- Occorre saper distinguere
- Basta un semplice prelievo
- Valori assoluti e relativi
- Indice di rischio cardiovascolare
- Attenzione al proprio livello di rischio
Arrivano i risultati dal laboratorio. Il verdetto: abbiamo il colesterolo alto. Non si deve per questo dichiarargli subito guerra. Perché non tutto il colesterolo viene per nuocere.
Colesterolo “buono” e colesterolo “cattivo” sono termini ormai entrati nell’uso quotidiano ed è generalmente risaputo che l’ipercolesterolemia, vale a dire alti livelli di questo grasso nel sangue, può rappresentare un fattore di rischio per la salute da non sottovalutare.
Poiché però non dà generalmente sintomi, per scovarla bisogna sottoporsi periodicamente a un esame del sangue.
È un test facile e veloce, ma interpretarne il referto non è altrettanto semplice, anche perché spesso non è sufficiente considerare singolarmente i valori presi in esame, ma occorre leggerli nel loro insieme e tener conto anche delle caratteristiche dei singoli pazienti.
In generale, le linee guida danno limiti per la colesterolemia:
Valori troppo elevati | Colesterolo totale > 240 mg/dl |
Valori ottimali | Colesterolo totale < 200 mg/dl |
Valori ottimali in soggetti con malattie del cuore o alto rischio cardiovascolare | Colesterolo totale < 160 mg/dl |
Ma questi dati spesso non bastano per farci preoccupare più del dovuto affrettandoci a eliminare cibi su cibi e correndo a cercare rimedi che sconfiggano questo lipide.
Non si deve dimenticare però che il colesterolo, nelle giuste quantità, non soltanto non è nocivo, ma è addirittura necessario.
Svolge funzioni essenziali per il nostro organismo e una sua riduzione eccessiva sarebbe in alcuni casi anche controproducente.
Occorre saper distinguere
Il colesterolo è una sostanza che appartiene alla famiglia dei lipidi, in altre parole un grasso, noto ai più per essere un nemico dell’organismo.
In realtà, il colesterolo è necessario al corretto funzionamento dell’organismo: partecipa, per esempio, alla sintesi di alcuni ormoni e della vitamina D ed è un costituente delle membrane delle cellule e della bile, il liquido secreto a livello epatico fondamentale per i processi digestivi e per l’eliminazione della bilirubina, a sua volta prodotta della degradazione dell’emoglobina (proteina contenente ferro che consente ai globuli rossi di trasportare l'ossigeno a tutti i tessuti).
Il colesterolo viene in parte secreto dal fegato (colesterolo endogeno), mentre una parte può anche essere introdotta con l’alimentazione (colesterolo esogeno): è contenuto, per esempio, nei cibi ricchi di grassi animali, come carne, burro, salumi, formaggi, tuorlo dell’uovo, fegato. È invece assente in frutta, verdura e cereali.
Il trasporto del colesterolo attraverso il sangue è affidato a una classe particolare di particelle, le lipoproteine, così chiamate perché costituite da proteine e da una componente lipidica.
Le più importanti per la prevenzione cardiovascolare sono:
Lipoproteine | Funzione |
---|---|
A bassa densità (Ldl) | Trasportano il colesterolo sintetizzato dal fegato alle cellule del corpo |
Ad alta densità (Hdl) | Rimuovono il colesterolo in eccesso dai tessuti e lo trasportano nuovamente al fegato, che poi provvede a eliminarlo |
Quando si parla di colesterolo, quindi, è sempre bene tenere presente che ne esistono essenzialmente due tipi: quello cattivo (Ldl) e quello buono (Hdl).
Il primo, trasportato alla periferia dalle lipoproteine a bassa densità, detto quindi colesterolo Ldl, si attacca più facilmente alle pareti interne delle arterie, provocandone un ispessimento e un indurimento progressivi. Per questo un eccesso di colesterolo cattivo nel sangue è tra le cause dell'aterosclerosi, processo che può portare nel tempo alla formazione di placche (costitute da un nucleo centrale di colesterolo e da una sorta di cappuccio di tessuto fibroso) che ostacolano il flusso sanguigno. Nel tempo le placche (chiamate anche ateromi) possono andare incontro a rottura: questo fenomeno richiama in loco piastrine e fattori di coagulazione che favoriscono la formazione di un trombo che, a sua volta, può ostruire completamente l’arteria e bloccare quindi il passaggio del sangue.
A seconda di dove avviene questo processo, si può andare incontro a differenti patologie: un infarto (a livello del cuore), un ictus (a livello cerebrale) o una claudicatio intermittens (a livello delle gambe).
Al contrario, il colesterolo trasportato da lipoproteine ad alta densità, detto quindi colesterolo Hdl, svolge un’azione contraria: è in grado di catturare quello in eccesso depositato sulle pareti arteriose riportandolo al fegato, dove viene eliminato.
Ecco perché, se è vero che i livelli di colesterolo totale nel sangue non dovrebbero superare i 200 mg/dl (160 mg/dl se sono presenti altri fattori di rischio cardiovascolare) è altrettanto importante, in caso di ipercolesterolemia, indagare più a fondo.
