Tofu, margarine, muscolo di grano: sono sempre più numerose le preparazioni destinate a chi segue una dieta vegana. Ma si tratta di un'alimentazione sana?
In Italia, le persone che hanno rinunciato a carne e pesce, ma anche a uova, burro e miele, sono il 3% della popolazione, cioè un milione e 800 mila circa. E il mercato si adegua: maionese senza uova, ragù di seitan, salame e wurstel di soia, latte di avena, riso, mandorle ecc.
«A prima vista, quella vegana è una dieta ricca e variegata – commenta Augusta Albertini, nutrizionista – che tuttavia, in Italia, non corrisponde appieno alle aspettative del nostro organismo, abituato a un regime alimentare diverso. In altre aree del mondo, invece, esiste una tradizione millenaria, una sapienza alimentare e soprattutto una produzione agricola locale che, nel corso del tempo, ha fornito tutti gli elementi essenziali per potersi nutrire senza prodotti di origine animale».
Un aiuto dalla natura
Ma diventare vegani si può, e senza rischi per la salute, includendo il maggior numero di materie prime fresche nella nostra dieta.
«Le verdure, i tuberi, la frutta fresca e secca sono innumerevoli, così come i legumi e i cereali, meglio se integrali. Da scegliere sempre di stagione e, se possibile, territoriali» spiega la nutrizionista.
«Inoltre, non vanno dimenticate le spezie e tutte le erbe aromatiche. Per quanto riguarda i prodotti industriali, meglio leggere con attenzione le etichette: spesso, per trasformare la soia nelle sue mille varianti, vengono utilizzati oli vegetali diversi, da quello di palma a quello di colza».
Un giorno da vegano
«Limitare gli alimenti di origine animale, in genere grassi e comunque altamente proteici, significa aiutare l'organismo a mantenere il giusto livello di colesterolo, a non affaticare il fegato e a combattere la stipsi. Per questo motivo, sarebbe opportuno dedicare un giorno alla settimana alla dieta vegana o sfruttarne i benefici in occasione dei cambi di stagione o dopo le abbuffate festive, per un'azione disintossicante. In questo caso, un paio di settimane “vegan” possono rimettere in equilibrio il nostro organismo» consiglia la nutrizionista.
Una dieta per tutti?
Di recente, screening neonatali effettuati presso gli ospedali pediatrici Meyer di Firenze e Bambin Gesù di Roma hanno fatto emergere numerosi casi di carenza di vitamina B12 (presente soprattutto nelle carni) tra i bambini le cui madri, in gravidanza e durante l'allattamento, hanno seguito una dieta vegana.
Sintomi della carenza sono astenia muscolare con conseguente ritardo nello sviluppo motorio e danni neurologici.
«Prima di intraprendere un regime alimentare vegano sarebbe quindi opportuno sottoporsi ad analisi del sangue standard per verificare lo stato di nutrizione – suggerisce Augusta Albertini – da ripetere con una certa frequenza per tenere sempre sotto controllo i propri valori ed, eventualmente, richiedere un consulto a un medico nutrizionista per modificare la dieta o ricorrere a integratori».