È caratterizzata da un danno di gravità crescente alle pareti delle arterie, che può portare a infarto e ictus. Prevenirla è possibile, in primo luogo adottando stili di vita corretti.
La cardiologia evolve, gli studi clinici si moltiplicano, le terapie migliorano, le Unità coronariche si diffondono in modo capillare sul territorio, assicurando trattamenti appropriati e tempestivi, in molti casi, salvavita.
Eppure, nel 2010 come vent’anni fa, le patologie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte nel mondo, tra gli uomini come tra le donne, specialmente dopo i 50 anni.
A preoccupare, per la gravità degli esiti che possono determinare, sono soprattutto eventi acuti come infarto e ictus che, insorgendo in modo improvviso, lasciano un limitato margine di tempo per intervenire.
Tuttavia, si deve sapere che la loro imprevedibilità è soltanto parziale. Alla base della trombosi che può far occludere un’arteria determinando un infarto o un ictus c’è, infatti, un processo aterosclerotico lento e progressivo, che evolve nell’arco di anni e che può essere in larga parte prevenuto e contrastato adottando pochi e semplici accorgimenti a livello di stile di vita.
Le tre fasi del danno
L’aterosclerosi si sviluppa in tre fasi successive, caratterizzate da un danno di gravità crescente a carico delle pareti delle arterie.
All’inizio, a soffrire è soprattutto l’endotelio, ossia lo strato più sottile che riveste l’interno del vaso, a causa dello stress meccanico imposto dall’aumento della pressione arteriosa e dell’azione lesiva di sostanze ossidanti naturalmente prodotte come scarto del metabolismo energetico.
Sono i cosiddetti radicali liberi, le cui concentrazioni aumentano per colpa del fumo di sigaretta, dell’inquinamento ambientale, di un’alimentazione che promuove la formazione di perossidi e radicali liberi e/o povera di composti antiossidanti (come vitamine, flavonoidi e polifenoli).
Protagonista della seconda fase è l’incremento del colesterolo Ldl, particolarmente dannoso quando si combina con bassi livelli di colesterolo Hdl, protettivo per le arterie.
Le particelle Ldl in eccesso aderiscono e si addentrano nella parete dell’arteria, determinando la formazione della placca aterosclerotica e il conseguente progressivo restringimento del lume del vaso, che lascia al flusso sanguigno uno spazio sempre più esiguo.
A peggiorare la situazione, nel terzo passaggio, concorrono l’infiammazione locale e soprattutto, l’accumulo delle piastrine richiamate a livello della placca dal danno endoteliale, che aumentano ulteriormente lo spessore della parete dell’arteria, promuovendone l’occlusione totale.
Considerati gli elementi in gioco nei diversi momenti, si possono individuare gli obiettivi cui dovrebbe tendere la prevenzione per essere efficace. E cioè:
- mantenere la pressione arteriosa entro limiti di sicurezza (140/90 mmHg o 130/80 mmHg in soggetti a rischio cardiovascolare elevato);
- ridurre l’assunzione e la produzione di agenti ossidanti;
- tenere sotto controllo il colesterolo Ldl (<100 mg/dl) e aumentare la quota dell’Hdl (>40 mg/dl per gli uomini e >50 mg/dl per le donne);
- contrastare l’eccessiva tendenza all’aggregazione piastrinica e alla formazione di trombi.
Per raggiungerli, talvolta servono i farmaci, ma quando le alterazioni ai diversi livelli sono lievi (o, addirittura, non ancora presenti) per tutelare la salute cardiovascolare basta seguire un’alimentazione sana, evitare il fumo, aumentare l’assunzione di vitamine e principi antiossidanti e altri elementi utili e svolgere un’attività fisica regolare.
Poche sane abitudini
Tutelare la salute cardiovascolare a tavola non impone necessariamente grandi rinunce perché, in realtà, nessun alimento deve essere escluso completamente dalla dieta, ma soltanto consumato in quantità adeguata e con una frequenza diversa in relazione alle sue proprietà nutrizionali e alle esigenze individuali.
