Un disturbo molto diffuso, ma sono in pochi a scegliere di ricorrere ai centri specialistici, che con una corretta diagnosi possono aiutare a risolvere il problema.
Ne soffre circa il 10% della popolazione mondiale: le più colpite sono le donne, insieme ad anziani, a chi per lavoro fa i turni di notte e persone con disturbi medici o psicologici, come ansia e depressione. Parliamo dell'insonnia cronica: un problema che può influenzare in modo negativo le attività della nostra giornata.
Che cos'è?
L'insonnia è una condizione di insoddisfazione riguardo alla durata o alla qualità del riposo notturno, caratterizzata dalla difficoltà sia a prendere sonno, sia a mantenerlo. Questo determina una condizione clinicamente significativa di stress o una riduzione della propria funzionalità in diverse aree della vita, come quella sociale, occupazionale o comportamentale.
Non si tratta di un disturbo che causa dolore fisico, ma, se persiste nel tempo, può comunque rappresentare un problema invalidante.
Notti agitate perché...
Difficoltà a prendere sonno, frequenti risvegli nella notte, oppure risveglio precoce al mattino, senza riuscire a riaddormentarsi: sono queste le principali manifestazioni di un sonno di cattiva qualità.
Ogni forma di insonnia può essere provocata o influenzata da fattori diversi ed è importante spiegare nel dettaglio il proprio problema al medico, per ottenere una corretta diagnosi e per comprendere la causa del disturbo in ogni singolo caso.
«Se c'è un problema di addormentamento – spiega Luigi Ferini Strambi, neurologo, direttore del Centro di medicina del sonno del San Raffaele a Milano, Presidente della Associazione mondiale di medicina del sonno – la causa può essere un disturbo d'ansia oppure la sindrome delle gambe senza riposo. Se ci sono diversi risvegli durante il sonno, potrebbe invece trattarsi di un mioclono notturno (brevi scatti alle gambe ogni 30-40 secondi) o di un problema respiratorio, come le apnee. La frammentazione del sonno potrebbe essere legata anche a rumori esterni, mentre chi si sveglia molto presto, senza riaddormentarsi, potrebbe soffrire di depressione».
L'insonnia non riguarda solo il sonno
Nonostante sia classificata come uno dei disturbi del sonno, l'insonnia ha ripercussioni che vanno al di là del periodo di riposo notturno e che possono avere un impatto importante sul nostro benessere fisico e mentale.
Infatti, in chi soffre di insonnia sono più frequenti sintomi come:
- stanchezza o sonnolenza diurna
- ansia
- disturbi dell’umore.
L’insonnia si accompagna spesso a depressione, di cui può essere causa o conseguenza. La mancanza di riposo durante la notte ha infatti degli effetti a livello del sistema nervoso, e cercare di recuperare il sonno con riposini diurni non è sufficiente.
In particolare, in chi soffre di insonnia si può osservare uno squilibrio nella concentrazione di un neurotrasmettitore cerebrale, la serotonina, responsabile anche della regolazione del tono dell’umore.
Insonnia e disturbi del sonno: le conseguenze a lungo termine
«Le conseguenze del non dormire – spiega Ferini Strambi – vanno ben oltre il colorito pallido e le occhiaie evidenti che possono comparire dopo una notte in bianco. Chi non riesce a dormire bene per diverso tempo si sente confuso, ha problemi di concentrazione e vuoti di memoria. La colpa è la continua mancanza di fasi di sonno Rem, durante le quali il cervello archivia le informazioni apprese durante il giorno e stimola i circuiti della memoria».
E non basta: chi dorme poco e male mette a rischio la propria salute. «Durante la fase di sonno profondo, l’organismo libera le citochine, sostanze che modulano la risposta immunitaria nei confronti delle malattie» chiarisce il neurologo.
E che dire del sovrappeso? Gli insonni ne sono più soggetti rispetto a chi riposa bene. Recenti studi dicono infatti che in presenza di un buon sonno viene prodotta la leptina, un ormone che regola la sensazione di sazietà. In caso di riposo ridotto o frammentato, invece, l’organismo produce la grelina, una sostanza che aumenta la sensazione dell’appetito, stimolando quindi la nostra voglia di mangiare.
C'è insonnia e insonnia
Una notte in bianco può capitare a tutti, e non è sempre il caso di allarmarsi. Un momento di stress o troppe preoccupazioni possono impedirci di dormire come dovremmo. «Quando però questa situazione si ripete per più di tre volte alla settimana, per un periodo di circa tre mesi, allora si può effettivamente parlare di insonnia cronica» dice l'esperto.
Naturalmente, ci sono diversi tipi di insonnia. Quella cronica, che non risponde alle classiche terapie con farmaci ipnotici, deve essere affrontata con l’aiuto di un esperto dei disturbi del sonno, dopo l'esecuzione di una visita specialistica e di esami specifici.
