- Che cos’è
- Come si presenta
- Le sue origini
- Attività
- Perché si usa
- Come si usa
- Effetti indesiderati
- Precauzioni
- Interazioni
- Dove coltivare la passiflora
Che cos’è
La passiflora (nome scientifico Passiflora incarnata) è una pianta rampicante coltivata in molti Paesi a clima temperato caldo.
Nota in italiano come "fiore della passione azzurro", per via della sua specie più diffusa nel Bel paese (passiflora caerulea), questa pianta venne importata dal nuovo mondo agli inizi del '600 come pianta ornamentale.
Da allora, continua ad essere coltivata diffusamente nell'Europa meridionale e atlantica, tanto che non è raro vederla fare capolino dalle pareti delle abitazioni, tra la vegetazione di qualche giardino o all'interno di verdi serre.
La passiflora predilige gli ambienti caldi, luminosi, con alta umidità nell'aria, perciò fiorisce durante la stagione calda, nei mesi di luglio e agosto.
Le sue estremità fiorite sono utilizzate in medicina tradizionale per preparare infusi a blando effetto ansiolitico e sedativo.
L'estratto ottenuto dalle sue parti aeree, presente anche in numerose specialità medicinali, è utilizzato per i suoi effetti calmanti e antispasmodici.
Come si presenta
La passiflora è una pianta erbacea perenne rampicante, che può raggiungere anche i sei metri di altezza.
Il fusto è abbondantemente ramificato, sottile ed è verde nei giovani esemplari, per ricoprirsi in seguito di corteccia, e le sue foglie sono persistenti o semi-persistenti.
Ciò che la contraddistingue, però, è l'aspetto dei suoi fiori: infatti questa pianta produce fiori molto particolari, che presentano petali bianchi e sepali con filamenti bianchi, blu, viola o lilla, e possono raggiungere anche i 10 cm di diametro.
Un’altra particolarità della passiflora è il suo frutto, che in alcune specie è commestibile.
Se la nostrana passiflora caerulea produce delle bacche di colore arancione che è preferibile adibire a scopi ornamentali, la passiflora edulis produce un frutto dall'ottimo sapore, che viene chiamato Maracuja.
Anche detto frutto della passione, esso trova largo impiego in cucina, e soprattutto in pasticceria, dove viene adoperato per condire e farcire ogni sorta di dolce e torta.
Le sue origini
Si racconta che nel 1610, in Messico, il missionario agostiniano Emmanuel de Villegas notò una pianta da frutto che gli indigeni chiamavano granadilla, già coltivata ai tempi degli Incas e degli Atzechi a scopo alimentare per i suoi frutti gustosi.
Il frate fu colpito dai fiori che, a suo parere, evocavano la passione di Gesù Cristo: gli sembrava, infatti, che i viticci riproducessero il flagello, i tre stili che sormontano il fiore i chiodi, gli stami il mantello, mentre la corolla sottostante la corona di spine.
E, così, quando tornò in Spagna li fece vedere al gesuita Giacomo Bosio che, affascinato, ne scrisse nel suo “Trattato sulla crocifissione di Nostro Signore”, chiamandolo “passione incarnata”.
Fu quindi il grande botanico svedese, Carlo Linneo, a conferire autorevolezza al frutto, inserendolo nel trattato di botanica col nome “Passiflora incarnata”, ottenuto dalla fusione dei sostantivi latini "passio" (passione) e "flos" (fiore), che la pianta mantiene tuttora, con l'aggiunta dell'aggettivo attribuitole dagli spagnoli.
Attività
Nel corso della Prima Guerra Mondiale la passiflora veniva somministrata ai soldati come trattamento naturale rilassante per contrastare gli stati di angoscia grazie ai numerosi flavonoidi (come l'iperoside e la vitexina) che contiene, alcuni dei quali si legano ai recettori cerebrali per le benzodiazepine, farmaci noti per la loro attività ansiolitica e sedativa.
