Nausea e forti crampi addominali: potrebbe trattarsi di un’infezione causata dall’anisakis, un verme presente nel pesce crudo o poco cotto.
Forti dolori addominali, nausea e vomito. Se abbiamo consumato pesce crudo o poco cotto all’origine dei disturbi potrebbe esserci l’anisakiosi.
Si tratta di un’infezione del tratto gastrointestinale causata, appunto, dall’ingestione di prodotti ittici crudi o cotti non a sufficienza contenenti larve di anisakis, un verme parassita.
Ecco perché, più ancora della freschezza, per gustare sushi, tartare, carpacci e pesce marinato, bisogna essere sicuri di non correre rischi. Questo parassita si insedia all’interno di pesci come sardine, aringhe, branzini, merluzzi e calamari, tutti prodotti spesso presenti sulle nostre tavole.
Quali sono i sintomi
I sintomi possono manifestarsi da un’ora fino a due settimane dopo l’ingestione di alimenti infetti.
Se non vengono espulse entro le 48 ore successive, le larve del parassita possono penetrare nella mucosa gastrica causando un forte dolore addominale, accompagnato da nausea e vomito.
Nei casi più gravi l’infezione provocata dall’anisakis può portare a un’ostruzione dell’intestino tenue.
Come eliminarlo
In caso di sospetta anisakiosi, è necessario rivolgersi al medico. Per individuare l’anisakis si utilizza l’endoscopio, un dispositivo a fibre ottiche che permette allo specialista di esaminare l’interno dello stomaco. Un’estremità dell’endoscopio è dotata di una piccola pinza meccanica che può essere usata per rimuovere il parassita.
Un’altra soluzione per individuare l’anisakis è la radiografia.
Se il verme si è annidato nelle pareti dell’apparato digerente, potrebbe essere necessario rimuoverlo con un intervento chirurgico.
Per non correre rischi
L’esecuzione di adeguati controlli alimentari è dunque importante. Per scongiurare i rischi di anisakiosi molti Paesi obbligano per legge a congelare preventivamente il pesce destinato al consumo crudo, mediante il processo di abbattimento.
Se invece si preferisce preparare il pesce a casa propria, per eliminare il rischio di anisakis è indispensabile cuocere o congelare il pesce a temperature adeguate per un tempo sufficientemente lungo, pari ad almeno 96 ore. Tra i congelatori domestici solo quelli a tre o quattro stelle sono in grado di raggiungere la temperatura richiesta. I congelatori a una o due stelle raggiungono temperature troppo basse.
Per debellare il parassita non sono invece efficaci né la marinatura, né la salatura, né l’affumicatura.
Quanto alla cottura, l'efficacia nella prevenzione dell'insorgenza dell'anisakiosi dipende dalla durata e dalla temperatura. In particolare, l'EFS (Autorità europea per la sicurezza alimentare) suggerisce di portare la parte più interna del pesce a una temperatura superiore a 60 °C per almeno un minuto. Per ottenere questo risultato è necessario cuocere il pesce per un tempo maggiore e a una temperatura più alta. Con questi accorgimenti si potrà essere certi di gustare il pesce senza sgradite sorprese.