- Qualche indizio sospetto
- Di solito i colpevoli sono i batteri
- Una malattia che predilige i lattanti
- Classificazione delle otiti medie
- La diagnosi è anche visiva
- La prevenzione delle recidive
Per molti dolore all’orecchio significa otite. In realtà non sempre la sintomatologia dolorosa è quella che guida alla diagnosi di infezione all’orecchio, che predilige i bambini senza però risparmiare gli adulti.
Otite è un termine generico. Indica un’infiammazione all’orecchio, anche se nella maggioranza dei casi questa è dovuta a un’infezione a carico della porzione media dell’orecchio, cavità che ospita la catena degli ossicini dell’udito e che la membrana del timpano separa dal cosiddetto orecchio interno.
L’otite media può avere carattere acuto oppure mantenersi e/o ripetersi nel tempo, configurando un quadro detto cronico-recidivante.
Per completezza va detto che l’otite può essere anche esterna quando coinvolge il padiglione auricolare e il condotto uditivo, oppure interna, se colpisce il labirinto, cioè la porzione più interna dell’orecchio.
Ecco di seguito riassunte le caratteristiche delle diverse forme di otite, classificate in
base alla zona del condotto uditivo coinvolta.
Forma di otite | Caratteristiche |
---|---|
Otite esterna | Si localizza nel condotto uditivo esterno, ovvero il canale che collega il padiglione auricolare con la porzione media dell’orecchio, talvolta interessando anche il timpano |
Otite media | Si sviluppa più in profondità, nella cavità che ospita la catena degli ossicini dell’udito delimitata internamente dalla membrana del timpano (è un disturbo frequente nei bambini in età prescolare) |
Otite interna (o labirintite) | L’infiammazione colpisce l’orecchio interno e, in particolar modo, il labirinto, ossia una ristretta area anatomica formata da organi implicati nel controllo dell’equilibrio e dell’ascolto dei suoni |
Miringite | Colpisce nello specifico la membrana timpanica (è una forma più rara rispetto alle altre) |
Qualche indizio sospetto
I sintomi che fanno pensare a un’otite sono:
-
dolore all’orecchio (non sempre presente);
-
riduzione temporanea della capacità uditiva (ipoacusia);
-
sensazione di vertigine e/o percezione di suoni acuti (per esempio fischi) quando, in realtà, non ci sono;
-
febbre.
Nei bambini piccoli l’otite comporta di solito:
-
irritabilità;
-
rifiuto ad alimentarsi;
-
vomito o diarrea.
Nell’adulto il dolore può essere assimilabile a quello del mal di denti: si accentua nella posizione sdraiata e con la deglutizione.
Di solito i colpevoli sono i batteri
Sette episodi di otite su dieci sono causati da batteri (Streptococcus pneumoniae, haemophilus influenzae, branhamella catarrhalis, moraxella). Possono essere identificati mediante un opportuno esame del secreto presente nell’orecchio.
Tali microrganismi sono responsabili anche di altre infezioni respiratorie più comuni nel bambino rispetto all’adulto, quali riniti, sinusiti, faringiti, laringiti, bronchiti e polmoniti.
Una malattia che predilige i lattanti
I lattanti sono più predisposti all’otite per ragioni anatomiche: la tuba di Eustachio, che mette in comunicazione l’orecchio medio con la gola, è più breve e meno inclinata rispetto all’adulto (orecchio e gola si trovano quasi allineate). Cosicché non viene ostacolata sufficientemente l’eventuale risalita di secrezioni e quindi di microrganismi dalla faringe.
Si spiega così, tra l’altro, perché nei bambini è più frequente un’otite bilaterale piuttosto che localizzata in un orecchio solo, come si osserva il più delle volte negli adulti.
Anche l’esposizione al fumo passivo e l’utilizzo del succhiotto favoriscono l’otite, che è invece meno frequente negli allattati al seno e nei casi in cui vengano pulite le narici del piccolo con ripetuti e accurati lavaggi.
Classificazione delle otiti medie
L’otite media si dice acuta quando si risolve nel giro di tre settimane (nel caso la forma duri da tre settimane a tre mesi si parla invece di otite subacuta).
La sintomatologia insorge rapidamente e l’orecchio medio appare infiammato con presenza di versamento nella cavità timpanica.
Se non adeguatamente curata l’infiammazione può estendersi alle strutture vicine attaccando i nervi del viso dando una temporanea paralisi dei muscoli e meningite.
Quando l’infiammazione all’orecchio dura per più di tre mesi si parla di otite cronica. Può trattarsi di una forma ricorrente, nella quale gli episodi si ripetono (almeno tre episodi in sei mesi oppure quattro episodi in un anno), con sintomi evidenti come arrossamento, dolore, irritabilità e febbricola.
Oppure può essere dovuta a una disfunzione della tuba di Eustachio, spesso con assenza di segni e sintomi infiammatori evidenti. In questi casi si deve porre la massima attenzione perché, essendo presente un abbassamento dell’udito, se non viene riconosciuta può compromettere l’apprendimento e portare a ritardi nello sviluppo del linguaggio.
La diagnosi è anche visiva
Oltre al riscontro dei classici sintomi, la diagnosi di otite si basa sull’osservazione delle membrane timpaniche mediante un particolare strumento chiamato otoscopio. Da questa semplice e immediata esplorazione il medico può ricavare informazioni importanti e prescrivere la terapia più opportuna.
La prevenzione delle recidive
L’approccio all’otite media acuta prevede tre momenti:
-
il riconoscimento tempestivo della forma;
-
la prevenzione delle eventuali complicanze;
-
il monitoraggio dell’evoluzione nel tempo per prevenire eventuali recidive.
Cardine del trattamento dell’otite media acuta è spesso la somministrazione di un antibiotico, sulla base di un’attenta valutazione operata dal medico al quale spetta il compito di scegliere preparati efficaci anche nei confronti di quei batteri che purtroppo tendono sempre più a sviluppare resistenza ai farmaci.
In funzione del caso specifico possono essere indicati anche antipiretici o analgesici.
Il ricorso alla chirurgia è necessario in presenza di forme croniche con persistenza di versamento infiammatorio o riduzione della capacità uditiva.