- Cos’è
- Cause
- La cardiopatia ipertensiva
- Sintomi comuni
- Diagnosi
- Complicazioni
- Le cure
- Alimentazione
- Quando consultare il medico
Cos’è
Si intende per cardiopatia qualsiasi malattia che interessa il cuore, sia essa di tipo strutturale (anatomico), oppure funzionale. Appartengono alla categoria delle cardiopatie per esempio le patologie che interessano le valvole del cuore (stenosi o prolasso), le malformazioni congenite e tutte quelle malattie che possono alterare il funzionamento della pompa cardiaca, compresi l’infarto miocardico e l’ischemia.
Le cardiopatie si dividono in congenite, se presenti fin dalla nascita, o acquisite, quando insorgono successivamente.
Quelle congenite sono classificate in "severe" (tra cui quelle cianotizzanti, nelle quali il neonato ha un colorito bluastro), "moderate" e "lievi".
Cardiopatie severe | Richiedono intervento intensivo e tempestivo |
Cardiopatie moderate | Richiedono un trattamento meno intensivo o sono diagnosticate dopo i primi mesi di vita |
Cardiopatie lievi | Possono non provocare sintomi e spesso si risolvono spontaneamente |
Le persone obese, diabetiche e ipertese sono a maggior rischio di sviluppare cardiopatie acquisite.
A volte il termine cardiopatia è impiegato come sinonimo di cardiomiopatia, e viceversa. Si tratta però di condizioni diverse. Il termine cardiomiopatia si riferisce alle patologie che riguardano il miocardio, cioè il muscolo cardiaco, senza che sia presente un cattivo funzionamento dell’organo. Con “cardiomiopatie” si intende invece una categoria più ampia, che include tra le altre anche le cardiomiopatie.
Le cardiomiopatie non sono rare, e sono responsabili di buona parte dei decessi per malattie cardiovascolari. Per esempio, la cardiomiopatia ipertrofica è la causa più comune delle morti improvvise nei giovani al di sotto dei 35 anni di età. La cardiomiopatia dilatativa e quella ischemica sono invece le malattie per le quali a volte si rende necessario un trapianto cardiaco.
Cause
Le cardiopatie congenite possono avere origine genetica, oppure essere dovute all'esposizione della madre a fattori ambientali dannosi, come radiazioni, abuso di alcol, farmaci e inquinanti, o a malattie infettive contratte durante i primi mesi di gravidanza. Altro fattore di rischio è se la madre soffre di diabete mellito.
Le cause delle cardiopatie acquisite sono estremamente varie. Possono essere una conseguenza di infezioni batteriche o virali, di malattie reumatiche, tumorali, di una pregressa insufficienza renale o di intossicazioni.
Molto spesso sono legate a stili di vita sbagliati, che favoriscono l'obesità, il diabete e l'ipertensione.
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La cardiopatia ipertensiva
La cardiopatia ipertensiva è una patologia a carico del muscolo cardiaco che con il passare del tempo evolve nello scompenso cardiaco.
L’ipertensione arteriosa è la causa principale della cardiopatia ipertensiva. Se i valori pressori non sono tenuti sotto controllo con le opportune terapie farmacologiche, il cuore si trova a dover eseguire un sovraccarico di lavoro per far fronte al quale si adatta innescando un processo di dilatazione. Questo fenomeno porta il cuore a un aumento delle dimensioni e a un ispessimento delle pareti. Il battito inoltre diventa più veloce, compaiono tachicardia e aritmie.
Questo processo di modificazione altera la funzione del cuore che a lungo andare “si sfianca”. L’estrema conseguenza è l’insufficienza cardiaca, dall’esito anche letale; si tratta in genere di una evoluzione graduale e progressiva, che si attua nel corso di anni.
I valori della pressione arteriosa sono considerati eccessivi quando superiori ai 140 millimetri di mercurio (mmHg) per la massima ed i 90 mmHg per la minima (vedi tabella per classificazione Oms).
La pressione è influenzata da fattori di rischio sui quali non è possibile intervenire - familiarità, predisposizione genetica, età avanzata - e da aspetti modificabili: fumo, alimentazione troppo ricca in sale, obesità aterosclerosi, diabete e scarsa attività fisica.
Esistono comunque altri elementi che possono aggravare o causare la cardiopatia ipertensiva, rendendo l’organo troppo rigido per pompare il sangue adeguatamente. Al di là dei fattori genetici e della familiarità per ipertensione contano l’età e condizioni molto spesso legate a stili di vita sbagliati: obesità, diabete, fumo, abuso di alcool, dieta.
In generale la pressione alta non controllata può portare nel tempo a gravi conseguenze, tra le quali infarto, aneurisma aortico, malattia renale cronica. L’ipertensione è associata anche alla cardiopatia ischemica, che si verifica quando l’apporto di ossigeno al cuore non è sufficiente, anche se in questo caso la causa più comune è l’aterosclerosi e il conseguente restringimento delle arterie.
Sintomi comuni
Non sempre una cardiopatia manifesta sintomi evidenti. Tra quelli più comuni ci sono:
- dispnea, cioè una difficoltà respiratoria a riposo o sotto sforzo
- “fame d'aria”
- dolore toracico (angina), causato da un’elevata domanda da parte del cuore a seguito di uno scarso afflusso di sangue a livello delle arterie coronariche
- gonfiore alle caviglie e alle gambe
- palpitazioni.
In generale inoltre gli individui affetti da cardiopatia ipertensiva avvertono un progressivo senso di astenia e affaticamento durante lo svolgimento delle normali attività quotidiane.
