I pazienti che soffrono di osteoporosi sono fra coloro che devono consumare con cautela alimenti ricchi di fibre. Vediamo perché.
Le fibre rappresentano la struttura portante della dieta mediterranea. Fanno bene, certo, ma solo se consumate con equilibrio. E in certi casi vanno persino evitate.
Non sono tutte uguali
Frutta, verdura, legumi e cereali integrali sono tra gli alimenti più ricchi di fibre, cioè di componenti delle cellule vegetali.
Tuttavia, non tutte le fibre contenute in questi cibi si comportano nello stesso modo. Esistono, infatti, fibre solubili e fibre insolubili. Le prime, si trovano soprattutto nei legumi e nella frutta fresca, le seconde nei cereali integrali, nelle verdure a foglia verde e nella frutta secca.
«Le fibre solubili – spiega Augusta Albertini, nutrizionista – offrono un benefico senso di sazietà ma, per esempio, non andrebbero consumate in abbondanza in caso di inappetenza, in particolare per quanto riguarda bambini piccoli e anziani. Inoltre, se non sufficientemente idratate e tollerate, possono dare costipazione e meteorismo, rallentando l'attività intestinale».
«Le fibre insolubili, invece, note per contribuire all'efficacia del transito intestinale, andrebbero consumate con moderazione se l'apparato gastrointestinale non ha problemi di regolarità e comunque mai se l'intestino è infiammato. In ogni caso, affinché le fibre compiano la loro azione, è necessario bere molti liquidi o preparazioni sufficientemente idratate oppure seguire diete ricche di alimenti freschi e non trasformati».
Sequestro di nutrienti
Le fibre contenute nei cereali integrali, nella crusca, nei semi di sesamo, nei legumi, nelle arachidi e persino nel cacao sono ricche di fitati, sostanze che “sequestrano” nutrienti importanti, quali vitamine e sali minerali.
Per questo, esagerare con una dieta troppo ricca in fibre ostacola l'assorbimento di alcuni elementi fondamentali come il calcio, il selenio, il ferro e lo zinco. È chiaro quindi che chi soffre di osteoporosi o ha una tendenza alla demineralizzazione ossea deve prestare attenzione e non esagerare.
Inoltre, proprio per lo stretto legame tra l'assunzione di fibre e l’assorbimento (o malassorbimento) da parte dell'intestino, va verificata con il proprio medico la possibilità che un eccesso di fibre possa interagire con alcuni principi attivi contenuti nei farmaci. Esiste, infatti, il rischio che troppe fibre ne inibiscano l'efficacia.
Tolleranza soggettiva
«Trenta grammi al giorno, questa la quantità di fibre adeguata alla dieta di un adulto. L'apporto quotidiano – spiega la nutrizionista – va però preferibilmente consumato in piatti come per esempio una minestra di verdure, una ricca macedonia o una pasta integrale. In questo modo è più facile per l'organismo tollerarle poiché la loro azione viene attenuata dalle proteine, dai carboidrati e dai grassi che compongono la pietanza. Ognuno deve però trovare il proprio equilibrio perché la tolleranza alle fibre è soggettiva ma, previa educazione graduale, può diventare la norma salutare di un buon regime dietetico».