La diagnosi del cancro alla prostata non può basarsi solo sul test del PSA. Ecco quali sono i passaggi verso una diagnosi corretta e gli ostacoli che si possono incontrare.
Quello della prostata è il tumore più frequente fra gli uomini che hanno superato i 50 anni di età. Nel 2013 le nuove diagnosi sono state ben 36 mila, ma in realtà riconoscere la sua presenza non è sempre un'impresa semplice.
Mancanza di prove
La prima difficoltà risiede nel fatto che solo nelle fasi più avanzate il tumore della prostata si manifesta con chiari sintomi, come problemi a urinare, presenza di sangue nello sperma o nelle urine, dolore alla parte bassa della schiena, a livello delle anche o delle cosce, fastidi al basso ventre, dolori alle ossa e disfunzione erettile.
Spesso, invece, gli stadi di sviluppo più precoci sono asintomatici. Ciò rende più difficile quella diagnosi precoce auspicabile se si vogliono aumentare le probabilità di successo dei trattamenti.
Per questo motivo alcuni esperti ritengono che sia importante, dopo i 50 anni, che anche gli uomini sani si sottopongano al cosiddetto screening per il tumore della prostata, di cui il test del PSA rappresenta parte integrante.
Risultati ambigui
Il PSA (l'antigene prostatico specifico) è una molecola prodotta naturalmente dalla prostata. In presenza di un tumore in questa ghiandola le sue concentrazioni nel sangue possono aumentare rispetto ai valori considerati nella norma, inferiori a 4,0 ng/ml.
Tuttavia ciò non significa che livelli di PSA superiori a 4,0 ng/ml indichino necessariamente la presenza di un cancro. Infatti anche altri problemi alla prostata, come prostatiti o ingrossamenti, ma anche infezioni alle vie urinarie, possono portare a un aumento del PSA nel sangue. I problemi non finiscono però qui.
Capita, infatti, che alcune forme aggressive di tumore della prostata non siano associate a valori di PSA superiori a 4,0 ng/ml. Non solo, alcuni farmaci possono interferire con il test del PSA, portando a rilevarne valori inferiori rispetto a quelli reali.
Per questo motivo il test del PSA dovrebbe essere sempre abbinato all'esplorazione digitale rettale. Solo combinando i risultati di queste due analisi il medico potrà decidere se è il caso di approfondire gli esami.
Test più approfonditi
Le analisi successive possono includere un'ecografia e una biopsia, che in genere fornisce la conferma o la smentita definitiva della presenza del cancro.
Tuttavia anche le biopsie possono dare risultati sospetti. Si tratta dei casi in cui le cellule della prostata non sembrano sane, ma non hanno nemmeno l'aspetto di cellule tumorali: la neoplasia intraepiteliale prostatica, la proliferazione acinare atipica e l'atrofia infiammatoria proliferativa.
Queste condizioni non sono necessariamente associate a un tumore della prostata e a volte, in particolare le neoplasie intraepiteliali di basso grado, vengono gestite come se il tumore fosse assente; altre volte sarà necessario sottoporsi a nuove biopsie.
Ciò che appare chiaro è che la diagnosi di tumore della prostata non può basarsi solo su un semplice esame del sangue.