Diagnosi
La diagnosi si basa prima di tutto sulla visita clinica e sull’anamnesi del paziente, con la raccolta di informazioni sulla storia familiare e personale, valutazione del rischio cardiovascolare e individuazione dei fattori di rischio eventualmente modificabili.
Per quanto riguarda gli esami, vengono eseguiti l’elettrocardiogramma, un’ecocardiografia per individuare le alterazioni strutturali e un’ecografia cardiaca con effetto Doppler per misurare la velocità del flusso sanguigno e individuare disfunzioni delle valvole stesse, come restringimenti o insufficienza.
La pressione arteriosa deve essere tenuta sotto osservazione e al paziente vengono prescritte, tra le altre, analisi del sangue specifiche per controllare la funzionalità renale ed epatica.
Complicazioni
Tra le complicanze delle diverse cardiopatie ci possono essere, oltre all’evoluzione di uno scompenso cardiaco – anch’esso peraltro annoverabile tra le cardiopatie – anche edema polmonare ed embolie. Alcune cardiopatie, come per esempio la cosiddetta sindrome del QT lungo, possono essere causa di morte improvvisa cardiaca.
Quando si altera la funzione sistolica il cuore non è in grado di espellere una adeguata quantità di sangue a ogni contrazione, per esempio come accade a seguito di un infarto. Lo scompenso cardiaco può essere associato alla ridotta funzione del ventricolo sinistro (o destro), ma la forma più comune è quella combinata, con scompenso sinistro e destro.
Quando l’anomalia non riguarda la quantità di sangue espulsa, ma quella che va a riempire le cavità ventricolari, si parla invece di alterazione della funzione diastolica. Le cause in questo caso possono essere date da cardiopatia ischemica, alterazioni del pericardio, la membrana esterna che riveste il cuore o ipertrofia ventricolare sinistra. Quest’ultima comporta l’aumento della massa ventricolare, in genere come meccanismo di compensazione in risposta a un sovraccarico di lavoro per il muscolo.
Le cure
Se la cardiopatia è acquisita e dipende dallo stile di vita è importante
innanzitutto correggere le abitudini sbagliate, come per esempio
abolire il fumo, tenere sotto controllo il peso, svolgere attività
fisica. Le terapie farmacologiche vanno stabilite caso per caso, sulla
base della specifica patologia riscontrata e tenendo conto dei fattori
di rischio, del danno d’organo. e dei livelli di ipertensione (vedi
nella seguente tabella la classificazione dei livelli della pressione
arteriosa secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità).
Sistolica (mmHg) | Diastolica (mmHg) | |
Normale | < 120 | < 80 |
Pre-ipertensione | 120-139 | 80-89 |
Ipertensione di stadio I | 140-159 | 90-99 |
Ipertensione di stadio II | >160 | >100 |
Ipertensione sistemica isolata | >140 | <90 |
La terapia farmacologica è rivolta soprattutto a curare la pressione alta, e quindi a ridurre il carico di lavoro del cuore e ha l’obiettivo di migliorare la prognosi e la qualità della vita del paziente.
Il trattamento si avvale di varie categorie di farmaci. I diuretici sono principalmente utilizzati per migliorare la sintomatologia, ovvero la congestione a livello degli arti inferiori, eliminando i liquidi in eccesso. Altri farmaci impiegati sono gli ace inibitori, i beta-bloccanti e i sartani. Obiettivo ridurre la pressione e contrastare il meccanismo che a seguito della pressione alta determina l’ aumento della frequenza cardiaca.
Nei casi più gravi può essere necessario ricorrere alla chirurgia con un’angioplastica o l’impianto di by-pass aorto-coronarici o di un pacemaker. La terapia delle cardiopatie congenite, ove necessaria, è per lo più chirurgica.
Alimentazione
Non esiste una dieta specifica per la cardiopatia ipertensiva, ma migliorare l’alimentazione fa parte delle modifiche dello stile di vita utili alla cura. La dieta consigliata in questi casi dovrebbe essere a ridotto contenuto di sale e prevedere liquidi per favorire la fluidificazione del sangue.
Per non aggravare il processo di aterosclerosi, peraltro già in atto in queste condizioni cliniche, sarebbe opportuno anche che si introducessero nella dieta cibi a ridotto contenuto di grassi e che fossero privilegiate cotture al vapore e alla griglia.
Dovrebbero inoltre essere evitati o quantomeno limitati cibi conservati, in salamoia o in scatola, snack dolci e salati, insaccati, formaggi e dolciumi, a favore degli alimenti freschi. Anche il caffè per la sua nota azione su frequenza cardiaca, sarebbe da limitare e consumare con moderazione, così come gli alcolici, consigliati solo nella misura di un bicchiere di vino al giorno.
Via libera invece a verdure cotte e crude, fibre, cereali integrali e pesce azzurro, per il suo contenuto in omega tre. Per quanto riguarda lo stile di vita, assolutamente raccomandabili sono l’astensione dal fumo e la pratica di attività fisica regolare e costante, che preveda almeno una passeggiata quotidiana di 30 minuti.
Quando consultare il medico
In presenza di dolori al torace è sempre bene consultare un medico. Dato però che spesso le cardiopatie, specie all'inizio, non danno sintomi evidenti, dopo i quarant'anni è consigliabile eseguire i periodici controlli di routine.
Il medico valuterà se è il caso di procedere ad analisi più approfondite (elettrocardiogramma, elettrocardiogramma sotto sforzo, Holter, ecocardiogramma dopple eccetera) per appurare la presenza di una patologia.
Inoltre, studi clinici vengono organizzati con regolarità per mettere a diposizione dei pazienti nuovi trattamenti, sempre più sicuri ed efficaci. Sei interessato? Se sei interessato a partecipare, fai una ricerca sul sito Clinical Trials di Bayer.