- A cosa serve la tiroide?
- Come funziona la tiroide?
- Quando la tiroide cresce di dimensioni: il gozzo
- Quando la tiroide funziona troppo: ipertiroidismo
- Ipotiroidismo: se la tiroide è troppo "pigra"
- Come riconoscere l'ipotiroidismo?
- Una cura per l'ipotiroidismo è possibile
- La salute vien mangiando (bene): dieta e ipotiroidismo
- Iodio e tiroide
- Selenio
- Ortaggi: croce e delizia
- Il ruolo del glutine
- Meno grassi e zuccheri
- Questione di fibre
- Il doppio volto del latte
L’ipotiroidismo si cura anche a tavola: un’alimentazione corretta aiuta la terapia e migliora i sintomi.
Le malattie della tiroide derivano da un malfunzionamento della ghiandola tiroidea, posta alla base del collo. Se la terapia farmacologica è ormai la soluzione di prima scelta, a volte per curarsi è meglio dare anche un occhio a cosa si mette in tavola.
A cosa serve la tiroide?
Compito di questa ghiandola è quello di produrre gli ormoni:
- tiroxina, chiamata anche T4
- triiodiotironina, denominata anche T3.
La triiodiotironina rappresenta la forma attiva della tiroxina e costituisce il 20% del prodotto totale della tiroide. L’80% degli ormoni viene mantenuto sottoforma di T4, pronto a essere convertito in T3 a seconda delle necessità dell’organismo. Gli ormoni tiroidei regolano numerose funzioni del metabolismo, tra cui lo sviluppo del sistema nervoso centrale e l'accrescimento corporeo.
Come funziona la tiroide?
Il buon funzionamento della tiroide è regolato dall'ipofisi, un altro piccolo organo che si trova all'interno dell'encefalo. Questa esercita sulla ghiandola tiroidea uno stretto controllo attraverso l’ormone tireotropo (TSH): quando si abbassano i livelli degli ormoni tiroidei in circolo nell'organismo, il TSH induce la tiroide a produrne e liberarne una quantità maggiore. Se, al contrario, l'ormone tiroideo in circolazione è troppo, l'ipofisi mette la ghiandola tiroidea "a riposo".
Quando la tiroide cresce di dimensioni: il gozzo
La più frequente al mondo tra le patologie che colpiscono questa ghiandola è rappresentata dal gozzo. In Italia si ammalano di gozzo circa 6 milioni di persone, più del 10% della popolazione, e l’impatto economico di questa malattia è stimato in oltre 150 milioni di euro all’anno. Nella sola popolazione giovanile il gozzo interessa almeno il 20% delle persone, tra cui le più colpite sono le donne, con un rapporto di 15 a uno rispetto agli uomini.
Quello che accade è che la tiroide aumenta di dimensione ed è visibile sotto forma di rigonfiamento a livello del collo. Nel caso dell’ipotiroidismo, ciò si verifica proprio a causa della riduzione degli ormoni tiroidei in circolo nell'organismo. Di conseguenza, i livelli dell'ormone TSH aumentano e cresce quindi la richiesta di produzione ormonale nei confronti della tiroide che, per soddisfare l'accresciuta domanda di T3 e T4, va incontro a un eccessivo lavoro. Questo, a sua volta, si traduce nell'aumento del numero di cellule e nell'ingrossamento visibile della ghiandola.
Il gozzo può interessare:
- una singola area della tiroide, e in questo caso viene chiamato nodulo o gozzo uninodulare
- più aree, gozzo multinodulare
- un aumento diffuso di tutta la ghiandola.
In base all'alterazione del funzionamento, il gozzo si può definire:
Funzionamento della tiroide | |
---|---|
Gozzo eutiroideo | Normale |
Gozzo iperfunzionante | Aumentato |
Gozzo ipofunzionante | Ridotto |
Se non ci si sottopone ad alcun trattamento, è possibile che, con il passare del tempo e con il peggioramento della patologia, si formino dei veri e propri noduli. Nel 95% dei casi questi sono benigni ma nel 5% un nodulo, dominante all’interno di un gozzo multinodulare, può rappresentare un tumore maligno.