È ricca, inoltre, di benzoflavoni, glucosidi, alcaloidi indolici e olio essenziale.
Insieme, tutte queste sostanze conferiscono alla passiflora un’azione calmante sul sistema nervoso centrale, in particolare sulla zona motoria del midollo spinale e sui centri del sonno.
Sono diverse le piante medicinali con attività ansiolitica: tilia tomentosa (tiglio), melissa officinalis, escolzia e camomilla, solo per citarne alcune tra le più note. Scopri quali sono e impara a conoscere le loro proprietà rilassanti leggendo questo articolo Cure verdi per la mente.
Agisce anche sulla muscolatura liscia presente nel corpo umano a livello di organi interni e cavi, come lo stomaco, l’intestino e i bronchioli, cioè le piccole diramazioni terminali dei bronchi all’interno dei polmoni.
L’estratto di passiflora, che contiene anche alcaloidi come passiflorina, acidi fenolici, cumarine, fitosteroli e altri composti attivi è molto più efficace rispetto ai principi attivi isolati.
Perché si usa
La passiflora è usata soprattutto per la sua attività sedativa come rimedio naturale per l'insonnia dovuta ad affaticamento, allo stress, alla depressione e a eccitazione cerebrale (per esempio in caso di studio intenso).
Induce un sonno simile a quello fisiologico, senza causare né stordimento al risveglio, né assuefazione.
È utile per controllare i disturbi ansiosi, il senso di angoscia e gli stati di eccitazione nervosa. Per quanto riguarda in particolare questi ultimi, è consigliata nel caso di tachicardia causata da nervosismo e ha proprietà benefiche nel contrastare le gastralgie, cioè i dolori viscerali profondi di origine gastrica, spesso accompagnati da crampi.
Ha inoltre proprietà sedative nel caso di dolori mestruali, specie se accompagnati da crampi, ed è efficace per le donne che dopo i 50 anni, con la cessazione dell’attività ovarica, iniziano a soffrire dei disturbi caratteristici della prima fase della menopausa, quali insonnia, ansia e vampate di calore.
Ideale contro il fastidio a livello gastrointestinale, anche grazie alla sua attività antispasmodica sulla muscolatura liscia, la passiflora riduce gli spasmi gastrici e i disturbi da sindrome dell’intestino irritabile, quando sono di origine nervosa, e ha un effetto antiacido.
Può ritardare, ma non impedire, le crisi asmatiche proteggendo dal broncospasmo ed è efficace nel caso di tosse secca di origine nervosa.
Infine, la passiflora può essere utile in caso di emorroidi, ustioni e gonfiore dovuto a infiammazioni.
Come si usa
La dose giornaliera è di 6-8 mg di estratto secco nebulizzato e titolato in iperoside (minimo 0,3%) per chilo di peso corporeo, da assumere suddivisi in due o tre somministrazioni, di cui una la sera, poco prima di andare a dormire.
Si può assumere sotto forma di tisana, in caso di insonnia. In una tazza di acqua bollente si mette in infusione per 10 minuti un cucchiaio di foglie e fiori di Passiflora. Filtrare, dolcificare con miele e sorseggiare. L’infuso va bevuto un’ora prima di coricarsi.
La passiflora è disponibile anche in compresse, da assumere con poca acqua e a stomaco pieno. Ne esiste anche una formulazione chiamata tintura madre (reperibile in erboristeria) e in questo caso va presa in gocce al dosaggio suggerito e diluita in poca acqua.
La tintura madre, che è riportata sull’etichetta con la sigla TM, è un’estrazione idroalcolica ottenuta per macerazione a freddo delle parti comunemente utilizzate della pianta officinale, in una soluzione di acqua e alcol. Viene preparata in laboratori appositi e conserva le stesse attività della pianta originaria.
La passiflora inoltre è disponibile anche per uso topico da applicare localmente in caso di emorroidi per ridurne lo stato di infiammazione e di prurito.
