DOMANDA
A mio figlio di 3 anni è stato prescritto ferro in pastiglie per problemi di anemia. Come "tutti" i bambini, mangia poco e quello che gli piace. È facile dire che al bambino bisogna far mangiare carne di cavallo, pesce, legumi ecc, ma di fatto è difficile. Così gli è stato dato un integratore che sta prendendo da 5 mesi e che seocondo me (analisi alla mano) oltre a non aumentargli i livelli di ferro lo sta rendendo stitico. La mia perplessità è che 5 mesi siano decisamente troppi. Mi sbaglio? Non ci sono altri rimedi?
RISPOSTA DELL'ESPERTO
Risponde: Marina Battaglioli, Pediatra e neonatologa
Cinque mesi di integratore a base di ferro dovrebbero portare a una remissione dell'anemia. Il ferro di deposito difficilmente è alto nel bambino: usa tutto il ferro che ha per la sua crescita. Non utilizzi, dunque, il livello di ferritina (ferro di deposito) come indicatore della riuscita della terapia, ma i valori di emoglobina (indice di eventuale anemia). Se quelli sono rientrati nella norma o, comunque, si sono alzati, la terapia è stata efficace. In caso contrario le consiglio di rivolgersi al suo pediatra per capire perché il suo bambino non assorbe il ferro. Il ferro, comunque, viene assorbito con molta difficoltà dal nostro intestino (circa il 5% di quello che introduciamo con la dieta), per reintegrare uno stato carenziale è dunque necessario che la terapia sia prolungata: 5 mesi sono la terapia media da prescrivere. Alcune associazioni alimentari aumentano l'assorbimento di ferro: la vitamina C e il vino rosso, per esempio, cioè unire una bistecca o un piatto di legumi a una spremuta d'arancia a fine pasto (o un bicchiere di vino rosso, per gli adulti) fa aumentare l'assorbimento del ferro. Al contrario, il te lo riduce: chi è anemico dovrebbe berne poco.
Marina Battaglioli
Pediatra e neonatologa
Dirigente medico di 1° livello c/o Patologia Neonatale – Nido P.O. Buzzi.
Laureata in Medicina e Chirurgia a Milano nel 1990, opera fino al 1994 come studente interna prima e poi come specializzanda presso la Clinica De Marchi e la Clinica Mangiagalli dell’Università degli Studi di Milano dove consegue la specializzazione in Pediatria Generale nel 1994 e in Neonatologia nel 1996.
Tra il 1994 e il 1996 è titolare di una borsa di studio per il Trasporto Neonatale d’Emergenza presso il reparto di Patologia Neonatale della Clinica Mangiagalli, dove opera fino al 1998. Tra il 1998 e il 2000 presta la propria opera al Nido dell’Ospedale S.Giuseppe di Milano prima e poi alla Divisione di Pediatria e Patologia Neonatale dell’Ospedale “Valduce” di Como.
Dal 2000 assume l’incarico a tempo indeterminato presso il reparto di Patologia Neonatale e Nido dell’Ospedale Buzzi, attualmente è Dirigente medico di 1° livello.