Attacchi d’ansia

A tutti può capitare di provare una sensazione di tensione e ansia che, se dettate da precise motivazioni, restano transitorie e non rappresentano una minaccia, anzi si rivelano persino utili per gestire situazioni stressanti. Discorso diverso meritano invece gli attacchi d’ansia che insorgono senza una reale motivazione, determinando reazioni di allerta e paura spropositate ed eccessive rispetto alla situazione reale.

Cosa sono gli attacchi d’ansia e quali sono i sintomi

L’ansia patologica compromette in maniera più o meno rilevante il funzionamento psicologico della persona. Gli attacchi d’ansia possono essere scatenati da una fobia oppure essere il segnale di un’ansia generalizzata

Gli stati ansiosi si possono presentare con una vasta gamma di sintomi che vengono raggruppati in due categorie principali: cognitivi e fisici o somatici, legati all’attivazione del sistema nervoso autonomo che non è sotto il controllo della volontà della persona.

I sintomi cognitivi più tipici comprendono:

  • sensazione crescente di allarme e pericolo
  • senso di vuoto mentale
  • paura di impazzire
  • paura di morire
  • evitamento della situazione temuta
  • incapacità di rilassarsi
  • paura di perdere il controllo
  • apprensione
  • inquietudine
  • irritabilità
  • sensazione di irrealtà (derealizzazione) e quella di sentirsi distaccati da se stessi (depersonalizzazione)
  • disturbi della memoria
  • difficoltà di concentrazione.

I sintomi fisici che possono caratterizzare un attacco d’ansia sono molto vari. Tipici sono:

  • battito cardiaco accelerato
  • tremori, brividi o al contrario vampate di calore
  • formicolio a parti del corpo
  • fastidio al petto
  • respiro corto (dispnea)
  • insonnia e stanchezza per la deprivazione di sonno
  • nausea
  • dolore muscolare
  • disturbi addominali
  • vertigini.

Cause più diffuse degli attacchi d’ansia

Non esiste una causa singola alla base degli attacchi d’ansia che, in genere, nascono da un mix di fattori predisponenti ed esperienze di vita. Per esempio si è visto che chi soffre d’ansia, in media ha sperimentato eventi traumatici durante l’infanzia con maggiore frequenza rispetto a chi non ha questo problema. Anche un inadeguato superamento dell’attaccamento alla madre può avere un ruolo. Una mamma che trasmette al proprio piccolo segnali d’ansia, a volte già a partire dalla gravidanza e quindi dalla vita intrauterina, rischia di non farlo sentire protetto e rassicurato e di comprometterne l’autonomia, favorendo lo sviluppo di ansie e fobie. 

Gli attacchi d’ansia sono inoltre più frequenti in persone inibite nelle relazioni sociali e timide in situazioni nuove. Ma sembra che abbia un ruolo anche la genetica: spesso chi soffre di disturbi d’ansia ha una storia familiare di attacchi d’ansia o depressione o di altre patologie psichiatriche.

Gli attacchi d’ansia si possono manifestare per motivi molto diversi. Secondo il DSM-5, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali dell’American Psychiatric Association, i disturbi d’ansia comprendono, oltre al disturbo d’ansia generalizzata, anche altre forme, come:

  • il disturbo da attacchi di panico e/o agorafobia
  • le fobie specifiche
  • l’ansia da separazione
  • il disturbo ossessivo compulsivo
  • la fobia sociale
  • il disturbo post-traumatico da stress

In presenza di una fobia specifica, ovvero una paura irrazionale marcata, persistente e sproporzionata nei confronti di qualcosa (aereo, sangue, gatti, ragni, insetti in generale, spazi chiusi, ecc.), l’attacco d’ansia si esprime con sintomi fisiologici come tachicardia, vertigini, sensazione di soffocamento fino ad arrivare allo svenimento. Il soggetto, pur rendendosi spesso conto dell’irrazionalità della propria paura, non riesce ad affrontarla e tende ad evitare le situazioni che potrebbero rivelarsi a rischio.

L’ansia da separazione deriva dalla paura di perdere una figura significativa, senza la quale si teme di non riuscire a vivere.

Gli attacchi di panico, invece, sono episodi di terrore improvviso e inaspettato, soprattutto la prima volta. La paura della paura che ne deriva può innescare un circolo vizioso e dare il là all’agorafobia, ovvero l’ansia che deriva dallo stare in luoghi o in situazioni nelle quali la persona ha la sensazione di non poter essere aiutata in caso di bisogno, o comunque dalle quali crede di non riuscire a trovare una via di fuga. Chi l’ha sperimentata una volta tende poi a temere di tornare dove è avvenuto l’attacco d’ansia, e così il disturbo può causare instabilità emotiva e limitare fortemente l’autonomia. L’attacco si presenta con crisi di panico, paura immotivata, dispnea, palpitazioni (come se il cuore saltasse un battito o battesse troppo in fretta, tanto da dare l’idea di avere un infarto) confusione mentale e senso di catastrofe imminente.