Non esiste invece sotto forma di oli essenziali.
Effetti indesiderati
La passiflora è considerata, in genere, una pianta con pochi effetti collaterali seri o provati. Induce un sonno fisiologico senza causare sonnolenza di giorno, non ha effetti narcotici e non causa assuefazione.
Tra i possibili effetti collaterali dell’assunzione di passiflora ci possono essere capogiri, confusione, difficoltà di coordinazione e nei movimenti, stato alterato di coscienza, nausea, vomito, sonnolenza eccessiva, tachicardia e aritmie.
Non ci sono informazioni sufficienti per classificare il livello di sicurezza dell'uso della passiflora per via topica.
Precauzioni
È sconsigliata durante la gravidanza perché la passiflora contiene alcaloidi, dei composti chimici concentrati specialmente nei semi, nelle foglie e nei rizomi. Queste sostanze hanno la capacità di stimolare le contrazioni uterine con un aumento del rischio di parto prematuro.
Gli stessi contenuti rendono questa pianta officinale controindicata anche durante l'allattamento. Non ci sono quantità minime: a qualunque dosaggio si assuma, la passiflora può essere assorbita con il latte materno.
Non va bene per i bambini, almeno fino ai 12 anni di età.
Inoltre, va sospesa almeno due settimane prima di un intervento chirurgico perché può aumentare l'effetto degli anestetici e di altri farmaci che agiscono a livello cerebrale.
Interazioni
Prima di assumere qualsiasi preparazione contenente passiflora, è opportuno parlarne col proprio medico in quanto può interagire con altre piante officinali e con diversi farmaci come per esempio:
- con barbiturici, sedativi e alcuni antidepressivi, aumentando l'effetto sedativo e prolungando la durata del sonno;
- con anticoagulanti cumarinici, perché le cumarine contenute nella passiflora potrebbero incrementarne l’effetto e indurre sanguinamenti;
- con fitoterapici dall'effetto sedativo come la valeriana, la melissa o l’iperico, chiamato anche erba di San Giovanni; in questo caso può causare ipersonnia anziché l’effetto desiderato.
Non va bene neppure con fitoterapici quali il biancospino e con integratori come il coenzima Q10 e l'olio di pesce, che possono abbassare la pressione.
Anche la combinazione di tisane e caffè alla passiflora può risultare controproducente: infatti la passiflora può innalzare la pressione sanguigna se assunta insieme alla caffeina.
Infine, la passiflora non si può assumere in concomitanza a bevande alcoliche, dal momento che l’alcol può alterarne l’efficacia.
Dove coltivare la passiflora
La passiflora incarnata fa parte della famiglia dei vegetali chiamata Passifloraceae. È una pianta ornamentale rampicante originaria delle zone tropicali e subtropicali del centro e del sud America. Alcune specie provengono inoltre dal nord America e altre ancora dall’Asia e dall’Australia. Viene coltivata anche in molti Paesi a clima temperato-caldo, Italia compresa.
Nel nostro Paese è più adatta nelle Regioni del Centro-Sud, perché hanno un clima con temperature temperate anche in inverno. Nessun divieto alla coltivazione nelle regioni del Nord Italia, ma è bene scegliere una posizione molto soleggiata anche d'inverno e riparata dai venti freddi. Di solito viene preferita la varietà chiamata cerulea, che si presta bene alla coltivazione negli spazi aperti, come giardini e orti, mentre viene sconsigliata per i balconi e per i terrazzi di piccole dimensioni, perché è una pianta rampicante “ingombrante”. Le piante rampicanti raggiungono infatti un’altezza pari a 4-5 metri, talvolta anche sette, e producono dei fiori molto belli, di un colore variegato che può variare dal bianco, al rosa, al blu, al rosso e in alcune specie anche bronzo -purpureo. Sono presenti infine frutti commestibili di colore giallo-arancione, chiamati “frutti della passione”.
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