La risonanza magnetica

Esame non invasivo di diagnostica per immagini, la risonanza magnetica ha numerosissimi impieghi.

Che cos'è

Chiamata anche risonanza magnetica nucleare (RM oppure RMN), si tratta di una tecnica diagnostica introdotta verso gli inizi degli anni Ottanta, oggi impiegata in varie specialità: dalla neurologia alla gastroenterologia, dall'ortopedia alle varie specialità internististiche.

Mediante questo esame diagnostico è possibile acquisire immagini di organi e tessuti interni in tre dimensioni.

Questo consente di ottenere una risoluzione delle immagini molto più elevata di quella ottenibile con un'ecografia, e quindi informazioni dettagliate su strutture anatomiche diverse ma estremamente vicine, come ad esempio muscoli, tendini, cartilagini e osso.

Rispetto alla classica tomografia assiale computerizzata (meglio conosciuta con l’acronimo TAC), oltre a garantire una visualizzazione migliore, è anche decisamente meno invasiva e più sicura: al contrario di quest'ultima, come anche di radiografie e mammografie, la risonanza magnetica non utilizza radiazioni ionizzanti, ma sfrutta campi magnetici simili a quelli delle calamite (a intensità elevatissime) e onde a radiofrequenza analoghe a quelle impiegate per le trasmissioni televisive.

Come funziona?

Per tutta la durata della procedura (che dura tra i 30 e i 40 minuti) il paziente deve rimanere disteso e immobile all'interno della macchina, che di fatto è un enorme magnete a forma di tubo.

L'esame non è doloroso o invasivo, ma in alcuni pazienti può causare qualche disagio legato all'immobilità e alla claustrofobia. Un'altra fonte di fastidio sono spesso i forti rumori prodotti dalla macchina durante il funzionamento. Per rimediare, di solito sono forniti cuffie o tappi per le orecchie.

Va detto che oggi il disagio della claustrofobia è minore nelle nuove apparecchiature aperte (a basso campo) rispetto alla risonanza magnetica ad alto campo (a tunnel). In ogni caso è importante che chi soffre di forme gravi di claustrofobia o ansia, oppure di disturbi psichiatrici o neurologici, segnali il problema agli operatori di radiologia: in alcuni casi può essere utilizzata una sedazione farmacologica.

Un piccolo fastidio è anche legato a una certa sensazione di calore in alcune parti del corpo, alla percezione di pulsazioni o a contrazioni involontarie di alcuni muscoli: tutti problemi di lieve entità, che rientrano nella norma e che non devono preoccupare.

Se questi disturbi, così come la claustrofobia, durante l'esecuzione della procedura dovessero rivelarsi però importanti e insuperabili, è sempre possibile avvertire il personale per mezzo di un telecomando fornito al paziente: premendolo, gli operatori possono essere avvertiti e interrompere l'esame. Del resto il personale che manovra l'apparecchiatura ha sempre sotto controllo il paziente (lo osserva attraverso un vetro o per mezzo di telecamere) e dunque ha modo di intervenire tempestivamente.

Dal momento che l'esame è basato sulla produzione di un campo magnetico, è necessario che nulla di metallico sia introdotto nella sala della risonanza. Pertanto il giorno dell’esame i pazienti non devono usare cosmetici (in quanto possono contenere polveri ferromagnetiche), devono rimuovere tutti i gioielli e i fermagli per capelli metallici.

Vanno tolti anche fibbie, piercing e protesi dentarie, gli apparecchi per l'udito, le lenti a contatto, le parrucche e le protesi metalliche ortopediche. Ovviamente il personale verificherà che il paziente non porti con sé nella sala oggetti come orologi, carte magnetiche, cellulari, monete e qualsiasi cosa contenga metallo. Per evitare inconvenienti il paziente viene in ogni caso invitato a togliersi tutti i vestiti, ad esclusione della biancheria intima purché priva di parti metalliche, e a indossare un camice e calzari monouso.

Significato diagnostico

Come detto, la risonanza magnetica viene impiegata in moltissimi ambiti clinici: neurologia, oncologia, cardiologia, gastroenterologia e ortopedia. In quest’ultimo caso la risonanza magnetica è per esempio largamente impiegata per la diagnosi delle patologie del ginocchio, della spalla o della colonna vertebrale.

In alcuni contesti, come nello studio delle patologie muscolo-scheletriche oltre che del sistema nervoso centrale, del midollo spinale e del cervello, questo esame è più utile della Tac.

Le più recenti macchine per la risonanza magnetica consentono inoltre indagini più approfondite in ambiti come la cardiologia e ,in gastroenterologia, nello studio degli organi dell'addome. In particolare, grazie alla tecnica “a respiro sospeso”, è possibile superare l'inconveniente legato ai movimenti involontari del corpo (battito cardiaco, respirazione, peristalsi intestinale). In questo modo si può oggi ottenere una visione precisa, non influenzata dal movimento.

Chiunque può sottoporsi a una risonanza magnetica?

