Bruciori di stomaco occasionali non sono disturbi preoccupanti, ma se diventano un problema costante è indispensabile ricorrere all'uso di farmaci che limitino l'insorgere di problematiche più gravi.
Il bruciore di stomaco è un disturbo molto frequente. Se associato a un'abbuffata o, comunque, a un pasto un po' troppo pesante non deve destare troppe preoccupazioni. Ma se il problema si ripete spesso i danni alla parete gastrica possono essere gravi e il ricorso ai farmaci diviene indispensabile.
Dopo pranzo hai problemi di acidità? Ascolta i consigli del nostro farmacista.
Quando lo stomaco è vulnerabile
La sensazione di bruciore allo stomaco associata alla presenza di acidoin eccesso ed è dovuta a uno squilibrio tra fattori aggressivi (primi fra tutti i succhi gastrici) e le barriere difensive della parete gastrica.
Infatti nei succhi gastrici sono presenti acido cloridrico e pepsina, l'enzima responsabile della digestione delle proteine. Entrambi fattori che danneggerebbero la mucosa che riveste l'interno dello stomaco se questa non fosse ricoperta da una barriera protettiva, formata da muco e bicarbonato.
La produzione di altre sostanze protettive, come le prostaglandine, completa l'efficacia di questa barriera.
Esistono tuttavia fattori esterni che possono aumentare la produzione di succhi gastrici e ridurre i meccanismi di difesa. Farmaci gastrolesivi, stress, alcol, Helicobacter pylori e un'alimentazione scorretta espongono lo stomaco a rischio di danneggiamento.
Compare così la sensazione di bruciore che, a lungo termine, può portare a processi infiammatori (gastrite ed esofagite da reflusso) o, nei casi più gravi, alla formazione di ulcere, cioè di erosioni e perforazioni della mucosa gastrica.
L'aggravarsi della situazione è accompagnato, oltre che dal bruciore, da dolori e crampi associati a rigurgiti, aerofagia e malessere generale, soprattutto dopo i pasti e durante la notte.
Come e quando correre ai ripari
L'iperacidità occasionale può essere risolta seguendo semplici regole alimentari: evitare pasti troppo abbondanti e mangiare regolarmente, limitando il consumo di cibi e bevande irritanti (come caffè, alcolici e piatti troppo speziati o grassi).
E, quando compare, può essere risolta utilizzando farmaci antiacidi a base di bicarbonati e alginati.
Se il problema diventa frequente, specie se è associato a lesioni o vere e proprie ulcere gastriche, reflusso esofageo, aumentata secrezione acida o danni associati all'uso di medicinali gastrolesivi, è meglio ricorrere all'utilizzo di farmaci antisecretivi.
A questa classe appartengono sia gli inibitori dei recettori H2, sia gli inibitori della pompa protonica (PPI). Tuttavia, i primi hanno una potenza d'azione limitata e non sono efficaci nel contrastare l'acidità gastrica del dopo-pranzo.
I PPI, al contrario, hanno un effetto antiacido maggiore e che dura per tutta la giornata. La loro azione consiste nell'inibire la produzione di acido da parte delle cellule della mucosa gastrica. Eliminando così alla radice la causa della sensazione di bruciore e la possibilità di danneggiamento della parete dello stomaco.
Attualmente in Italia sono disponibili cinque diversi PPI (omeprazolo, lansoprazolo, pantoprazolo, rabrepazolo ed esomeprazolo), tutti utili per contrastare ulcere associate alla presenza di Helicobacter pylori e per il trattamento a breve termine dell'esofagite.
Per il trattamento prolungato delle ulcere Helicobacter-negative è, invece, consigliato il lansoprazolo, mentre per prevenire e trattare le lesioni da FANS sono utilizzati solo omeprazolo e lansoprazolo.