L’emofilico in vacanza

I progressi nella terapia dell'emofilia permettono a chi ne soffre di allontanarsi da casa senza alcun problema: basta partire mettendo in valigia tutto ciò che può servire in caso di emergenza.

L'emofilia è una malattia che richiede particolari attenzioni nella vita di tutti i giorni: piccoli traumi o ferite possono infatti dar luogo a importanti sanguinamenti.

Tuttavia, questa situazione non deve compromettere la qualità della vita degli emofilici che, con qualche accorgimento nello stile di vita e grazie alle terapie attuali possono svolgere molte attività e, perché no, concedersi anche un viaggio lontano da casa.

L'importante è che ogni emofilico sia consapevole del livello di gravità della propria malattia e che sia pronto ad affrontare le situazioni di emergenza.

La valigia per ogni evenienza

La prima cosa da non dimenticare a casa è l’attestato del centro per la cura dell’emofilia, che, come una sorta di patentino, aiuta qualsiasi medico chiamato a prestare soccorso nella gestione dell’urgenza.

Dato che la terapia consiste nella somministrazione del fattore di coagulazione la cui mancanza favorisce i sanguinamenti, in previsione di un viaggio potrebbe essere utile effettuare un trattamento preventivo.

Questo è importante soprattutto quando si prevede che non sia possibile assumere prontamente il farmaco o raggiungere velocemente un ospedale in caso di emergenza.

Prima di partire sarebbe meglio farsi prescrivere dal medico del centro specializzato la dose di terapia necessaria per coprire il periodo di vacanza.

Oggi esistono formulazioni di fattore VIII sia da emoderivati ultrapuri, sia ottenuti tramite tecniche di ingegneria genetica, sicure e maneggevoli e che possono essere portate con sé durante i viaggi.

Non solo, alcuni di questi nuovi prodotti possono essere conservati a temperatura ambiente (inferiore ai 25 °C) e fino a un anno prima della scadenza; e presentano anche altri vantaggi quali il piccolo volume di ingombro e un sistema di ricostituzione senza aghi esposti, che permette di preparare l’infusione in completa sicurezza e praticità e anche in quei luogi, come per esempio un campeggio, non propriamente a prova di sterilità. In alternativa è sempre preferibile scegliere siringhe e aghi monouso.

Altri farmaci da portare in vacanza

La valigetta dei medicinali del viaggiatore emofilico dovrebbe contenere anche altri farmaci.
Chi è affetto da emofilia in forma lieve, ad esempio, dovrebbe portare con sé la “desmopressina”, una molecola che aumenta i livelli endogeni di fattore VIII proteggendo quindi, in questi casi, da emorragie incontrollate.

Altri farmaci, come l'acido tranexamico e l'acido amino caproico, conosciuti come antifibrinolitici, sono invece utili in caso di ferite aperte o emorragie orali.

Conviene poi, portare con sé un antidolorifico, come per esempio il paracetamolo, in modo da non correre il rischio di assumere per sbaglio sostanze, come l’acido acetilsalicilico o altri antinfiammatori, che possono aumentare il rischio di sanguinamenti.

Per ridurre gli ematomi provocati da botte e traumi di vario tipo possono essere utilizzate creme e altri preparati a base di arnica, escina e bromelina, una combinazione di principi attivi che lenisce il dolore, promuove il riassorbimento di liquidi e si prende cura dei vasi lesionati.

Infine, meglio non dimenticare a casa farmaci antistaminici o cortisonici contro le allergie, un antibiotico contro le infezioni, un antiperistaltico contro i disturbi intestinali, garze sterili, cerotti, bende e una borsa del ghiaccio.

Quando è necessario, il pronto soccorso

Anche se non si è dimenticato a casa nulla, alcune situazioni richiedono il pronto intervento di personale sanitario. Infatti, in caso di comparsa di cefalea intensa, dolori ai muscoli o alle articolazioni, sangue nelle urine o nelle feci occorre recarsi al più vicino pronto soccorso per scongiurare complicazioni e situazioni ancora più a rischio.

Silvia Soligon
Silvia Soligon
Romana di adozione, è nata a Milano, dove ha conseguito la laurea in Scienze biologiche e il dottorato di ricerca in Scienze genetiche e biomolecolari. Ha poi continuato a lavorare nell’ambito della ricerca scientifica prima all’Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” di Novara, poi all’Università “La Sapienza” di Roma.   Nella capitale ha proseguito il suo percorso formativo con un master in Scienza dell’alimentazione e dietetica applicata. Sempre a Roma si è specializzata nell’ambito del giornalismo e della comunicazione scientifica, conseguendo il master “Le scienze della vita nel giornalismo e nelle politiche istituzionali” dell'Università "La Sapienza".    Iscritta all'Ordine nazionale dei Biologi e all'Ordine dei giornalisti è socia di Unamsi (l’Unione Nazionale Medico Scientifica di Informazione). Dal 2008 collabora con diverse testate giornalistiche e siti web per la produzione di contenuti riguardanti tematiche medico-scientifiche. Musica e cibo sono le sue grandi passioni. Oggi divide il suo tempo tra la scrittura, il lavoro di nutrizionista e i concerti.

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