In caso di perdite di sangue durante la menopausa è sempre necessario sottoporsi a esami diagnostici specifici, come l’isteroscopia.
Anche noto con il nome di "spotting", il fenomeno delle perdite durante la menopausa è piuttosto comune. Può avere diverse cause, sia funzionali sia organiche, e necessita di indagini approfondite, in modo da intervenire in caso sia un sintomo di un problema potenzialmente serio.
Cosa accade in menopausa?
La menopausa rappresenta la fine della fertilità femminile, e si verifica tra i 45 ed 55 anni di età, ma non sono rare menopause precoci e tardive. A partire da alcuni mesi prima della cessazione delle mestruazioni è possibile notare alterazioni del ciclo mestruale (mestruazioni ravvicinate e abbondanti oppure più distanziate tra di loro). Nello stesso periodo le ovaie cessano la loro attività e, di conseguenza, diminuisce nel sangue la quantità degli estrogeni, gli ormoni prodotti da questi organi.
Quando la donna entra in menopausa, le perdite di sangue vaginali si interrompono definitivamente. In alcuni casi, però, è possibile che si verifichino delle lievi emorragie vaginali, solitamente di colore marrone scuro. Possono comparire a partire da 12 mesi dopo la comparsa dell’ultima mestruazione e assumono questo aspetto a causa dell’emoglobina ossidata di cui sono ricche. Questo fenomeno viene definito come spotting durante la menopausa.
Diverse cause
Nella maggior parte dei casi si tratta di disturbi di poca importanza, per lo più di natura infiammatoria, che potrebbero risolversi spontaneamente. Tuttavia, è bene in ogni caso rivolgersi al proprio ginecologo.
Le cause di questo fenomeno possono essere di tipo:
- disfunzionale, come infiammazione e assottigliamento dell’epitelio vaginale o dell’endometrio, provocate dai bassi livelli di estrogeni tipici della menopausa.
- organico, come polipi cervicali o fibromi uterini, solitamente non cancerosi, o iperplasia dell’endometrio, che può verificarsi a causa dell’obesità o in seguito alla terapia ormonale sostitutiva. Se non curata, può evolvere in un tumore.
Quali accertamenti fare?
Solo una donna su dieci di quelle che lamentano un sanguinamento durante la menopausa è affetta da tumore all’utero. Tuttavia, è buona regola sottoporsi a controlli approfonditi per fugare ogni dubbio e individuare l’intervento terapeutico più adatto alle esigenze di ogni paziente.
Gli esami consigliati sono:
Esame pelvico | Il ginecologo può osservare lo stato della vagina mediante l’inserimento nella cavità vaginale dello speculum, uno strumento divaricatore |
PAP test | Permette di prelevare un campione di tessuto uterino per l’analisi e l’esclusione di iperplasia o tumori. |
Isteroscopia
Sempre più diffuso e meno doloroso di altre metodiche, l’isteroscopia è un esame diagnostico che viene effettuato in presenza di sanguinamenti uterini anomali, sia durante la vita fertile della donna sia, in particolar modo, in menopausa.
È una tecnica che permette di osservare l’interno della cavità uterina grazie a un isteroscopio, uno strumento sottile collegato a una telecamera. L’isteroscopio viene introdotto nell'utero attraverso la vagina senza dover applicare lo speculum e senza l’utilizzo di strumenti traumatici.
Questo tipo di esame, quindi, è a prova di ansia e paura, perché non è minimamente doloroso o fastidioso. Questo strumento può essere utilizzato sia per compiere una diagnosi, sia, occasionalmente, per risolvere il problema, eliminando aderenze o asportando piccoli polipi.