Farmaci per l’osteoporosi

Che cosa sono

Per la prevenzione e il trattamento dell'osteoporosi si utilizzano farmaci appartenenti a classi diverse, accomunati dalla capacità di influenzare il metabolismo del tessuto osseo.

Come funzionano

Poiché il metabolismo osseo è caratterizzato da un continuo rinnovamento del tessuto a opera dei due tipi di cellule che lo compongono – gli osteoclasti deputati al riassorbimento di tessuto osseo vecchio e gli osteoblasti deputati alla produzione di tessuto osseo nuovo – per contrastare l'osteoporosi si ricorre a farmaci in grado di interferire con l'attività di queste cellule.

Sulla base del loro meccanismo di azione, quindi, gli antiosteoporotici possono essere suddivisi in due gruppi, a seconda che blocchino l’attività degli osteoclasti (farmaci antiriassorbitivi) oppure promuovano l'attività degli osteoblasti (farmaci stimolatori della neoformazione ossea).

Quali sono

Vediamo quali sono i farmaci che appartegono al gruppo degli antiriassorbitivi e quali al gruppo degli stimolatori della neoformazione ossea.

Antiriassorbitivi Stimolatori della neoformazione ossea
Bifosfonati (alendronato, risedronato, etidronato, clodronato, ibandronato, pamidronato e zoledronato) Paratormone (ormone prodotto dalle ghiandole paratiroidi)
SERM o modulatori selettivi dei recettori per gli estrogeni (raloxifene, bazedoxifene, lasofoxifene) Teriparatide (analogo sintetico del paratormone)
Terapia ormonale sostitutiva (TOS) per la menopausa (costituita da estrogeni o più spesso da estrogeni+progestinici)
Denosumab (anticorpo monoclonale che agisce bloccando il processo di maturazione degli osteoclasti)

    Dotato di una duplice azione, sia anti-osteoclastica sia pro-osteoblastica, è invece il ranelato di stronzio.

    Nella cura dell'osteoporosi può essere in aggiunta raccomandata la
    supplementazione di calcio e vitamina D, da valutare in base all'età e
    all'apporto alimentare.

    Indicazioni

    I farmaci il cui impiego per la prevenzione e il trattamento dell'osteoporosi è al momento attuale più consolidato sono i bifosfonati; tra questi in particolare alendronato e risedronato, approvati sia per l'osteoporosi femminile postmenopausale, sia per l'osteoporosi maschile, sia per l'osteoporosi indotta dall'assunzione protratta di corticosteroidi.

    La prescrizione di paratormone e teriparatide viene di solito riservata, a causa della cautela richiesta nel loro uso e del costo elevato, ai pazienti a più alto rischio (che abbiano già avuto fratture vertebrali o di femore) e a quelli che non abbiano tratto giovamento dai farmaci antiriassorbitivi.

    Ranelato di stronzio, SERM e TOS sono indicati per la cura dell'osteoporosi postmenopausale, ma soltanto nei casi in cui i bifosfonati non siano efficaci o tollerati, in considerazione degli effetti collaterali potenzialmente pericolosi.

    In particolare, la TOS, un tempo largamente adottata per la cura dei disturbi della menopausa e per la prevenzione dell'osteoporosi postmenopausale, è oggi consigliata limitatamente a casi selezionati (per esempio donne con menopausa precoce), nei quali deve comunque essere utilizzata alla più bassa dose efficace e per il periodo più breve possibile.

    Denosumab, di recentissima introduzione, è approvato per l'osteoporosi postmenopausale.

    Effetti collaterali

    Alendronato e risedronato possono provocare irritazione fino a lesioni ulcerative a livello dell'esofago.

    L'adozione di formulazioni predisposte per la somministrazione settimanale o mensile accanto all'osservanza delle modalità di assunzione raccomandate (deglutire rapidamente la compressa con un intero bicchiere d'acqua, senza masticarla o lasciarla sciogliere, e dopo l'assunzione evitare di sdraiarsi per almeno 30 minuti) riduce drasticamente il rischio di tali effetti collaterali.

    Questi composti devono comunque essere usati con cautela in soggetti con attuale o pregressa esofagite o ulcera peptica.

    Inoltre, tra i pazienti in terapia con bifosfonati (soprattutto zoledronato e pamidronato) sono stati segnalati casi di osteonecrosi della mandibola quale possibile effetto collaterale dei farmaci.

    L'assunzione di SERM è associata a un aumentato rischio di eventi tromboembolici venosi e a peggioramento di alcuni sintomi (soprattutto le vampate di calore) della menopausa.

    L'assunzione di ranelato di stronzio è associata a un aumentato rischio di eventi tromboembolici venosi e può provocare, in casi di ipersensibilità individuale, reazioni allergiche anche gravi.

    L'uso protratto della TOS (sia estrogenica sia estro-progestinica) aumenta il rischio di disturbi cardiovascolari gravi (infarto del miocardio, ictus) e di tumore della mammella.

    L'assunzione di paratormone e teriparatide provoca un aumento della concentrazione di calcio nel sangue, che deve essere attentamente monitorato, ed è controindicata in pazienti con insufficienza renale.

    Per il denosumab, tra gli effetti collaterali più comuni sono descritti: lombalgia, aumento della colesterolemia, infezioni vescicali.

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