia di parole senza senso, non significa che sia presente meningite. La meningite è un fenomeno raro, che dà luogo anche ad altri disturbi (in particolare, rigidità del collo a livello della nuca) e può (e deve) essere tempestivamente diagnosticata soltanto dal medico. |
La febbre va sempre stroncata sul nascere | Falso. Essendo un meccanismo di difesa dell'organismo, talvolta, può essere addirittura utile mantenere un livello di temperatura leggermente superiore a quello abituale, anziché cercare di abbassarla il più possibile. |
Le malattie devono fare il loro corso e “sfogarsi” | Falso. Questo atteggiamento, opposto al precedente, è anch’esso sbagliato. La febbre va curata in rapporto al valore raggiunto e al disagio che crea all’individuo. Non è vero, inoltre, che una malattia lasciata libera di manifestarsi in tutto il suo impatto rinforzi maggiormente l’organismo, preservandolo da nuovi futuri episodi febbrili. In caso di iperpiressia (febbre superiore a 40,0°C), per esempio, è indispensabile intervenire immediatamente per abbassare la temperatura. |
Se un farmaco contro la febbre non produce l’effetto voluto è giustificato aumentarne la dose oppure sostituirlo con un altro | Falso. Va detto, innanzitutto, che l'antipiretico deve sempre essere assunto secondo le indicazioni date dal medico o riportate nel foglietto illustrativo. È sbagliato ridurne arbitrariamente la dose nel timore che possa essere tossico e, allo stesso modo, non è corretto superare la posologia consigliata o associarlo a un altro farmaco antipiretico/antinfiammatorio nella speranza di ottenere sollievo dai sintomi associati alla febbre. |
Se non si sta troppo male, si può uscire, lavorare, fare sport anche se c'è la febbre. | Falso. È un errore frequente, considerato quasi un "atto di eroismo" da chi, pur con la febbre alta, non vuole rinunciare alla solita vita, rischiando di peggiorare notevolmente i sintomi e prolungare il decorso della malattia. Va ricordato, infatti, che il riposo, preferibilmente a letto, è importante almeno quanto l’antipiretico per arrivare rapidamente alla guarigione. |
Qualche situazione particolare
Non sempre la febbre è sinonimo di infezione: possono, infatti, esserci alcune situazioni in cui l'innalzamento della temperatura corporea va considerato in una prospettiva diversa da quella tradizionale. Ecco qualche esempio.
- Dopo una vaccinazione l’eventuale aumento di temperatura, in genere modesto, esprime la normale reazione dell’organismo alla stimolazione immunitaria e, in genere, non richiede nemmeno una cura specifica.
- L’aumento della temperatura corporea può essere favorito da particolari condizioni emotive (stress, ansia) o da un’eccessiva esposizione al sole.
- Nelle malattie autoimmuni (artrite reumatoide, lupus eritematoso, sclerodermia) la febbre esprime l’aggressione dell’organismo contro sé stesso e, talvolta, si accompagna a un altro sintomo importante: il dolore.
- Una reazione allergica intensa e acuta, un piccolo intervento chirurgico od odontoiatrico oppure un trauma accidentale sono altri casi in cui può manifestarsi febbre, nel contesto della risposta infiammatoria a carico dei tessuti/organi interessati.
Consigli pratici
Alcuni consigli su come gestire la febbre sono già stati accennati, ma è bene riassumere le indicazioni generali.
- Oltre al valore di temperatura, nella scelta di trattare o meno la febbre, si deve considerare con attenzione il suo impatto sul benessere della persona interessata e l’eventuale presenza contemporanea di altri sintomi. Ricordate che una febbre alta sopportata bene richiede un approccio meno aggressivo di una febbricola meno significativa, ma molto fastidiosa.
- Riservare particolare attenzione alle fasce di età estreme (bambini piccoli e anziani), nelle quali la febbre può essere più impegnativa per l’organismo, e agli innalzamenti di temperatura in gravidanza.
- Negli anziani, l'assunzione di farmaci antinfiammatori/antipiretici deve essere sempre indicata dal medico perché potrebbero essere presenti altre patologie che controindicano l'assunzione di determinati principi attivi (insufficienza cardiaca, pressione alta e altre patologie cardiovascolari, ulcera gastrica, reflusso gastrointestinale ecc.).
- Per abbassare la temperatura corporea e alleviare il malessere generale è sconsigliato utilizzare al posto o in associazione all’antipiretico qualunque mezzo “fisico”, come la borsa del ghiaccio o le spugnature con acqua fredda.
- Durante un episodio febbrile spesso l’appetito si attenua. Non è necessario sforzarsi di mangiare se non si ha fame, ma è molto importante bere, perché aumentano le perdite di acqua dell’organismo. L’alimentazione dovrebbe privilegiare i cibi semplici e digeribili e, in caso di infezione, le fonti di vitamine, come la frutta. Per reintegrare i liquidi persi con il sudore, oltre a bere acqua, si possono assumere il brodo di pollo (dotato, si dice, di attività antivirale) o di verdure, le spremute di agrumi (ricche di vitamina C e altri antiossidanti), la camomilla o il tè leggero con un po' di limone, le tisane a base di timo, tiglio (dall'effetto calmante sulle vie aeree) o sambuco (che fa aumentare la sudorazione, favorendo lo sfebbramento), dolcificate con un cucchiaino di miele o "rinforzate" da un po' di zenzero (dalle proprietà antiossidanti e antinfiammatorie). Quest’ultimo può essere utilizzato anche sotto forma di oli essenziali.
- A meno di situazioni particolari, è corretto affrontare la febbre con i comuni rimedi di automedicazione. Se dopo 2-3 giorni la temperatura corporea resta superiore alla norma, è bene rivolgersi al medico, alla cui attenzione deve essere sottoposta anche un’eventuale febbricola che si ripresenta regolarmente ogni giorno, anche in assenza di altri disturbi.
- I farmaci, compresi quelli di automedicazione, devono essere impiegati in maniera responsabile, prestando attenzione a quelli che contengono più principi attivi differenti e consultando preventivamente il medico se si stanno assumendo anche altri medicinali. Esiste, infatti, il rischio di interazioni sfavorevoli tra farmaci, che possono dare luogo a effetti collaterali spiacevoli e, talvolta, anche seri (per esempio, aumento dell’attività di un anticoagulante, danni alla mucosa dello stomaco, effetti tossici sul fegato o sull’apparato renale).