I sintomi dell’endometriosi vengono spesso sottovalutati o scambiati per le manifestazioni di altre patologie.
L'endometriosi è una delle patologie più insidiose che colpiscono le donne. Difficile da individuare, può peggiorare drasticamente la qualità di vita di chi ne soffre, diventando in molti casi un disturbo invalidante.
Quante donne colpisce?
In Italia il 5% delle donne è affetta da endometriosi, per un totale di circa 3 milioni di pazienti. La patologia colpisce maggiormente tra i 25 e i 35 anni, ma può comparire anche in fasce d'età più basse.
Si tratta di un disturbo che si può manifestare già alla prima mestruazione (menarca) e accompagnare la donna per tutte l'età fertile, fino alla menopausa.
Arrivare a una diagnosi corretta è però difficile e, in molti casi, trascorrono diversi anni tra la comparsa dei primi sintomi e la definizione della patologia.
Che cos'è l'endometriosi?
Quando l'endometrio, il tessuto che normalmente dovrebbe ricoprire la cavità uterina femminile, si sviluppa al di fuori di questa sede, si può parlare di endometriosi.
Nella maggior parte dei casi, questa malattia è caratterizzata dalla proliferazione del tessuto endometriale, che può arrivare a estendersi a livello del basso ventre e degli organi pelvici come ovaie, tube di Falloppio, peritoneo, intestino e vescica. Più raramente le cellule endometriali raggiungono altre zone dell'organismo, come polmoni e cute.
La presenza dell'endometrio a livello di altri organi può provocare disturbi come infiammazione, sanguinamento, aderenze e formazione di cicatrici.
Endometriosi e ciclo mestruale
Il tessuto endometriale ecotpico, ovvero localizzato al di fuori dell'utero, continua a essere soggetto alla stimolazione ormonale e, quindi, al ciclo mestruale. Questo significa che, ogni mese, va incontro alle modificazioni provocate dall'oscillazione ciclica di ormoni come estrogeni e progesterone: in particolare, le cellule endometriali impiantate in sedi anomale subiscono un ispessimento per poi sfaldarsi, facendo fuoriuscire sangue durante le mestruazioni, nello stesso modo in cui ciò avviene al tessuto normalmente presente nell'utero.
Tuttavia, se il sangue presente nella cavità uterina in seguito alla normale rottura dell'endometrio può fuoriuscire dal corpo attraverso la vagina, lo stesso non accade per il sanguinamento prodotto dal tessuto endometriale “ectopico”. Il sangue rimane infatti intrappolato nella zona pelvica, producendo infiammazione dei tessuti circostanti e la formazione di tessuto cicatriziale e aderenze.
Endometriosi e infertilità
L'endometriosi può causare nel 30-40% dei casi una ridotta fertilità che, in situazioni più gravi, può trasformarsi in vera e propria sterilità.
Considerando che i sintomi peggiorano nel tempo, se una donna affetta da questa patologia desidera avere figli, è consigliabile che lo faccia in età più giovane, per aumentare sia le proprie possibilità di rimanere incinta, sia di portare a termine la gravidanza con successo.
In alcuni casi, l'intervento chirurgico per la rimozione del tessuto endometriale localizzato in sedi anomale favorisce la gestazione, ma in altri potrebbe essere utile considerare di ricorrere a tecniche di fecondazione assistita. Sarà il ginecologo a consigliare la soluzione più adatta a ogni singola paziente, tenendo conto di fattori come età e gravità della patologia.
Quali sono i sintomi dell'endometriosi?
Sono diversi i sintomi che possono presentarsi in caso di endometriosi in quanto dipendono anche dalla gravità della patologia e dalla posizione in cui le cellule endometriosiche si sono impiantate.
A ogni sanguinamento, questo tessuto arreca un danno agli organi circostanti, provocando infiammazione e dolore. Si tratta di una sintomatologia che peggiora nel tempo ed è quindi fondamentale individuare l'endometriosi più precocemente possibile.
Le donne che soffrono di questa malattia riferiscono:
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dolore mestruale (dismenorrea)
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dolore durante i rapporti sessuali (dispareunia)
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dolore alla minzione e alla defecazione, a volte accompagnato dalla comparsa di sangue nelle urine o nelle feci.
Il dolore pelvico può essere cronico e persistente, ma di solito i disturbi si aggravano con l'arrivo delle mestruazioni e nei giorni precedenti e successivi.
Alcune donne descrivono anche la presenza di sintomi come:
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debolezza (astenia)
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lieve ipertermia, che può accentuarsi in periodo mestruale
Le teorie dell'endometriosi: quali sono le cause?
La causa esatta di questa patologia al momento non è ancora chiara. Esistono però alcune ipotesi al riguardo.
Quella più diffusa riguarda la cosiddetta mestruazione retrograda: questo processo si verifica quando il sangue mestruale, contenente cellule endometriali, fluisce “indietro” attraverso le tube di Falloppio, fino alla pelvi, invece di uscire dal corpo tramite l'apertura vaginale. In questo modo, piccole parti di endometrio riuscirebbero a impiantarsi al di fuori della cavità uterina.
Un'altra teoria suggerisce che alcuni ormoni siano in grado di indurre la trasformazione di cellule peritoneali in cellule endometriali.
È anche possibile che questa patologia sia provocata dalla presenza di cicatrici, a loro volta causate da interventi chirurgici, come per esempio il parto cesareo.
Endometriosi o altro?
Questa malattia viene spesso confusa con altri disturbi che provocano dolore pelvico, come per esempio:
- patologie infiammatorie della pelvi
- presenza di cisti ovariche
In alcuni casi, l'endometriosi viene scambiata anche con la sindrome del colon irritabile, una condizione clinica che causa diarrea, costipazione e crampi addominali. Si tratta di una patologia che può verificarsi in contemporanea con l'endometriosi, rendendo quindi ancora più complicato effettuare una diagnosi corretta.
