La ricerca sta indagando i complessi legami tra malattia di Crohn, disturbo infiammatorio cronico, e la flora batterica intestinale.
Tra i microrganismi presenti nel nostro apparato gastrointestinale e alcune malattie esistono legami che attirano sempre più l’interesse dei ricercatori.
Uno dei casi “sotto la lente d’ingrandimento” della scienza è quello della malattia di Crohn, una patologia infiammatoria cronica che colpisce l’intestino, le cui cause non sono ancora ben note. Approfondire il suo legame con i batteri intestinali potrà portare a sviluppare nuove efficaci terapie per combattere il disturbo.
La malattia di Crohn
La malattia di Crohn è una malattia infiammatoria cronica intestinale (o MICI) che può colpire qualsiasi parte del tratto gastrointestinale, ma che in genere insorge nell’ultima parte dell’intestino tenue o nel colon, oppure in entrambi.
Nei tratti intestinali colpiti si manifestano infiammazione, gonfiore e ulcerazioni che interessano la parete intestinale. Tra i sintomi principali ci sono dolori addominali, diarrea, talvolta febbre. Le sue cause non sono ancora conosciute.
Si stima che in Italia ci siano almeno 150.000 persone affette da malattie infiammatorie intestinali, di cui il 30-40% colpito da malattia di Crohn. Questo disturbo si presenta prevalentemente in età giovanile (20-30 anni), più raramente nella terza età (oltre i 65 anni).
Oltre ai trattamenti farmacologici, questa patologia infiammatoria richiede attenzione anche nell’alimentazione. È importante seguire una dieta nutriente ed evitare cibi che possano peggiorare i sintomi.
Le ultime scoperte
La flora batterica dell’intestino, o microbioma, è una vera e propria “officina” dove i diversi microrganismi interagiscono fra loro: intervengono nella degradazione e nell'assorbimento dei cibi, ci proteggono dai patogeni, regolano le difese immunitarie. Un'alterazione della sua composizione può invece dar luogo a processi infiammatori o promuovere la comparsa di alcune malattie.
I batteri sono soltanto una parte del microbioma intestinale, che comprende anche altri elementi come virus e funghi.
La ricerca scientifica degli ultimi anni si sta concentrando sul ruolo che il microbioma svolge nella malattia di Crohn, la cui patogenesi viene sempre più spesso messa in relazione con un’alterata composizione della flora intestinale.
Per esempio, una ricerca della Washington University School of Medicine di St Louis ha indicato un possibile collegamento tra virus intestinali e l’insorgere della malattia di Crohn. I ricercatori statunitensi hanno osservato, in particolare, che questi pazienti presentavano una maggiore variabilità nella composizione dei virus presenti nel sistema digerente rispetto alle persone sane.
Un recente studio della Langone School of Medicine della New York University ha scoperto invece che l'infezione da parte di alcuni vermi parassiti aumenta la concentrazione di batteri "antinfiammatori" e diminuisce quella di batteri la cui presenza è associata a un maggior rischio di malattia di Crohn.
Un’altra indagine, pubblicata su mBio (rivista dell'American Society for Microbiology), ha messo in evidenza le interazioni tra alcuni ceppi batterici (Escherichia coli e Serratia marcescens) e un fungo (Candida tropicalis) presenti nell'intestino di pazienti con malattia di Crohn. Questi microrganismi potrebbero essere implicati nelle alterazioni della mucosa intestinale tipiche di questa patologia.
I risultati di questi studi indicano quindi un possibile legame fra la malattia di Crohn e i componenti del microbioma intestinale, che potrebbero diventare in futuro un nuovo target terapeutico per combattere questa complessa patologia infiammatoria.