Aumenta il consumo di agrumi, ma scende quello di verdure che la contengono. In questa stagione serve a rinforzare le difese dell’organismo.
Quando la temperatura scende sotto zero e i virus influenzali sono in circolazione serve più vitamina C. Il suo ruolo nell’aiutare l’organismo a combattere i virus dell’influenza e del raffreddore sono noti.
Eppure, secondo un'indagine dell'Osservatorio nutrizionale Grana Padano condotto su un campione di circa 7.600 individui, a fronte di un maggior consumo dei tipici frutti invernali, ossia gli agrumi, in Italia si portano in tavola pochissime verdure ricche di vitamina C, come pomodori, insalata, cavoli e broccoli.
La quantità di vitamina C introdotta giornalmente è mediamente 143 mg per le donne e 146 mg negli uomini, valori adeguati per una persona sana secondo le linee guida internazionali. Ma che potrebbero non essere sufficienti in questo periodo dell’anno.
Molecola delicata, che facilmente se ne va “in fumo”
Bisogna poi considerare il fatto che la vitamina C è sensibile alla luce e all'ossigeno, per cui basta conservare male gli alimenti per abbassare la quota che possono fornire.
Ed è anche instabile al calore: cuocendo le verdure se ne perde in grandi quantità, soprattutto con la bollitura.
È sufficiente una sola sigaretta, poi, per far sparire dall’organismo circa 20 mg di vitamina C. I fumatori dovrebbero quindi introdurre più vitamine, oppure cercare di smettere con il vizio.
Se vuoi saperne di più sulla correlazione tra vitamine e malanni influenzali leggi questo articolo.
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