- Cos’è la magnetoterapia
- Vantaggi e benefici
- Come funziona
- Alta o bassa intensità?
- Nuove tecniche di magnetoterapia
- Frequenza e durata del trattamento
È una terapia fisica non invasiva e sicura, che sfrutta l’azione delle onde elettromagnetiche.
«La magnetoterapia è una terapia strumentale che esiste da tantissimi anni in ambito medico-riabilitativo», spiega Paolo Valli, fisioterapista e coach del dolore.
«Le evoluzioni tecnologiche che ha subito nel tempo hanno consentito la sua applicazione in ambiti molto più vari; inizialmente, infatti, si utilizzava poco per la cura del dolore e soprattutto per la cura dell’artrosi e per le patologie dell'osso, in particolare per aiutare a risolvere ritardi di consolidazione delle fratture, applicando campi elettromagnetici pulsati a bassa frequenza per tante ore al giorno».
Cos’è la magnetoterapia
La magnetoterapia è una terapia fisica, come lo sono la tecarterapia, l’elettroterapia analgesica o di stimolazione (che viene effettuata mediante l'uso di elettrodi), la laserterapia (che a seconda dell’indicazione terapeutica utilizza diverse tecnologie laser), gli ultrasuoni, la pressoterapia ecc.
La magnetoterapia, in particolare, sfrutta l’azione fisica delle onde elettromagnetiche a diverse frequenze e intensità mobilitando gli ioni positivi e negativi presenti nelle cellule dell'organismo.
Già ipotizzata dall'alchimista Paracelso nel XVI secolo, l'azione delle onde magnetiche sulle cellule dell'organismo è stata osservata al microscopio elettronico nel Novecento e ha cominciato a essere praticata negli ambulatori di fisioterapia dagli anni Settanta.
Oggi viene utilizzata anche come terapia riabilitativa per gli astronauti al rientro sulla Terra, dopo lunghi periodi in assenza di gravità che provocano la demineralizzazione dell'osso e l’osteoporosi precoce.
Vari studi ne confermano l'utilità, in particolare nell'agevolare la guarigione dopo le fratture, favorendo la formazione del callo osseo. Ma la capacità delle onde elettromagnetiche di agire sui tessuti viene utilizzata anche per prevenire l'osteoporosi, contro il dolore cronico, da traumi o post operatorio, per favorire la cicatrizzazione delle ferite e il riassorbimento degli edemi.
Per questo viene spesso prescritta anche dagli ortopedici come cura complementare a trattamenti rieducativi e riabilitativi manuali effettuati dal fisioterapista e si può utilizzare in tutte le patologie in cui sia presente dolore, infiammazione, deficit funzionale e vascolare, con benefici su ossa, articolazioni, muscoli e sistema circolatorio.
Vantaggi e benefici
I vantaggi sono numerosi, visto che si tratta di una terapia non invasiva e sicura, senza effetti collaterali, non dolorosa, che può essere seguita per tempi relativamente lunghi e anche a casa propria (ci sono apparecchi per uso domestico dal costo contenuto o apparecchiature più complesse che possono essere noleggiate per il periodo necessario).
«Le controindicazioni sono poche: tra queste, la presenza di stimolatori cardiaci o pace-maker, essere in stato di gravidanza o soffrire di patologie infettive (da valutare caso per caso) e di riconosciute patologie tumorali. Al contrario, protesi all'anca o al ginocchio, chiodi o altri tipi di ausili non la rendono pressoché mai controindicata» spiega Paolo Valli.
I benefici consistono in un’azione antinfiammatoria e antidolorifica, nell’aumento della mineralizzazione ossea, nell’accelerazione della calcificazione delle fratture, nell’aumento dell'irrorazione sanguigna e nel miglioramento della circolazione periferica, nell’azione cicatrizzante e nel miglioramento del metabolismo cutaneo.
