- Riconoscere i segnali d’allarme
- Fondamentale tenere un diario
- Quando l’attacco è alle porte
- E se diventa cronica?
- Non soltanto farmaci
Può essere un vero e proprio tormento. Colpisce oltre sei milioni di italiani e compare soprattutto tra i 15 e i 55 anni, manifestandosi non con episodi isolati, ma con continui attacchi che periodicamente colpiscono le persone predisposte.
Perché è un tormento? Perché la frequenza e l’intensità degli attacchi possono essere così elevate da condizionare lo svolgimento delle attività quotidiane e diventare invalidanti. Per fortuna esistono alcune strategie comportamentali e terapeutiche che rendono meno difficile la vita di chi soffre di questa patologia.
Riconoscere i segnali d’allarme
Ridurre il rischio di un attacco è l’obiettivo dell’approccio comportamentale. Molti fattori possono indurre una crisi emicranica e ogni persona che va soggetta a questo tipo di cefalea dovrebbe imparare a riconoscerli, perché non sono uguali per tutti.
Questi fattori scatenanti sono chiamati trigger. Agiscono come inneschi per quella che viene considerata una vera e propria bomba per il cervello. Non per niente si dice “ho la testa che mi scoppia”, quando il mal di testa è insopportabile e questo, quasi sempre, è il caso dell’emicrania.
I trigger della malattia sono vari, e comprendono alcune modifiche nelle abitudini quotidiane: dormire troppo poco o andare a letto a ore insolite, saltare i pasti oppure mangiare in orari irregolari.
Anche alcuni tipi di alimenti, l’esposizione al sole, le luci molto intense o i rumori molto forti sono cause di emicrania e, non da ultimo, un importante fattore scatenante può essere lo stress e i ritmi frenetici a cui spesso ci sottoponiamo nella vita di tutti i giorni.
Fondamentale tenere un diario
Come si possono riconoscere i propri fattori trigger? Una buona soluzione può essere compilare un diario in cui si annotano tutti gli episodi di emicrania che si presentano e i le condizioni alle quali si manifestano, così da poter valutare sia la frequenza che l’intensità della patologia, sia i principali fattori scatenanti.
Il diario è la prima cosa da fare per un aiuto fai da te: conoscere le situazioni a rischio consente di evitarle, riducendo quindi la possibilità di andare incontro a un nuovo attacco. Per esempio, è fondamentale annotare ciò che si mangia, tanti sono gli alimenti che si correlano al mal di testa. L’elenco dei cibi “incriminati” è lungo e controverso per questo ognuno deve annotare i cibi per i quali presenta una sensibilizzazione, in modo da poterli riconoscere ed evitare.
Se nel nostro diario un certo alimento ricorre è probabile che sia uno dei trigger e, quindi, va eliminato dalla dieta. Lo stesso si deve fare con tutti gli altri fattori che ricorrono prima delle crisi di emicrania.
Quando l’attacco è alle porte
Quando nonostante tutto si presenta un attacco, e chi soffre di emicrania sa di solito riconoscerne i segni premonitori, non bisogna perdere tempo.
Il mal di testa è caratterizzato da una reazione a catena, per questo una volta innescata difficilmente può essere fatta regredire. Quindi è bene non aspettare che passi da solo, ma prendere il farmaco subito ai primi sintomi altrimenti si rischia che il farmaco non faccia più effetto.
Già, ma quali sono i farmaci indicati per l’emicrania? E come sceglierli?
Analgesici, triptani, ergotaminici, antiemetici sono tutti medicinali che possono essere utilizzati.
Sono farmaci cosiddetti sintomatici, che agiscono alleviando il dolore e gli altri sintomi legati a questo tipo di patologia e che vanno assunti in base alla gravità dei sintomi e alla durata
Se l’emicrania è di intensità lieve e si presenta con una bassa frequenza, 1-2 volte al mese, si può provare a tenerla a bada con i FANS, farmaci antinfiammatori non steroidei (come acido acetilsalicilico, ibuprofene, ketoprofene, diclofenac): questi sono dei buoni analgesici e vengono venduti in farmacia senza obbligo di ricetta medica Tuttavia, è sempre bene quantomeno parlarne con il proprio farmacista di fiducia.