Nel disturbo d’ansia sociale, il soggetto sperimenta l’eccessiva paura di essere osservato e giudicato in modo negativo. Nelle situazioni sociali, per esempio se occorre parlare in pubblico, l’attacco d’ansia si manifesta tipicamente con sudorazione, tremore, aumento della frequenza cardiaca e agitazione. L’ansia sociale è anche un’ansia da prestazione, molto presente nei disturbi sessuali. Una particolare forma di ansia sociale è il mutismo selettivo che riguarda soprattutto i bambini, anche molto piccoli, ed è caratterizzato da una persistente incapacità di parlare in particolari situazioni.

ll disturbo ossessivo-compulsivo è caratterizzato da ossessioni, ovvero pensieri, immagini o impulsi ricorrenti che innescano attacchi d’ansia, disgusto e senso di colpa. Per rassicurarsi e gestire il proprio disagio emotivo, il malato diventa compulsivo, ovvero inizia a mettere in atto comportamenti ripetitivi (come controllare, ordinare ecc.) o azioni cognitive (pregare, ripetere formule, contare). 

La persona che soffre di ansia generalizzata sperimenta infine un costante stato d’ansia più che attacchi d’ansia circoscritti. Il malessere dell’individuo si manifesta tipicamente sia con sintomi somatici sia con sintomi cognitivi.  Il disturbo può facilmente essere accompagnato da depressione e portare a un abuso di alcol, caffeina e altre sostanze.

Come affrontare gli attacchi d’ansia

I pazienti con disturbi d’ansia spesso si rendono conto di avere preoccupazioni eccessive e inappropriate, ma non riescono a venirne a capo. Prima di chiedere aiuto, si sottopongono a innumerevoli visite mediche, in quanto possono soffrire anche di ipocondria. Pensano infatti che i disturbi che avvertono possano essere legati a malattie “fisiche”, più “facili” da ammettere con se stessi di un problema mentale.

Gli attacchi d’ansia patologici non possono essere autogestiti. Al contrario occorre un intervento professionale, per esempio di uno psicologo o uno psichiatra, che possa aiutare in primis a inquadrare e diagnosticare il problema specifico e quindi ad avviare il trattamento più adatto.

La sfida è aiutare il paziente a tollerare il presente, a vivere le emozioni senza credere che tutto influenzerà il domani in modo negativo.

Come curare gli attacchi d’ansia

Non di rado chi presenta attacchi d’ansia ricorre al “fai da te”, assumendo ansiolitici al bisogno o altre terapie, “alternative” e non, che però rischiano di causare più danni che benefici. Spesso chi soffre d’ansia preferirebbe curare gli attacchi senza ricorrere a farmaci, temendo effetti collaterali. Va però detto che i farmaci non hanno effetti a lungo termine sul cervello come molti temono e, se usati sotto controllo medico, permettono di ottenere buoni risultati.

Gli attacchi d’ansia si possono contrastare agendo però su diversi fronti e non solo su quello farmacologico. L’intervento di uno psicoterapeuta può essere per esempio di grande aiuto e possono giovare anche le tecniche di rilassamento, respirazione e meditazione, l’ipnosi, il biofeedback e gli esercizi di training autogeno. La terapia cognitivo comportamentale, in particolare, si propone di aiutare i pazienti a individuare i pensieri ricorrenti e gli schemi disfunzionali di ragionamento e d’interpretazione della realtà, al fine di sostituirli e/o integrarli con convinzioni e stimoli più funzionali. 

Per quanto riguarda le terapie farmacologiche si usano soprattutto antidepressivi e ansiolitici.

Gli antidepressivi più utilizzati sono gli inibitori della ricaptazione della serotonina (Ssri) e gli inibitori della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina (Srni). Sebbene siano classificati come farmaci antidepressivi, diversi studi hanno evidenziato che sono molto validi contro il disturbo d’ansia generalizzata e altre forme di ansia. Gli antidepressivi non sono efficaci subito, di solito occorrono alcune settimane, e non sono nemmeno curativi in quanto alla loro sospensione potrebbero ricomparire gli attacchi d’ansia.

Gli ansiolitici, in particolare le benzodiazepine, vengono utilizzate soprattutto in emergenza, quando si verifica l’attacco di panico, perché agiscono in fretta. Tuttavia, conviene non ricorrervi in modo continuativo perché possono causare dipendenza in quanto la loro sospensione potrebbe determinare sintomi cosiddetti “di rimbalzo”.

Come prevenire gli attacchi d’ansia

Per evitare che l’ansia fisiologica che tutti noi possiamo provare si trasformi in una patologia vera e propria è importante avere uno stile di vita salutare. Tanti piccoli accorgimenti, se introdotti nella propria routine, possono rivelarsi grandi alleati per tutti, giovani e anziani. Tra le principali buone abitudini anti-ansia ci sono:

  • praticare un hobby
  • mantenere un’attività sociale con persone con le quali ci si incontra periodicamente
  • ritagliarsi uno spazio in casa per riposare e dedicare del tempo a se stessi
  • stare a contatto con la natura
  • fare una regolare attività fisica che stimoli la produzione di endorfine
  • mantenere il peso nella norma
  • praticare qualche tipo di rilassamento profondo
  • avere un’alimentazione corretta e bilanciata
  • non fumare.

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