Gufi o allodole: ognuno ha il proprio ritmo
«L’esigenza di dormire bene è comune a tutti – spiega Ferini Strambi – anche se varia in base all’età e al fabbisogno individuale. C’è chi si sente a proprio agio con cinque o sei ore di riposo, chi invece deve dormire nove ore per carburare al mattino. Tutti noi, però, abbiamo bisogno di compiere alcuni cicli di sonno completo, costituiti da fasi di sonno ortodosso, o non-Rem, e di sonno paradosso, o Rem. Tutte le fasi sono importanti per rigenerare il corpo e la mente».
Inoltre, è importante capire se si è “allodole”, cioè si tende ad andare a letto presto e a svegliarsi prima, o “gufi”, che fanno le ore piccole più volentieri.
Il “fai da te” da evitare
Nonostante l'insonnia sia un disturbo molto diffuso, sono ancora poche le persone che si rivolgono a centri specializzati, preferendo il fai da te.
In molti si affidano a dubbi rimedi naturali, che raramente hanno un effetto. In alcuni casi questo tipo di trattamento offre un momento di sollievo, ma non dà risultati che si riescono a mantenere nel tempo.
«Un atteggiamento controproducente – commenta Ferini Strambi – in quanto l’insonnia non curata tempestivamente, di qualunque natura essa sia, può portare a un circolo vizioso. Basta una settimana senza chiudere occhio per portare a un condizionamento negativo e al rischio che questo disturbo diventi cronico: una volta sdraiati a letto, il pensiero e la paura di non addormentarsi porteranno quasi certamente a un’altra notte in bianco».
La perdita del sonno non è un disturbo passeggero che prima o poi se ne andrà da solo: meglio quindi consultare uno specialista. In Italia sono circa una trentina i centri del sonno, nei quali è possibile trovare esperti che, con una serie di domande e accertamenti ambulatoriali, possono aiutare il paziente a definire il tipo di problema. E, quindi, a trovare la giusta cura.
La visita del sonno
Il 60% dei casi di insonnia viene risolto con una visita ambulatoriale che indaga su:
- abitudini e stile di vita
- tipo di insonnia
- livello di vigilanza al mattino
- eventuale stato di stress, ansia o depressione.
«In alcuni casi – spiega il neurologo – viene utilizzato l’actigrafo, un apparecchio dotato di un sensore del movimento, da tenere al polso per diversi giorni, che serve a monitorare i momenti di veglia e di sonno».
Per il 30% dei pazienti che si rivolge in un centro di terapia del sonno può invece essere necessario un altro tipo di esame strumentale: la polisonnografia, un test che può essere effettuato in ospedale o a casa. Si tratta di una specie di registratore dotato di sensori che durante il sonno rilevano il comportamento di cuore, cervello, muscoli e altro.
«Nel 10% dei casi – prosegue l’esperto – si sceglie di trattenere il paziente nella struttura ospedaliera per qualche notte perché necessita di una serie di esami che vadano oltre alla polisonnografia. Per esempio, un’osservazione continua per alcuni giorni, con modificazioni progressive della terapia. Ricoveriamo spesso anche pazienti che devono essere disintossicati da una cura prolungata con farmaci a dosi massicce che inevitabilmente portano all’assuefazione».
Notte in bianco o sonnifero? La terapia farmacologica
Nei casi di insonnia cronica può essere necessario il trattamento farmacologico. Sono diversi i farmaci che lo specialista potrebbe prescrivere.
«Alcune molecole sono meglio tollerate e causano meno effetti collaterali come sonnolenza, vertigini, nausea. In generale, i sonniferi devono essere assunti solo nelle dosi indicate dallo specialista – avverte l’esperto – ed eventualmente associati a terapie non farmacologiche, come la terapia cognitivo-comportamentale».
Nella cura dell’insonnia non sempre si procede con il trattamento farmacologico, ma una cosa è certa, come sottolinea Ferini Strambi: «È molto peggio passare la notte in bianco che prendere un sonnifero, anche se non tutti i sonniferi creano un sonno perfettamente sovrapponibile a quello fisiologico».
Un’alternativa o un supporto ai farmaci è la terapia cognitivo-comportamentale, che insegna a evitare gli atteggiamenti sbagliati nei confronti del sonno. Questa terapia in alcuni casi si è dimostrata più valida di quella farmacologia, avendo anche il vantaggio di mantenere l’effetto a lungo termine.
«Capita spesso, infatti, che le persone insonni abbiano percezioni e pensieri distorti sul non dormire abbastanza e sugli effetti collaterali che ne derivano. A questo pensiero negativo si aggiungono poi tutta una serie di altri atteggiamenti sbagliati che non fanno che peggiorare la situazione» spiega Ferini Strambi.
Igiene del sonno: buonanotte e sogni d'oro
Quando si parla di igiene del sonno, ci si riferisce a quelle poche e semplici regole da adottare per garantirci un riposo notturno migliore.
Vediamo alcune buone abitudini che possono aiutarci a dormire meglio:
- coricarsi sempre alla stessa ora
- fare attenzione all'alimentazione, evitare una cena pesante, meglio se a base di carboidrati che contengono triptofano, un precursore della serotonina
- bandire le sostanze eccitanti, come caffè, tè e alcolici dopo le 17
- durante la serata, dedicarsi ad attività rilassanti
- non trascorrere a letto più tempo del necessario.