Causa principale di questo disturbo è la carenza di iodio nella dieta, che in alcune zone può essere endemica.
Quando la tiroide funziona troppo: ipertiroidismo
Rappresenta la patologia endocrina maggiormente frequente dopo il diabete mellito. Si manifesta quando la ghiandola tiroidea funziona in eccesso, rilasciando una grande quantità di ormoni nell'organismo.
Tra le cause dell'ipertiroidismo vi sono numerosi fattori, come:
- una inappropriata secrezione di TSH, dovuta ad alcune forme tumorali, come quelli ovarici
- la presenza di un gozzo iperfunzionante
- l'eccessiva assunzione di ormoni tiroidei.
Ipotiroidismo: se la tiroide è troppo "pigra"
Quando si sviluppa, gli ormoni tiroidei sono prodotti in quantità insufficiente.
Questo può avvenire:
- se ci si sottopone a una terapia mediante radiazioni
- in seguito a malattie metaboliche da accumulo
- in presenza di un'anomala quantità di iodio nell'organismo
- in seguito a lesioni dell’ipotalamo
- in presenza di fattori genetici
- in presenza di fattori ambientali, come per esempio la carenza di iodio nell'alimentazione
- come conseguenza della tiroidite di Hashimoto, una patologia infiammatoria autoimmune, che determina la produzione di anticorpi, i quali a loro volta danneggiano il corretto funzionamento della ghiandola.
Come riconoscere l'ipotiroidismo?
Porre una corretta diagnosi di ipotiroidismo non è sempre facile. I sintomi possono essere di natura molto diversa fra loro, ma quello che hanno in comune è il rallentamento generalizzato del metabolismo e dei processi fisiologici.
Tra i sintomi più comuni si riscontrano:
- secchezza e fragilità dei capelli
- stanchezza e difficoltà di memoria
- inspessimento della lingua e lentezza nel parlare
- sudorazione diminuita
- sensazione di freddo
- bassa pressione del sangue
- pelle ruvida, secca, desquamata e a volte giallastra
- aumento del peso corporeo
- debolezza muscolare
- umore variabile, tendente alla depressione.
Nelle donne, oltre ai sintomi sopra citati, si possono anche osservare alterazioni del ciclo mestruale, fino alla completa assenza di mestruazioni.
Dato che i sintomi sono piuttosto aspecifici e potrebbero essere collegati a un'altra patologia, è importante rivolgersi al medico nel caso si sospetti di avere questa malattia. La certezza di un problema alla tiroide, infatti, è possibile solo dopo essersi sottoposti a esami per verificare, tra le altre cose, i livelli di ormoni collegati al funzionamento di questa ghiandola.
Una cura per l'ipotiroidismo è possibile
La terapia di prima scelta è quella farmacologica sostitutiva: si tratta di assumere la levotiroxina, che sostituisce l'ormone T4, carente in questi pazienti.
L'ipotiroidismo nella maggior parte dei casi è una malattia cronica. Questo significa che i farmaci devono essere assunti per tutta la vita: per fortuna, oggi è disponibile anche il formato in pillole o pastiglie, che rende l'assunzione dei farmaci molto facile.
La sola difficoltà per i pazienti è quella di ricordarsi di prendere ogni giorno la medicina indicata dallo specialista.
La salute vien mangiando (bene): dieta e ipotiroidismo
Mangiare cibi sani è la prima regola per mantenersi in buona forma fisica, soprattutto per chi è affetto da questa patologia.
Infatti, fare attenzione all’alimentazione può essere di grande aiuto. In alcuni casi i cibi che ingeriamo possono per esempio interagire con i farmaci utilizzati per la terapia, modificandone l'efficacia.