Se però la frequenza con cui capitano gli episodi diventa maggiore e supera le 3 o 4 volte al mese, e soprattutto gli episodi emicranici hanno una durata più lunga che va dalle ore fino ai giorni, diventa opportuno consultare il medico per fare una diagnosi più precisa e scegliere la giusta terapia.
Tra i farmaci per l’emicrania un ruolo di primo piano spetta ai triptani. Sono farmaci specifici che agiscono inducendo il restringimento delle pareti dei vasi cerebrali.
I derivati dell’ergot (ergotaminici), invece, agiscono con un meccanismo diverso e vengono impiegati nelle crisi di intensità moderata o elevata che si presentano con una bassa frequenza.
Queste due categorie di medicinali, per essere acquistati, necessitano della ricetta medica.
Spesso vengono prescritti anche degli antiemetici, sia da soli che in associazione con i FANS, questo perché non è insolito che l’episodio di mal di testa sia accompagnato da nausea, vomito e svenimenti.
E se diventa cronica?
Quando l’emicrania si manifesta molto spesso e perdura anche giorni è definita cronica, è tra le forme più importanti e può seriamente compromettere la qualità della vita di chi ne è affetto perché convivere con il dolore per giornate intere è veramente difficile.
In questi casi oltre ai farmaci di cui abbiamo già parlato, si mettono in atto anche terapie preventive. Il trattamento farmacologico di prevenzione è finalizzato a ridurre il numero degli attacchi, loro intensità e a ripristinare la risposta agli analgesici che potrebbero nel frattempo aver perso di efficacia.
In questo caso potranno essere prescritti beta-bloccanti oppure calcio-antagonisti o ergotaminici, sostanze da impiegare inizialmente a bassi dosaggi che vengono gradualmente aumentati fino a raggiungere l’efficacia terapeutica.
La durata del trattamento profilattico è variabile, dipende dai risultati conseguiti e può durare mesi, o superare l’anno. La sospensione può avvenire quando le crisi sono scomparse o ridotte a 1-2 al mese da almeno due mesi.
Non soltanto farmaci
Oltre all’approccio farmacologico sono disponibili altre possibilità di intervento che in alcuni casi possono alleviare i sintomi dell’emicrania.
Su questo argomento la comunità scientifica è un po’ combattuta, ma gli ultimi studi dimostrano che l’agopuntura, antica disciplina orientale, può essere efficace nel trattamento del dolore, e quindi nell’emicrania.
L’agopuntura praticata da medici abilitati in centri specialistici è entrata a far parte anche delle linee guida nel trattamento dell’emicrania e della lombalgia, ma parliamo sempre di trattamenti eseguiti da medici con tecniche e procedure validate dalla comunità scientifica.
Un’altra alternativa può essere il biofeedback, una metodica che combina tecnologia, pratiche orientali e psicologia. L’obiettivo è insegnare alla persona a controllare, mediante tecniche di rilassamento, frequenza cardiaca, pressione arteriosa e tensione muscolare in modo da ripristinare l’equilibrio e ridurre la frequenza e l’intensità della cefalea.
Ci sono anche metodi coadiuvanti come per esempio la Tens, o stimolazione elettrica transcutanea, che in alcuni casi potrebbe risultare utile per ridurre i frequenti casi di dolore cervicale associati all’emicrania. Anche in questo caso i dati scientifici non sono chiari.
Una cosa è sempre certa, a meno che non si tratti di un mal di testa sporadico o occasionale, è sempre consigliabile rivolgersi al proprio medico o a uno specialista per trovare la soluzione più efficace al problema.
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