Ci sono alcune condizioni che non consentono di sottoporsi alla risonanza magnetica o che la rendono un esame quantomeno sconsigliato. Ecco le principali:

1. Gravidanza. Durante la gestazione l'esame non è controindicato, anche se è meglio evitarlo nelle prime 12 settimane, almeno se non indispensabile.


2. Pacemaker e apparecchiature impiantate. Non possono tassativamente sottoporsi a risonanza magnetica i portatori di pacemaker cardiaco o di neurostimolatori: il campo magnetico o le onde prodotte dall'apparecchiatura potrebbero alterarne il funzionamento.

3. Strutture metalliche. L'esame è vietato anche a chi, in seguito a interventi chirurgici, ha nel corpo strutture metalliche come stent, componenti ortopediche come chiodi e viti, valvole cardiache: il campo magnetico prodotto dalla macchina potrebbe provocarne uno spostamento di sede. In caso di dubbi potrebbe essere utile ricorrere a una radiografia preliminare per escluderne la presenza.

4. Schegge metalliche. Chi ha lavorato come tornitore, saldatore, carrozziere o simili dovrebbe fare attenzione alla possibilità di avere nel corpo, anche senza esserne consapevole, schegge metalliche. Stesso discorso per chi è stato vittima di incidenti importanti o di esplosioni: in questi casi è meglio informare gli operatori che potranno vietare l'esame, specie se queste parti si trovano vicino a organi vitali.

5. Tatuaggi. Non si tratta di un divieto assoluto: tutto dipende dalla grandezza e dalla collocazione del tatuaggio e dalla data di esecuzione. Anche in questi casi sarà il medico a decidere come procedere.

6. Protesi al cristallino per la cataratta. Nessun divieto assoluto, anche in questo caso. Tendenzialmente le protesi impiantate dopo il 1985 sono infatti considerate sicure per la risonanza. Per le protesi più vecchie è richiesta invece una certificazione dell'ospedale che ha effettuato l'intervento.

7. Dispostivi intrauterini (spirale). Non ci sono controindicazioni, anche se è consigliata una visita ginecologica dopo la risonanza per verificare che il dispositivo non si sia spostato.

8. Anemia falciforme. Occorre valutare attentamente caso per caso per decidere se l'esame è compatibile o meno con questa patologia del sangue in quanto esiste il rischio di formazione di trombi ematici durante l'esposizione al campo magnetico.

I mezzi di contrasto

In alcuni casi il medico può richiedere che l'esame sia condotto con l'utilizzo di un mezzo di contrasto. In questo caso, prima dell'esecuzione, al paziente viene iniettato in vena una sostanza, detta paramagnetica, derivata del gadolinio.

Distribuendosi nei vasi sanguigni e negli organi, ne altera temporaneamente le proprietà molecolari modificando le immagini ottenute. Questa tecnica è utile per visualizzare i vasi e le lesioni degli organi, in particolare in caso di patologie infiammatorie e di tumori.

L’impiego del mezzo di contrasto nel corso della risonanza magnetica comporta un allungamento dei tempi di esecuzione che va in genere dai 5 ai 20 minuti. Generalmente il mezzo di contrasto è ben tollerato, anche se è bene prestare attenzione nei pazienti che hanno avuto precedenti reazioni ai mezzi paramagnetici. Pur essendo molto rare le reazioni allergiche, in alcuni casi può essere eseguita una preparazione nei giorni precedenti a base di farmaci antiallergici.

Unico caso che può precludere la possibilità di una risonanza magnetica con mezzo di contrasto è una rara patologia, chiamata fibrosi nefrogenica sistemica, legata all’accumulo di gadolinio in pazienti con insufficienza renale grave. Per questo, prima di una risonanza, è sempre richiesto di valutare lo stato della funzionalità renale con il dosaggio, per mezzo di un prelievo di sangue, della creatininemia. Oltre a questo esame, non è richiesta alcuna preparazione specifica per effettuare la risonanza magnetica con metodo di contrasto.

Unica raccomandazione per le donne che allattano è quella di raccogliere e conservare prima dell'esame il latte necessario per le 24 ore successive all'indagine diagnostica, da somministrare con il biberon per evitare il rischio che il gadolinio passi al piccolo. È invece consentito assumere le abituali terapie farmacologiche secondo l’indicazione del proprio medico.

Va comunque precisato che recentemente l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha imposto nuove regole sull'impiego dei mezzi paramagnetici a base di gadolinio: a partire dal 28 febbraio è infatti sospeso in Italia l’utilizzo di alcuni comuni prodotti basati su questa sostanza. La decisione deriva da una revisione condotta dall’Agenzia europea dei medicinali che ha confermato che, a seguito dell’uso dei mezzi di contrasto, si verifica un accumulo di piccole quantità di gadolinio nei tessuti cerebrali. A oggi non esistono evidenze che i depositi di gadolinio nel cervello causino danni ai pazienti, tuttavia non essendo noti nemmeno i rischi a lungo termine l’Ema ha raccomandato che l'uso di questi mezzi di contrasto sia sospeso in tutta l'Unione europea con alcune specifiche eccezioni per l’impiego nelle scansioni del fegato.

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