Adenomiosi vs endometriosi: quali differenze?
Un caso particolare si verifica quando il tessuto endometriale invade le pareti muscolari dell'utero: si parla quindi di endometriosi interna o adenomiosi, da non confondere con l'endometriosi propriamente detta, dove questo tessuto si estende ad altre aree.
Si tratta sempre di una proliferazione di tipo benigno. Anche questa patologia può provocare disturbi simili a quelli causati dall'endometriosi vera e propria, come:
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dolore durante i rapporti sessuali
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sanguinamento eccessivo durante le mestruazioni
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perdite e sanguinamenti uterini.
Il trattamento può essere di tipo farmacologico o chirurgico.
Come arrivare a una diagnosi?
In presenza di un sospetto di endometriosi, la prima cosa da fare è parlare con il proprio medico, meglio ancora con il ginecologo.
Per prima cosa si effettuerà un esame pelvico: lo scopo è quello di valutare, attraverso la palpazione manuale, l'eventuale presenza di cicatrici o cisti.
In seguito, il ginecologo può decidere di prescrivere alcuni esami, tra cui:
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ecografia trans-vaginale o trans-rettale, svolta mediante una sonda a ultrasuoni che viene inserita attraverso la vagina o il retto e permette di visualizzare le strutture anatomiche della pelvi
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ecografia pelvica, che permette di verificare la presenza di lesioni all'utero, alle ovaie o alle tube
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laparoscopia, che, attraverso l'introduzione di una sonda ottica in una piccola incisione vicino all'ombelico, permette la visione della cavità addominale, senza la necessità di aprire l'addome con un intervento chirurgico invasivo. Dura di solito mezz'ora, viene svolta in anestesia generale in regime di day-hospital e permette anche di classificare la gravità delle lesioni.
Se questi esami danno esito negativo, non significa necessariamente che non si tratti di endometriosi. Lo specialista potrebbe infatti scegliere di procedere con ulteriori accertamenti, per esempio tramite:
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risonanza magnetica nucleare, per individuare l'eventuale presenza di lesioni endometriosiche del nervo sciatico
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dosaggio del CA-125, un antigene che può essere alterato in presenza di una serie di patologie (infiammazioni, tumori, ecc.); se presente ad alti livelli, tuttavia, può essere indicativo anche di endometriosi
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clisma opaco e/o rettocolonscopia, per valutare la presenza di cellule endometriali nel setto retto vaginale
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ecografia renale, utile per valutare un possibile coinvolgimento dell'apparato urinario
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cistoscopia, raccomandata come ulteriore accertamento diagnostico in presenza di sintomi urinari, quali difficoltà nell'urinare.
Terapie per l'endometriosi
Una cura definitiva per questa patologia al momento non esiste. Tuttavia, vi sono diverse opzioni di trattamento per aiutare le donne ad avere una migliore qualità della vita.
La scelta della terapia viene effettuata prendendo in considerazione diversi aspetti, tra cui la gravità della patologia, il dolore avvertito dalla paziente e l'eventuale desiderio di rimanere incinta.
Le terapie farmacologiche si basano su:
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farmaci antinfiammatori per ridurre il dolore
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ormoni e pillola anticoncezionale, utilizzati per regolarizzare il ciclo mestruale e ridurre la proliferazione mensile dell'endometrio e il dolore nei casi di endometriosi molto leggera
Esistono poi approcci chirurgici, come:
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interventi per la rimozione del tessuto endometriale sviluppato in sedi anomale, effettuato senza danneggiare gli organi riproduttivi
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isterectomia totale, un intervento consigliato solo nei casi più gravi o se le altre terapie non hanno sortito effetti.
Quali fattori di rischio?
Esistono alcuni fattori che possono far aumentare il rischio di sviluppare endometriosi, tra cui:
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familiarità: le donne che hanno la madre o una sorella affette da endometriosi hanno un rischio sette volte maggiore di svilupparla
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età: questa patologia può colpire in diverse fasi della vita, ma è più frequente tra i 25 e i 40 anni
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gravidanza: sembra che per le donne che hanno avuto almeno un figlio sia minore il rischio di andare incontro a endometriosi o che la malattia già presente peggiori
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storia clinica di mestruazioni difficili: se il menarca (la prima comparsa delle mestruazioni) si verifica a un'età precoce, se le perdite sono molto abbondanti o molto scarse, il rischio di endometriosi potrebbe essere superiore.
Campanelli d'allarme: parlarne con lo specialista
Diagnosticare questa malattia in modo corretto è difficile. Da una parte, i sintomi che la caratterizzano sono, come abbiamo visto, comuni ad altri disturbi. Dall'altra, bisogna considerare che molte donne faticano ancora oggi a parlare esplicitamente di eventuali problemi all'apparato genitale. Si tratta spesso di un argomento che desta vergogna e che può essere difficile da affrontare in modo chiaro e aperto perfino con il proprio ginecologo.
In alcuni casi, inoltre, si ha la sensazione che il proprio dolore sia "parte dell'essere una donna" e alcune persone possono sottostimare un sintomo, considerandolo come normale.
Tuttavia, è fondamentale prendere coscienza del proprio corpo e rivolgersi a uno specialista nel caso in cui si sospetti l’endometriosi. Bisogna tenere a mente che dolori mestruali insoliti o fastidi durante i rapporti sessuali non devono essere taciuti. Potrebbero infatti essere indicatori di patologie che devono essere affrontate in tempi rapidi.