Tra le patologie in cui trova applicazione ricordiamo:
- artrite
- artrosi
- periartrite
- lombalgie
- osteoporosi
- malattie reumatiche
- ernia del disco
- dolori muscolari
- dolori o reumatismi articolari
- gomito del tennista
- varici
- edema
- sindrome del tunnel carpale
- formicolio
- fratture e ritardi di consolidamento osseo
- artrite reumatoide
- algodistrofia
- lesioni della cartilagine articolare
- fibromialgia
- osteonecrosi
- borsiti
- cervicalgia
- epicondilite
- lombosciatalgia
- lombalgia
- tallonite
- lesioni cutanee
- piaghe da decubito o da ustioni
- consolidamento di protesi articolari
- arteriopatia degli arti inferiori.
Come funziona
La tecnica sfrutta i campi magnetici, cioè le forze generate da un elettromagnete e dal campo magnetico da esso generato per ristabilire l’equilibrio biochimico delle cellule e la funzionalità della membrana cellulare.
Anche le cellule dell'organismo hanno una carica elettrica, dovuta alla presenza di atomi con una certa carica (ioni calcio, ioni potassio ecc). In caso di danno alla cellula (a causa di patologie, invecchiamento, infiammazione ecc), la carica si altera, provocando conseguenze sui diversi tessuti: gli impulsi elettromagnetici ne rimettono in equilibrio la biochimica, curando l'infiammazione e anche il dolore. Le onde sono non-ionizzanti: ciò vuol dire che, anche se esercitano un'azione fisica su organi e tessuti, non vengono assorbite.
«La terapia più tradizionale viene effettuata facendo accomodare il paziente su un lettino avvolto da un solenoide, una porzione di tubo che va posizionato attorno alla parte da trattare; la corrente che circola nel solenoide genera un campo elettromagnetico ed emette onde elettromagnetiche a bassa o alta frequenza (o radiofrequenza) con valori di intensità variabili a seconda della patologia. Il trattamento dura circa mezz'ora», spiega Paolo Valli.
«Ci sono poi gli apparecchi portatili elettromagnetici pulsati a bassa frequenza che si possono utilizzare anche a domicilio: sono dotati di piastre (nelle quali scorre il circuito che crea il campo magnetico) applicate su fasce che si posizionano nell’area da trattare, per esempio attorno a una caviglia distorta o fratturata».
Alta o bassa intensità?
I campi magnetici terapeutici sono a bassa frequenza (tra i 5-10 e i 100-200 Hz) o ad alta frequenza (tra i 18 e i 900 MHz). Ci
sono patologie che rispondono meglio agli effetti terapeutici della
magnetoterapia a bassa intensità, che favorisce la rigenerazione dei
tessuti e il deposito del calcio, quando occorre rinforzare
l'apparato scheletrico e stimolare la calcificazione ossea, per esempio
in caso di osteoporosi o osteopenia, e per accelerare i tempi di
guarigione da una frattura ossea.
Per altre patologie, invece, è indicata la magnetoterapia ad alta intensità, che ha effetto analgesico e antinfiammatorio nei casi, per esempio, di dolore muscolare, artrite, tunnel carpale ecc.
Frequenza | Effetti | Patologie che ne beneficiano | |
---|---|---|---|
Bassa intensità | Tra 5-10 e 100-200 Hz | Favorisce la rigenerazione dei tessuti e il deposito del calcio | Osteoporosi e osteopenia |
Alta intensità | Tra 18 e 900 MHz | Ha effetto analgesico e antinfiammatorio | Dolore muscolare, artrite, tunnel carpale ecc. |
Esiste anche la “magnetoterapia statica” che si effettua applicando direttamente uno o più magneti (piccole calamite in ferrite, plastoferrite o neodimione, che esistono anche sotto forma di cerotto) direttamente sulla parte da trattare. «Ma se già è limitata la letteratura sull’elettromagnetoterapia, su questo tipo di applicazioni non esiste nessun tipo di studio scientifico che ne dimostri il razionale e l’efficacia», puntualizza Paolo Valli.