Benché da limitare, neppure i grassi animali e il colesterolo vanno banditi poiché, quando sono assunti nella giusta misura, svolgono ruoli favorevoli ed essenziali per l’organismo.
Secondo le Linee guida internazionali, la quantità totale di grassi da assumere quotidianamente non dovrebbe superare i 60 g, ma neppure scendere sotto i 20-30 g, mentre quella dei soli grassi saturi dovrebbe arrivare al più a 16 g.
Questi valori si riferiscono non soltanto ai grassi visibili o a quelli che si aggiungono mentre si cucina (olio, burro, margarine ecc.), ma anche alla quota “nascosta”, presente in gran parte degli alimenti. Conoscerla, oggi, è molto semplice.
Per i prodotti confezionati basta leggere le tabelle nutrizionali presenti ormai ovunque, per legge.
Per gli alimenti venduti sfusi, come frutta, verdura, carne o pane si può fare riferimento alle tabelle fornite dall’Inran (Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione), consultabili al sito internet indicato qui in fondo.
In alternativa, per non infarcire il più semplice dei panini di troppi calcoli, si possono ricordare le indicazioni basilari della dieta mediterranea.
Nessuna restrizione per verdura e frutta fresche, ricche di fibre e sostanze antiossidanti; via libera al pesce, ricco di proteine nobili, oligoementi e di acidi grassi polinsaturi omega-3, amici di cuore e arterie; moderazione con la carne, sia rossa sia bianca (ma possono trasgredire un po’ le persone che tendono a soffrire di anemia e pressione bassa).
Attenzione alla qualità e alla quantità dei grassi aggiunti (ricordando sempre di preferire gli oli vegetali, specie l’extravergine d’oliva e di usarli “a crudo” o a bassa temperatura).
Ampio spazio a cereali integrali e legumi (piselli, fagioli, lenticchie, soia, ceci e così via), meglio se intelligentemente associati in gustosi piatti unici; limitare il sale, da sostituire il più possibile con erbe aromatiche e spezie.
Dal momento che nel definire il rischio cardiovascolare il peso corporeo ha una sostanziale importanza, qualunque cosa si mangi si deve, poi, sempre valutare non soltanto il contenuto di proteine, grassi e zuccheri, ma anche l’apporto calorico totale per evitare pericolosi sussulti della bilancia.
Si dovrà fare attenzione a limitare gli alcolici perché, se è dimostrato che un bicchiere di vino o birra al giorno aiuta a proteggere cuore e arterie, un consumo maggiore è notoriamente dannoso per molteplici ragioni.
Completamente da abolire, infine, il fumo, deleterio per l’organismo su tutti i fronti e a qualunque dose.
Protetti dal movimento
Il movimento è fondamentale sia per ridurre il rischio cardiovascolare complessivo sia per aumentare la quota del colesterolo Hdl, quello classificato come “buono” perché ripulisce le arterie, anziché ostruirle.
Negli anni, numerosi studi hanno dimostrato che è sufficiente praticare mezz’ora di attività fisica aerobica al giorno in un ambiente rilassante e, possibilmente, non inquinato per mantenere il sangue più fluido, abbassare la pressione arteriosa, rafforzare il cuore e migliorare la respirazione, riducendo il rischio di infarto e ictus fino al 30%.
Eseguito per almeno 20 minuti in modo continuativo, il movimento stimola il metabolismo dei grassi, aiutando a ridurre il peso corporeo, e regola la glicemia, prevenendo lo sviluppo di insulino-resistenza, anticamera del diabete di tipo 2
Potenzia anche la muscolatura, con l’effetto di migliorare le prestazioni fisiche e di far sentire più in forma.
Inoltre, l’attività fisica ha un’accertata azione positiva sul tono dell’umore, contribuisce a ridurre lo stress, ad allentare la tensione e a ristabilire un miglior rapporto con il proprio corpo.
Tutti effetti importanti non soltanto per il benessere generale, ma anche per la salute del cuore.