Sono sempre più numerose le evidenze a favore di un approccio fisioterapico personalizzato nella gestione dei disturbi motori della malattia di Parkinson.
La malattia di Parkinson si combatte anche con la riabilitazione, che costituisce la naturale integrazione alle terapie farmacologiche. L’obiettivo è quello di ridurre le limitazioni a cui i pazienti vanno incontro man mano che la malattia progredisce.
Osservazioni preliminari suggeriscono però che un approccio riabilitativo intensivo avviato precocemente possa aiutare anche contrastare il peggioramento dei sintomi e permettere alla terapia farmacologica di funzionare meglio, con dosaggi più bassi e con minori effetti collaterali.
Compromissione del movimento
La malattia di Parkinson è legata alla degenerazione dei neuroni dopaminergici, che svolgono un ruolo molto importante nella regolazione dei movimenti tramite la dopamina, un particolare neurotrasmettitore.
In chi ne soffre si assiste all'accumulo in molte cellule nervose di una proteina, chiamata alfa-sinucleina, e a una diminuzione dei neuroni che producono dopamina e noradrenalina, con conseguenze soprattutto sul movimento e la postura, ma anche sull'intero organismo.
I disturbi iniziali più tipici sono la difficoltà e la lentezza nei movimenti, a cui si possono aggiungere la rigidità muscolare, dovuta a un aumento involontario del tono muscolare, e il tremore a riposo.
Non solo: man mano che la malattia progredisce, compaiono inesorabilmente altri sintomi tardivi, come l'andatura strisciante, la postura curva, le fluttuazioni motorie e i movimenti involontari.
Fisioterapia precoce e personalizzata
Accanto alle terapie farmacologiche, la fisioterapia è senz’altro uno strumento di grande aiuto, soprattutto se iniziata precocemente e fatta in modo intensivo e personalizzato.
Serve a poco fare una seduta ogni tanto, bisogna cimentarsi con esercizi e altre attività tutti i giorni. Lo dimostra in modo eclatante l’esperienza dell’Ospedale Moriggia Pelascini di Gravedona, in provincia di Como, uno dei centri di eccellenza italiani in questo ambito, dove è stato messo a punto un programma riabilitativo mirato, il Multidisciplinar intensive rehabilitation treatment (Mirt), riconosciuto a livello mondiale.
Questo approccio prevede un ricovero iniziale di 30 giorni, con sedute di movimento aerobico (esercizi di stretching, per l’equilibrio, tapis roulant, ecc.), incontri con fisioterapisti e logopedisti fino ad arrivare alla terapia occupazionale per migliorare l’autonomia dei pazienti nella quotidianità. Terminata questa prima fase il paziente torna a casa con un programma su misura di esercizi e si sottopone a controlli periodici per valutarne gli effetti.
I dati raccolti mostrano che grazie a questo programma intensivo si diventa più autonomi, si hanno sintomi meno intensi e migliora la qualità di vita. Non solo, la fisioterapia intensiva può permettere di non aumentare le dosi della terapia farmacologica anti-Parkinson nel corso dell'anno successivo.