Quando il peso è “over”, a volte la colpa è della tiroide che funziona poco. Ma come fare a perdere peso se è davvero così?
Capita sempre più spesso a chi vuole buttare giù i chili di troppo: prima di mettere a punto la dieta, lo specialista prescrive le analisi del sangue per controllare la funzionalità della tiroide e verificare se è presente una forma di ipotiroidismo.
È un disturbo caratterizzato da un malfunzionamento della tiroide, che lavora troppo lentamente rispetto alle esigenze dell’organismo. Si manifesta tipicamente nelle donne e nella maggior parte dei casi viene diagnosticato dopo i 55 anni. Colpisce infatti il 7-8% delle donne prima della menopausa, per arrivare a circa il 10-15% dopo la menopausa.
Le regole per una dieta sana
Attenzione a non seguire diete fai-da-te: lo specialista è sempre
necessario per impostare un regime personalizzato sulla base dei
disturbi legati all’ipotiroidismo, del peso e dello stile di vita.
Vale per tutti comunque il consiglio di ridurre le porzioni di ciò
che si porta in tavola. Non è difficile, basta ingannare l’occhio. Per
farlo potete per esempio scegliere formati di pasta piccoli e cucinarne
50 grammi con verdure a scelta tagliate a piccoli pezzetti, come
zucchine, verza, carote. Il risultato è un piatto abbondante, ma in
realtà poco calorico.
Almeno tre volte alla settimana è bene inserire nel menù il pesce,
che contiene acidi grassi omega 3, che aiutano a eliminare l’eccesso di
colesterolo e trigliceridi dal sangue.
Sì anche ai cereali integrali tutti i giorni perché, rispetto a
quelli raffinati, fanno alzare meno la glicemia, cioè lo zucchero nel
sangue. E almeno quattro, cinque volte alla settimana scegliere i
legumi, come ceci, lenticchie, fagioli, in quanto ricchi di fibre.
Ma è davvero colpa della tiroide?
Non è detto che quella di controllare subito la funzionalità tiroidea
sia la strada giusta da percorrere. «Bisogna per prima cosa escludere
che la causa sia l’eccesso calorico, da solo oppure associato alla
sedentarietà – spiega Vincenzo Toscano, Presidente dell’Associazione
medici endocrinologi (Ame)–. Per questo la prima visita deve prevedere
un lungo colloquio in modo da mettere a fuoco lo stile di vita di chi
vuole dimagrire e formulare un regime alimentare il più possibile su
misura e la giusta attività fisica. E, solo in caso di insuccesso, si
può verificare la salute della tiroide».
Va detto fra l’altro che in chi soffre di ipotiroidismo “vero”
l’aumento di peso è solo uno dei segnali. Ce ne sono anche altri, come
sonnolenza e stanchezza anche dopo aver dormito tutta la notte, perdita
di forze, formicolii e crampi muscolari, scarsa capacità di
concentrazione, stipsi, aumento del senso di freddo. È tipico anche
svegliarsi la mattina con le classiche “borse” sotto gli occhi e in
generale con gonfiore causato da ritenzione idrica.
«La corretta diagnosi deve essere fatta valutando non solo i
sintomi», afferma Toscano. «È fondamentale anche l’anamnesi medica e di
famiglia, perché le malattie della tiroide possono essere ereditarie,
almeno in termini di predisposizione. E richiedere un’analisi del sangue
per verificare il valore dell’ormone TSH».
Questo ormone è una vera e propria spia per la verifica della funzionalità della ghiandola tiroidea. I valori di riferimento (espressi in mlU/l, millesimi di unità internazionali di attività biologica per litro di sangue) nell'adulto sono:
Sospetto ipertiroidismo | TSH < 0,5 mlU/l |
Intervallo di normalità | TSH 0,5-4 mlU/l |
Sospetto ipotiroidismo | TSH > 4 mlU/l |
Se i valori sono elevati non bisogna assolutamente preoccuparsi. L’attività della tiroide si può riportare “nei ranghi” con farmaci ad hoc. E già nell’arco di qualche mese il peso ed eventuali disturbi associati potrebbero cominciare a migliorare.