L'olio di palma è considerato uno dei nemici della salute. Ma si tratta davvero di una sostanza rischiosa?
L'olio di palma si ottiene, come accade anche per altri oli vegetali, attraverso un complicato processo di raffinazione. Durante le fasi di lavorazione dell'olio di palma, però, si forma una sostanza potenzialmente cancerogena, il glicidolo esterificato.
Secondo studi scientifici internazionali il glicidolo è genotossico, cioè ha la capacità di alterare le informazioni genetiche all'interno delle cellule scatenando forme tumorali, ma è anche in grado di innalzare i livelli di colesterolo nel sangue e quindi di favorire la possibile comparsa di malattie cardiovascolari.
In quali cibi è contenuto
Fino a poco tempo fa il numero di prodotti industriali contenenti olio di palma – molto economico per le aziende alimentari – era veramente ingente: merendine, crackers, biscotti, creme spalmabili dolci e salate, gelati, piatti pronti a base di carne e pesce surgelati.
Tenendo conto che l'Organizzazione mondiale della sanità raccomanda di non superare del 10% l'assunzione di acidi grassi saturi, è sufficiente fare colazione con qualche biscotto, mangiare una merendina o una cotoletta impanata pronta a cena per raggiungere la quota limite.
Per di più, spesso offriamo questi cibi anche ai bambini, e persino alcuni latti per l'infanzia contengono questa sostanza.
È bene però ricordare che gli acidi grassi saturi non sono contenuti solo nell’olio di palma, ma sono naturalmente presenti anche in altri alimenti che troviamo spesso sulle nostre tavole, come burro, uova e carni rosse. Se da una parte l'olio di palma non va quindi demonizzato, dall’altra bisogna fare attenzione alla percezione che abbiamo della nostra alimentazione: quando spalmiamo il burro sul pane o aggiungiamo la panna montata alle fragole, siamo perfettamente consapevoli di trasgredire le regole di una dieta sana. Una comune barretta ai cereali, invece, ha un'aria innocua ma, spesso, l'olio di palma è presente.
"Palm oil free"
Dopo le pressioni dell'opinione pubblica e dei consumatori, nei supermercati una gran parte dei prodotti industriali e a marchio del punto vendita è diventata “senza olio di palma” o “palm oil free”, mentre la dicitura "oli vegetali", che può significare la presenza di olio di palma e che è ancora presente nella lista degli ingredienti di molti prodotti, andrà man mano sostituita con etichette più precise, come stabilito da nuove normative.
Ma la questione "olio di palma" impone anche una riflessione sul nostro stile di vita alimentare e sulla prevalenza, in tavola, di prodotti conservati a scapito di quelli freschi. Insomma, evitare l'olio di palma (e probabilmente qualsiasi altro futuro "nemico" della salute) è possibile semplicemente acquistando più spesso alimenti freschi e di stagione (frutta, verdura, carni e pesce). I dolci, biscotti compresi, andrebbero invece consumati con moderazione e possibilmente realizzati in casa con materie prime di qualità.
Infine, oltre alla nostra salute, conta anche il benessere e la sopravvivenza del Pianeta e dei suoi abitanti: le zone di produzione dell'olio di palma hanno subito pesanti deforestazioni e spesso le condizioni di lavoro dei contadini, denunciate da svariate organizzazioni internazionali, sono inumane. Un valido motivo in più per farne a meno.