Che cos’è
La malattia di Parkinson è una patologia neurologica cronica degenerativa il cui elemento caratterizzante è rappresentato dal tremore.
Il decorso può essere molto lento e la comparsa dei classici disturbi motori è preceduta da disfunzioni cognitive per lo più sfumate e identificabili soltanto con l’utilizzo di opportuni strumenti diagnostici.
Alla base del disturbo c’è la degenerazione della sostanza nigra, una particolare area del sistema nervoso centrale le cui cellule producono un particolare neuromediatore, la dopamina.
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Cause
Si ipotizza il possibile intervento di fattori diversi, dalla predisposizione genetica all’esposizione a sostanze tossiche.
Quest’ultima è supportata dall’aumento storico dei casi in relazione all’inquinamento ambientale e al riscontro di una maggiore prevalenza in particolari aree, come per esempio quelle agricole in cui si è fatto uso in passato di pesticidi.
Anche i traumi cerebrali, come dimostrano casi importanti, per esempio nel mondo del pugilato (Cassius Clay), possono favorire l’insorgenza del Parkinson.
La diagnostica per immagini (risonanza magnetica funzionale, spettroscopia di risonanza magnetica nucleare) consente di confermare la diagnosi della malattia.
Sintomi comuni
Caratteristica del Parkinson è la triade tremore, rigidità (apprezzabile come resistenza al movimento passivo) e acinesia (cioè riduzione dei movimenti).
Il tremore è presente anche a riposo, si attenua durante le azioni volontarie, scompare durante il sonno e si accentua invece in situazioni di tensione emotiva.
In un primo tempo è localizzato alle dita delle mani (azione ripetitiva di “contare monete”, difficoltà nella scrittura) e con il passare del tempo interessa anche il capo, l’espressione verbale (difficoltà ad articolare le parole).
Complicazioni
Tra le complicazioni del Parkinson si possono elencare le seguenti:
- disturbi della sensibilità
- alterazioni nella rapidità dei movimenti degli occhi e della postura (con il tempo l’individuo tende a rimanere con il capo piegato in avanti e gli arti e il tronco tendenzialmente flessi)
- aumento della salivazione (scialorrea)
- disturbi del sonno e neurovegetativi
- dermatite seborroica al volto
- possibilità di cadute
- disfunzione delle capacità cognitive (fluenza verbale, progressione verso la demenza) e alterazione del tono dell’umore in senso depressivo, comparsa di allucinazioni
- fluttuazioni motorie fino al blocco improvviso dei movimenti per lo più alla cessazione dell’effetto dei farmaci.
Cure
Il farmaco cardine è la levodopa, somministrata assieme a un farmaco inibitore della decarbossilasi, l’enzima che la trasforma in dopamina.
Con il passare del tempo si rende necessaria l’associazione di altri farmaci che mimano la dopamina (dopaminoagonisti), differenziati in ergolinici (bromocriptina, pergolide, lisuride, cabergolina), e non ergolinici (pramipexolo, ropinirolo).
Altre strategie di cura sono quella neuroprotettiva (selegilina, antiossidanti), quella chirurgica (impianto di elettrostimolatore), quella che si avvale di cellule staminali nel tentativo di ricostituire le cellule nervose degenerate e quella genica.
Queste ultime due sono tuttora oggetto di ricerca. Fondamentali sono poi il rispetto di particolari indicazioni dietetiche, il supporto psicoterapeutico e, a seconda della fase evolutiva, il coinvolgimento di specialisti (per esempio fisioterapista).
Quando consultare il medico
Il medico deve essere consultato alla comparsa di tremore, difficoltà della deambulazione e del coordinamento dei movimenti, depressione o altre anomalie neuromotorie.
Dopo la diagnosi sono fondamentali controlli periodici per monitorare il decorso della malattia e modificare eventualmente la terapia.