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Basta un semplice prelievo
La misurazione dei livelli di colesterolo richiede un semplice prelievo di sangue per il quale non è richiesto essere a digiuno, cosa invece necessaria, per esempio, per altri esami del sangue, come quello finalizzato alla valutazione della glicemia, cioè i livelli di glucosio nel flusso ematico, e per gli esami delle urine.
È stato infatti dimostrato che la colesterolemia misurata a digiuno è sovrapponibile a quella misurata a stomaco pieno.
Valori assoluti e relativi
Si parla di ipercolesterolemia quando il colesterolo totale è troppo alto (i valori desiderabili, come già detto, sono considerati tali al di sotto di 200 mg/dl).
Trovare il colesterolo totale elevato non è, però, necessariamente preoccupante. A maggior ragione se non sono presenti altri fattori di rischio per malattie cardiovascolari.
La cosa più corretta da fare, in presenza di ipercolesterolemia, è andare a valutare i valori dei diversi tipi di colesterolo e, soprattutto, il loro rapporto.
In particolare, le tabelle dicono che:
- i valori di Ldl ottimali dovrebbero stare entro i 100 mg/dl
- i valori di Hdl ottimali dovrebbero essere uguali o superiori a 50 mg/dl.
Indice di rischio cardiovascolare
Ma anche questo può non essere sufficiente quando si valuta il "peso" del colesterolo come fattore di rischio cardiovascolare.
Anzitutto si deve calcolare il rapporto che esiste tra i valori di colesterolo totale e quelli dell'Hdl (che nelle analisi del sangue dovrebbero essere indicati).
Questo rapporto, che rappresenta l’indice di rischio cardiovascolare per le persone sane e in assenza di fattori di rischio associati, deve essere:
- inferiore a 5 nell'uomo
- inferiore a 4,5 nella donna.
In generale più l’Hdl è alto, più basso sarà il rischio di malattia cardiovascolare.
Infine, nel caso di colesterolo alto nel sangue sarebbe corretto considerare anche un altro tipo di grassi: i trigliceridi.
I loro elevati livelli nel sangue aumentano il rischio di malattie coronariche e di aterosclerosi e, quasi sempre, si associano a colesterolo Hdl basso e ad altri fattori di rischio, come la tendenza al sovrappeso, all’obesità, al diabete e all’ipertensione.
Conoscere i livelli dei trigliceridi permette anche di calcolare in maniera più precisa il livello di colesterolo Ldl, che di solito non è espressamente indicato sul referto: basta, allo scopo, sottrarre al valore del colesterolo totale il valore dell’Hdl e un quinto del valore dei trigliceridi.
Attenzione al proprio livello di rischio
Per quanto riguarda la valutazione dei livelli di colesterolo, secondo le ultime linee guida sull’ipercolesterolemia emesse nel 2016 dalla Società europea di cardiologia, è fondamentale tenere presente anche il profilo di rischio cardiovascolare del paziente.
In particolare, i livelli desiderabili di Ldl sono diversi a seconda del grado di rischio cardiovascolare:
- per chi ha un rischio moderato devono attestarsi sotto i 115 mg/dl
- per chi ha un rischio alto (come chi soffre di ipertensione severa, diabete senza altri fattori di rischio, insufficienza renale moderata o ipercolesterolemia familiare, malattia ereditaria in cui un'alterazione genetica provoca l'aumento del colesterolo nel sangue) devono essere sotto 100 mg/dl;
- per chi ha un rischio molto alto (come i malati cardiovascolari, chi ha già avuto un infarto o un ictus, diabetici con altri fattori di rischio cardiovascolare, insufficienza renale grave) devono essere inferiori a 70 mg/dl.
In questi casi, a maggior ragione, tocca al medico valutare i risultati di un esame del colesterolo.
Esami del sangue: se i valori del colesterolo sono alterati
Se dagli esami risulta un’effettiva ipercolesterolemia, il medico prescriverà una modifica dello stile di vita (con particolare attenzione ad alimentazione e attività fisica) come primo step fondamentale e necessario per ridurre i valori del colesterolo. Se non è sufficiente, prevederà una terapia con farmaci detti ipolipemizzanti.
Va anche detto che ci sono fattori spesso non noti ai più che possono influenzare i valori dell’ipercolesterolemia e di cui bisogna tener conto per valutare correttamente l’esito degli esami. Per esempio, è considerato fisiologico un rialzo, anche sensibile, dei valori del colesterolo nel sangue durante la gravidanza, per cui potrebbe non è essere necessaria una specifica terapia (ma tocca sempre al medico l’ultima parola al riguardo).
Esistono, inoltre, patologie che possono contribuire a innalzare la colesterolemia, il cui trattamento potrebbe permettere di ristabilire corretti livelli di colesterolo nel sangue, senza richiedere una specifica cura ipolipemizzante.
È il caso per esempio dell’ipotiroidismo, che si sviluppa quando la tiroide non funziona a dovere: se il medico sospetta la presenza di questa patologia, può prescrivere ulteriori accertamenti, di tipo endocrinologico, per avere conferma o meno della diagnosi e procedere di conseguenza, in modo da ristabilire non solo adeguati livelli di ormone tiroideo, ma anche di colesterolo.