Se si soffre da ipotiroidismo, meglio evitare alcuni alimenti, come:
- soia, che interferisce con l'assorbimento della levotiroxina
- alghe essiccate, nonostante siano una fonte di iodio, possono ostacolare il corretto funzionamento della tiroide
- caffè, che blocca l'assorbimento della levotiroxina
- alcolici, che possono alterare la produzione e l'azione degli ormoni tiroidei, inclusi quelli assunti mediante la terapia.
Indubbiamente scegliere una dieta adeguata alle proprie esigenze non è impresa facile. La cosa migliore, quindi, è consultarsi con il proprio medico o con un nutrizionista.
Iodio e tiroide
La corretta funzione della ghiandola tiroidea è garantita da un adeguato apporto di iodio attraverso l'alimentazione. Questo minerale viene assorbito dalla tiroide sotto forma di ioduro, per essere poi combinato chimicamente con l’aminoacido tiroxina e utilizzato per la sintesi degli ormoni tiroidei.
Presente nel nostro organismo in quantità di 15-20 mg, secondo il Ministero della salute l’apporto giornaliero necessario di iodio è stimato in 150 μg al giorno.
La presenza di questo elemento nei cibi è molto variabile e spesso troppo scarsa rispetto ai fabbisogni umani. Per questo motivo, è utile portare in tavola (con moderazione) il sale iodato, ormai molto diffuso nei supermercati.
Attenzione, però: se si soffre di patologie tiroidee conclamate, l'aggiunta di iodio può peggiorare il disturbo, perché rischia di stimolare eccessivamente la tiroide.
Selenio
Un altro componente indispensabile per mantenere la tiroide in buona salute è il selenio. Per i pazienti affetti da ipotiroidismo il medico potrebbe consigliare l'assunzione di integratori alimentari specifici.
Fonti di selenio nella nostra dieta sono cereali, carne e pesce.
Ortaggi: croce e delizia
Nonostante frutta e verdura siano i benvenuti in qualsiasi regime alimentare, per chi soffre di ipotiroidismo bisogna fare attenzione a ortaggi cruciferi come cavoli, broccoli o cavolfiori che potrebbero interagire con l'assorbimento dello iodio.
Tuttavia, è bene specificare che le verdure di questo tipo hanno dimostrato un effetto simile solo se assunte in grandi quantità. Tranquilli, quindi: una o due porzioni giornaliere non provocano alcun danno!
Il ruolo del glutine
Non è un problema solo per i celiaci. Sembra infatti che il glutine possa irritare l'intestino, riducendo l'assorbimento della levotiroxina somministrata come terapia sostitutiva.
Meno grassi e zuccheri
Questo vale sempre, ma in particolare quando si soffre di ipotiroidismo. Il metabolismo infatti rallenta ed è più facile mettere su peso. Inoltre, anche i grassi riducono l'assorbimento della levotiroxina.
Per quanto riguarda l'olio, e in particolare l'olio di cocco, secondo alcuni sarebbe un rimedio efficace contro questa patologia. Purtroppo, non è con il cibo che si può guarire dall'ipotiroidismo, ma a oggi non esistono studi che contraddicano o sostengano l'uso di questa sostanza. Vale quindi la regola di non abusarne.
Questione di fibre
Le fibre, contenute in verdura, frutta (anche a semi) e cereali, sono fondamentali per la buona salute dell'intestino. La dose consigliata giornaliera è di 20-35 g. In caso di ipotiroidismo, un consumo eccessivo di queste sostanze può però interferire con la terapia sostitutiva.
Il doppio volto del latte
Quando si parla di ipotiroidismo questo alimento, ricco di proteine e altri componenti utili per il benessere del nostro corpo, ha una doppia faccia: se da un lato neutralizza l’acidità gastrica, facilitando l’assorbimento intestinale, dall’altro contiene aminoacidi, che ostacolano questa azione. Meglio evitarlo, quindi, o assumerlo con attenzione.