Secondo una ricerca Assosalute ancora troppi italiani prendono sotto gamba i malanni stagionali. Gli esperti raccomandano prevenzione e uso razionale dei farmaci.
È un terzetto ben assortito di virus influenzali, quello che sta per colpirci. Si chiamano: AVictoria H3N2, il più aggressivo, ACalifornia H1N1 e BMassachussetts.
A differenza degli anni precedenti, tuttavia, non dovrebbero creare troppi danni: secondo gli esperti il numero di italiani colpiti dall’influenza sarà inferiore a quello dello scorso anno.
Previsioni a parte, come si stanno preparando i cittadini? Se lo è chiesto Assosalute, l’Associazione nazionale farmaci di automedicazione, che ha condotto un’indagine per capire qual è il loro rapporto con l’influenza e ha presentato i risultati in conferenza stampa.
Tre diversi modi di percepire il malanno invernale
Sono tre le categorie emerse: i “razionali”, gli “ansiosi” e i “tranquilli”. Quattro su sette italiani appartengono al gruppo dei razionali: per curare l’influenza si affidano principalmente ai farmaci da banco (54%), ma anche ai vecchi rimedi della nonna (39%) o cercano di riguardarsi di più restando in casa. Per questa categoria, il medico (49%) e il farmacista (31%) sono i referenti principali a cui rivolgere domande o dubbi.
Gli “ansiosi” (17%) sono per lo più donne tra i 35 e i 44 anni che pur di non fermarsi di fronte all’influenza, cercano soluzioni su internet o ricorrono addirittura agli antibiotici (35%) senza consultarsi con il medico.
I tranquilli (40%) sono infine coloro che aspettano, gli attendisti: non fanno praticamente nulla lasciando fare all’influenza il suo decorso. Sono soprattutto uomini.
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Automedicazione, il pilastro dei trattamenti
Secondo Fabrizio Pregliasco, infettivologo dell’Università di Milano intervenuto alla conferenza stampa, «per la stragrande maggioranza dei casi, i farmaci di automedicazione sono il pilastro principale del trattamento delle sindromi influenzali e parainfluenzali».
A patto che sia responsabile: «Occorre utilizzare questi farmaci per attenuare i sintomi, seguire l’andamento della malattia e consultare il medico se le cose non migliorano dopo 4-5 giorni».
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