Se si soffre di questa patologia cronica, meglio programmare la gravidanza quando è in remissione.
La malattia di Crohn rientra tra le malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI) che, come dice il nome, sono patologie caratterizzate da un processo infiammatorio cronico della parete intestinale. Fra queste ci sono anche la rettocolite ulcerosa (CU o RCU) e la colite indeterminata.
Colpiscono generalmente in età giovanile, maggiormente tra i 15 e i 30 anni. La malattia di Crohn può in teoria interessare tutto l’apparato digerente, dalla bocca all’ano. È una patologia cronica che può avere una predisposizione familiare, ma essere anche legata a una serie di fattori ambientali scatenanti, primo fra tutti il fumo.
Fertilità e malattia di Crohn
Una delle più grandi paure delle donne affette dalla malattia di Crohn è di non poter realizzare il sogno di diventare madri. Per fortuna, se gestite nel modo corretto, questa e le altre patologie infiammatorie croniche dell’intestino sono invece compatibili con la gravidanza.
Per quanto riguarda in particolare la malattia di Crohn, sembra che le pazienti affette siano caratterizzate da una fertilità ridotta rispetto alla popolazione sana femminile, ma le cause non sono ancora state chiarite.
Nessun rischio se la malattia è in remissione
La malattia, se in fase attiva durante la gravidanza, costituisce certamente un potenziale rischio per il nascituro. Per questo motivo è importante programmare la gravidanza durante la fase di remissione.
La presenza di uno stato infiammatorio acuto, infatti, aumenta il rischio di rottura delle membrane e distacco della placenta e dunque di possibile parto prematuro. Inoltre, è stata osservata una maggiore incidenza di nati sottopeso, correlata anch’essa allo stato di attività della malattia.
Se la malattia invece è in remissione clinica, la probabilità di condurre favorevolmente a termine la gravidanza e che il bambino sia sano è paragonabile a quella della popolazione generale. La gravidanza inoltre non influisce sul decorso della malattia, che anzi tende a rimanere nello stesso stato (di remissione o attività) presente al momento del concepimento.
Per quanto riguarda il rischio di trasmissione della malattia al nascituro, la malattia di Crohn, come le altre MICI, non sono considerate malattie genetiche trasmissibili, anche se alcuni studi hanno dimostrato una predisposizione familiare. Nel caso della malattia di Crohn esiste infatti un maggior rischio (pari al 5%) di sviluppare questa patologia se a soffrirne è un componente del nucleo familiare.
L’uso dei farmaci
I medicinali più utilizzati per contrastare le manifestazioni della malattia di Chron sono i cortisonici e gli immunosoppressori. La loro somministrazione può essere continuata anche in gravidanza, sul cui andamento non hanno alcun effetto, fatta eccezione per il metotrexate, sconsigliato durante la gestazione.
Da qualche tempo sono disponibili anche in Italia anticorpi monoclonali per la terapia della malattia di Crohn, che colpiscono in modo mirato determinate proteine coinvolte nel processo infiammatorio, prodotte dalle cellule del sistema immunitario. Non esistono però ancora studi sufficienti a dimostrare la loro tossicità o meno durante l’attesa: la loro somministrazione in gravidanza è quindi controindicata.
Per quanto riguarda gli esami strumentali, in gravidanza va evitata l’esposizione a raggi X, mentre la risonanza magnetica viene considerata sicura, così come gli ultrasuoni. Possono essere tranquillamente eseguite anche le ecografie.
Naturalmente la gravidanza va seguita sia dal ginecologo (con un particolare controllo ostetrico nel terzo trimestre) sia dal gastroenterologo, meglio se in contatto tra di loro.