Oggi è possibile una gravidanza anche per chi soffre di sclerosi multipla. Ma va programmata insieme al ginecologo e al neurologo.
Ogni anno quattro donne su dieci con la sclerosi multipla hanno una gravidanza. È un bel traguardo. Fino a 20 anni fa, infatti, tra i consigli che venivano dati al momento della diagnosi di questa importante malattia cronica del sistema nervoso centrale, c’era quello di non avere figli.
«Il merito è delle maggiori conoscenze sulla patologia», interviene Lucia Moiola, coordinatore del Centro sclerosi multipla, Dipartimento di neurologia, Istituto scientifico San Raffaele di Milano. «Oggi sappiamo che la gravidanza rappresenta un vero e proprio “break” dalla malattia. Si allontana infatti temporaneamente il rischio di ricadute, grazie soprattutto dei cambiamenti ormonali caratteristici di questo periodo».
Prima della gravidanza
Per chi vorrebbe avere un bimbo, il primo passo è condividere questo desiderio con il proprio specialista. «La sclerosi multipla non influenza in modo significativo la fertilità rispetto alla popolazione generale, ma è meglio programmare la gravidanza. Ci sono infatti farmaci che si possono sospendere a concepimento avvenuto dal momento che non ci sono rischi di malformazione per il feto – spiega l’esperta – mentre altri vanno sospesi prima per dare il tempo all’organismo di smaltire il principio attivo».
Durante la gravidanza
La grande spada di Damocle per chi soffre di sclerosi multipla è il timore di una ricaduta. Ma per fortuna durante i nove mesi di attesa sono rare.
«La donna deve essere seguita dal ginecologo insieme allo specialista neurologo», chiarisce Lucia Moiola. «I controlli sono pressoché gli stessi che vengono effettuati a chi non ha la malattia. In più, ci sono le visite dal neurologo, ma nessun esame specialistico, come la risonanza magnetica, tranne in casi eccezionali e comunque da effettuare il più vicino possibile alla data del parto».
Il parto e l’allattamento
Il parto può avvenire come per tutte le donne per via naturale, a meno che non ci siano motivi ostetrici che suggeriscano il contrario. Solo in rari casi, in presenza di particolare disabilità, la sclerosi multipla può influenzare la decisione di procedere con un parto cesareo.
«Dopo il parto la donna è combattuta tra il desiderio di allattare e il timore di una rapida ripresa della malattia», spiega l’esperta. «Al momento però non abbiamo ancora certezze a tal proposito: secondo alcuni studi con l’allattamento si verifica un prolungamento dell’effetto protettivo ottenuto in gravidanza, mentre per altri purtroppo no».
Nessun divieto dunque all’allattamento, ma è necessaria la massima allerta ed è opportuno valutare la scelta caso per caso. In linea di massima, l’allattamento al seno è sconsigliabile nelle donne che hanno avuto attacchi durante la gravidanza o che presentavano una malattia molto attiva prima della gravidanza. In questi casi, inoltre, la terapia va ripresa il più presto possibile.