Colpisce prevalentemente l'intestino, ma i suoi sintomi possono arrivare a coinvolgere le articolazioni. Ecco come controllarli con farmaci e alimentazione.
Dolori addominali, diarrea e a volte anche febbre: sono questi i sintomi principali della malattia di Crohn, patologia infiammatoria che spesso si concentra nell'intestino, ma che può colpire qualsiasi tratto del tubo digerente e che può dare luogo anche a sintomi extraintestinali, ad esempio alle articolazioni.
Purtroppo non esiste una cura; terapie opportune possono però aiutare a tenere sotto controllo i sintomi, da cui in alcuni casi è possibile rimanere liberi per lunghi periodi di remissione.
Il ruolo dei farmaci antinfiammatori
Le terapie farmacologiche possono aggredire la malattia in fase acuta (terapie di induzione) o aiutare a mantenerla in remissione (terapie di mantenimento).
Spesso la prima scelta cade sui farmaci antinfiammatori, in particolare sugli aminosalicilati o sui corticosteroidi.
I primi includono la mesalazina – utilizzata per mantenere la remissione delle forme lievi dopo un primo attacco acuto isolato – e la sulfasalazopirina – utilizzata in caso di sintomi alle articolazioni.
I cortisonici sono invece utilizzati in fase acuta, soprattutto alla prima comparsa della malattia. A volte, però, sono inefficaci, oppure ne sono richiesti dosaggi elevati. Per di più la dipendenza da corticosteroidi non è infrequente; per questo, se possibile, si cerca di ridurre gradualmente la quantità di farmaco assunto rispetto alle dosi iniziali.
Gli altri farmaci
Per ridurre al minimo l'uso dei corticosteroidi è anche possibile fare affidamento sui farmaci immunosoppressori e sui farmaci biotecnologici.
I primi aiutano a mantenere lo stato di remissione, ma hanno degli svantaggi: per essere efficaci devono essere assunti per alcuni mesi, e possono causare nausea e malessere.
Anche i farmaci biotecnologici infliximab e adalimumab, approvati per il trattamento di forme moderate-gravi, aiutano a raggiungere la remissione. Inizialmente, però, il 20-40% dei pazienti non risponde alla terapia, e un altro 20% tende invece a perdere la risposta.
Non mancano nemmeno effetti collaterali: per ridurli sono state messe a punto anche altre molecole (come il vedolizumab), alcune delle quali sono ancora in fase di sperimentazione.
Infine, a seconda dei casi potrebbero essere prescritti antibiotici, antidiarroici, antidolorifici, probiotici o una terapia di supporto nutrizionale.
Un aiuto dall'alimentazione
In effetti una dieta adeguata può aiutare a controllare i sintomi della malattia di Crohn, soprattutto quando si accentuano assumendo specifici cibi.
Fra gli alimenti da limitare potrebbero essere inclusi i prodotti lattiero-caseari, potenzialmente associati a dolori, gonfiori addominali e diarrea.
Inoltre alcuni pazienti devono evitare i cibi ricchi di grassi (come burro, margarina, creme e fritti), la cui digestione può essere compromessa dalla malattia.
Anche gli alimenti ricchi di fibre dovrebbero essere limitati, soprattutto i cavoli, i broccoli, i cavolfiori, le noci, i semi e il mais, soprattutto in caso di restringimenti intestinali. Eventualmente, per ridurre i fastidi è possibile provare a mangiare frutta e verdure solo dopo averle cotte.
Infine, anche i cibi piccanti, l'alcol e la caffeina potrebbero aggravare i disturbi scatenati dal Crohn.
La dieta ideale contro i sintomi della malattia non è però fatta solo dai cibi giusti, ma anche da sane abitudini come piccoli pasti, idratazione abbondante e, in caso di problemi di assorbimento, multivitaminici.
L'ultima spiaggia
Se farmaci e alimentazione non dovessero essere sufficienti, o in presenza di complicanze come ascessi e fistole anali, potrebbe essere necessario un intervento chirurgico.
Purtroppo, però, in genere i benefici sono solo temporanei, e anche dopo l'operazione è consigliabile assumere farmaci per ridurre il rischio di recidiva.