Nuove tecniche di magnetoterapia
Le più recenti applicazioni della magnetoterapia sfruttano nuovi sistemi che agiscono su altri sintomi: «Si utilizzano materassini che emettono campi magnetici a bassissima intensità (50 microtesla, vicini al campo magnetico terrestre) e agiscono sulla microcircolazione creando una “vasomozione”. Il paziente viene fatto distendere su questa stuoia, per un effetto sistemico – cioè generale sull'organismo – e gli vengono applicate anche fasce ad hoc per zone specifiche con un aumento del microcircolo locale», spiega Valli.
«Questa riattivazione ha effetto sia sulla struttura muscolo-scheletrica, sia a livello delle strutture nervose e del sistema circolatorio, e quindi è utile anche per trattare vasculopatie, gonfiori e problemi flebologici».
Continua Paolo Valli: «Un altro sistema di magnoterapia di recentissima applicazione utilizza campi magnetici ad altissima intensità, pari a 2,5 tesla (le risonanze magnetiche diagnostiche generalmente arrivano a 1,2-1,5 tesla, ma con differenti frequenze e quindi applicabili anche in ambienti non schermati). I primi studi sembrano confermare un'azione efficace contro il dolore stimolando il ripristino della normale attività cellulare, velocizzando la guarigione di un processo infiammatorio».
Questa seconda applicazione permette ulteriori finalità: «La stimolazione dei muscoli, per esempio il quadricipite di una coscia, attraverso una contrazione e una sorta di ginnastica passiva, in alternativa a una elettrostimolazione “classica”, per facilitare la ripresa del movimento dopo un trauma o un'operazione chirurgica che ha obbligato a una immobilizzazione prolungata, agendo contemporaneamente sul metabolismo del tessuto e quindi facilitando la guarigione di una eventuale infiammazione o lesione».
Frequenza e durata del trattamento
Il numero di sedute necessarie perché si esplichi l'effetto antalgico varia a seconda della patologia e del tipo di dolore: «Può essere acuto, cronico o associato ad altre componenti, come nel dolore fibriomialgico che ha un andamento differente rispetto al dolore cronico classico. Per l'osso, i tempi di applicazione sono comunque più lunghi rispetto ad altre patologie, nella magnetoterapia classica si può arrivare anche a tre mesi, tutti i giorni, per più ore quotidiane».
Per le tecniche più innovative, i tempi si riducono a 10-20 sedute, una volta al giorno. A titolo esemplificativo, per il trattamento del dolore, nell'acuto i protocolli prevedono 5-6 terapie una volta al giorno, mentre nel dolore cronico si arriva fino a 10 per tre volte alla settimana.
La magnetoterapia può essere effettuata negli ambulatori e nei reparti di riabilitazione degli ospedali, negli ambulatori privati o dal paziente a domicilio.
«Nel caso di tempi lunghi e terapie quotidiane o notturne, il paziente può infatti noleggiare l'apparecchiatura e fare solo le prime applicazioni con il fisioterapista che gli spiega la modalità corretta per eseguirle autonomamente. Si tratta ovviamente di parametri indicativi, che possono variare caso per caso. I cicli possono anche essere ripetuti periodicamente nel corso dell'anno».
Gli apparecchi per la magnetoterapia da fare a casa si trovano in farmacia e nei negozi di ortopedia e di elettromedicali. In ogni caso, occorre sempre la prescrizione del medico di base o di uno specialista in riabilitazione.
«Occorrono ulteriori studi per capire come e in che modo la magnetoterapia possa coadiuvare le terapie mediche e riabilitative. Così come per comprendere la differenza di effetti e di efficacia che possono generare le diverse tecnologie impiegate, a bassa o ad alta potenza», conclude Paolo Valli.