L'artrosi è la patologia articolare più diffusa: tra le cause anche fattori predisponenti, come diabete e sovrappeso.
I primi segni dell’età che avanza compaiono di solito dopo i 50 anni: qualche capello bianco, le odiatissime “zampe di gallina”, e ogni tanto un fastidio alle articolazioni. Colpa in quest’ultimo caso della cartilagine che si assottiglia, causando i disturbi tipici dell’artrosi.
Come riconoscerla
Il dolore caratteristico dell’artrosi aumenta d’intensità mentre si utilizza l’articolazione, o immediatamente dopo. Può essere accompagnato da difficoltà a muoversi, rigidità dell’articolazione (soprattutto al risveglio mattutino) e gonfiore. Durante il movimento è anche possibile udire rumori articolari o crepitii.
Nella fase iniziale di questa patologia i sintomi possono essere occasionali e non particolarmente intensi, motivo per il quale sono spesso sottovalutati. Ma è proprio in questi momenti che andrebbe adottata una serie di comportamenti che possono rallentarne (ma non bloccarne) l’evoluzione.
Ecco le strategie “salva-articolazioni”
L’artrosi è dovuta al fisiologico invecchiamento dei tessuti articolari: la cartilagine, con gli anni, diventa sempre meno elastica e diminuisce di spessore, causando un maggiore sfregamento (e quindi una maggiore usura) delle ossa articolari.
È un fenomeno degenerativo cronico: una volta iniziato non è possibile arrestarlo. Qualcosa però si può fare: in primo luogo è importante eliminare i possibili fattori di rischio. Il sovrappeso, per esempio, è deleterio in particolare per le anche, le ginocchia e tutte le altre articolazioni su cui grava il peso del corpo.
Prevenire, o controllare, l’artrosi significa anche tenere sotto controllo quelle patologie che predispongono all’insorgenza di questa malattia, come diabete e artrite reumatoide.
Via il dolore
Una volta comparsi i primi sintomi, la fisioterapia, l’attività fisica e la terapia termica sono utili per permettere il movimento dell’articolazione e ridurre il dolore.
Se però è particolarmente intenso, al bisogno può essere opportuna l’assunzione di antinfiammatori non steroidei (FANS), come per esempio il naprossene. Si può chiedere al proprio medico o farmacista di fiducia un consiglio riguardo il dosaggio più adeguato.
Quando questi rimedi non sortiscono più alcun effetto, è lecito prendere in considerazione approcci più invasivi: in prima battuta si può ricorrere a iniezioni intra-articolari di corticosteroidi o agenti lubrificanti come l’acido ialuronico.
L’ultima spiaggia è invece rappresentata dalla chirurgia per sostituire l’articolazione.
Muoversi oppure no?
Se è vero che non bisogna sforzare troppo l’articolazione dolente, d’altra parte anche l’immobilità non è certo un toccasana. Stare per lungo tempo a riposo può favorire l’irrigidimento dell’articolazione e la perdita di funzionalità.
Rivolgersi a un fisioterapista può essere utile per capire quanto e come muoversi, in modo da non affaticare troppo l’articolazione ed evitare movimenti scorretti.
Per chi soffre di artrosi le attività motorie più idonee sono sicuramente quelle “a basso impatto”, che mantengono attiva l’articolazione senza sovraccaricarla, e rinforzano i muscoli che la devono sostenere: sì quindi a nuoto, pilates e ciclismo; da evitare invece la corsa o il tennis.