In caso di dolore intercostale è necessario analizzarne le caratteristiche, come durata e intensità, per individuarne la causa.
Benché venga spesso utilizzato come una definizione diagnostica, il termine “dolore intercostale” è alquanto vago. Un po’ come parlare di raffreddore, una condizione caratterizzata da numerosi sintomi, non tutti necessariamente limitati al distretto nasale.
Il dolore intercostale, infatti, è un dolore toracico che, oltre a prestarsi a errori o imprecisioni di localizzazione, può interessare molteplici strutture (ossa, muscoli, legamenti, nervi), essere provocato da svariate cause e manifestarsi in momenti diversi: a riposo, durante la respirazione o con il movimento.
Come scoprirne la causa
Innanzitutto è bene valutare la storia clinica del paziente (interventi chirurgici pregressi, malattie cardiopolmonari, traumi), in particolare quella recente, prestando attenzione agli eventi acuti e alla rapidità di insorgenza del dolore stesso. Per esempio, la comparsa dopo una caduta oppure a seguito di un’intensa attività sportiva o motoria (inclusi sforzi fisici compiuti in ambito domestico o professionale) orienta rispettivamente verso una possibile frattura/incrinatura/contusione costale oppure verso uno stiramento muscolare.
Un episodio improvviso facilmente diagnosticabile è il pneumotorace, che può avvenire non solo a seguito di un trauma perforante la pleura (spesso la rottura di una vescicola o di una bolla in pazienti anziani con broncopneumopatia cronica ostruttiva) ma anche in maniera spontanea in alcuni individui predisposti (soprattutto di giovane età). Il pneumotorace si manifesta con dolore e soprattutto con la mancata espansione della metà del torace interessata, dovuta al collasso del polmone.
Ben diverso è invece il caso di un individuo fumatore o affetto da un’infezione respiratoria e/o da tosse, in cui un dolore intercostale suggerisce una possibile complicazione a carico delle vie aeree inferiori. Di tali complicazioni sono un esempio la polmonite, ovvero l'infezione delle cavità (alveoli) e dei tessuti polmonari che insorge con respiro affannoso, brividi, febbre e freddo, e la pleurite, un'infiammazione ( per lo più di origine virale) della membrana che riveste i polmoni (la pleura), che causa dolore durante la respirazione e tosse.
Bisogna poi ricordare che l’artrosi (una malattia articolare degenerativa) può colpire anche le articolazioni tra costole e sterno e che le cartilagini costali possono andare incontro a infiammazione (in questo caso si parla di costocondrite).
Altre cause di dolore intercostale possono essere una nevralgia erpetica (un'infezione virale), confermata dall’eruzione cutanea varicelliforme tipica dell’herpes zoster, oppure un’ernia discale, che con il suo effetto compressivo sulla radice spinale può evocare un dolore che si irradia orizzontalmente, associandosi al mal di schiena.
Da non confondere con il dolore intercostale
Una precisazione doverosa riguarda due situazioni che non devono essere confuse con il dolore intercostale: l’angina pectoris e il reflusso gastroesofageo.
Vediamo, allora, a cosa sono dovuti e come si manifestano.
La prima è una sindrome clinica, tipicamente scatenata da sforzo fisico o da stress psicologico, che si manifesta con un dolore appena fastidioso, capace però di evolvere, nel giro di poco, in un grave senso di oppressione della cassa toracica. Una volta insorto, poi, il dolore si irradia alla spalla sinistra, al braccio e alle dita, e risale lungo la schiena fino a raggiungere la gola, la mascella e i denti. Spesso, le persone che ne soffrono ne forniscono una descrizione imprecisa, che può risultare fuorviante per lo specialista a cui spetta il compito di formulare la diagnosi. Per questa ragione il medico, dopo aver valutato i sintomi, prescrive un elettrocardiogramma, talvolta associato a una prova da sforzo, oppure a esami di diagnostica per immagini (ecocardiografia, scintigrafia o risonanza magnetica).
Il secondo, invece, è una condizione patologica che si manifesta con un dolore localizzato nella parte centrale del torace o in quella superiore della schiena, talvolta associato a bruciore sotto lo sterno (descritto come bruciore di stomaco), mal di gola, tosse o raucedine. Diversamente che nel caso della patologia cardiovascolare, però, la diagnosi è più semplice se si riscontra la sintomatologia completa. In caso di dubbio, possono rendersi necessari test specifici, come l'esame endoscopico dell'esofago e la biopsia di un campione di tessuto parietale (prelevato durante l'esplorazione).
Cause | Manifestazioni | |
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Angina pectoris | Riduzione improvvisa dell’irrorazione cardiaca che, pur non provocando un infarto, rappresenta un’importante spia d’allarme | Dolore simile a una stilettata, insorge in occasione di attività fisica intensa e porta l’individuo a fermarsi istintivamente, in attesa della sua risoluzione |
Reflusso gastroesofageo | Risalita di materiale acido dallo stomaco nell’esofago | Bruciore dietro lo sterno, di solito in fase digestiva e con maggior frequenza nelle ore serali |
Come alleviarlo
Il riposo e gli antinfiammatori sono indicati nelle forme acute di lieve entità o non complicate, mentre il sospetto o la presenza di altre patologie può imporre l’esecuzione di indagini diagnostiche mirate (per esempio esami del sangue, radiografia, tomografia o risonanza magnetica) e il conseguente ricorso ad analgesici e a trattamenti specifici.