Non tutti sanno chi era Georgios Papanicolaou, ma ormai ogni donna dopo i 25 anni fa (o, comunque, dovrebbe fare) con una certa regolarità un test da lui messo a punto: il Pap test.
Ideato nel 1945, il Pap test è basato sull’esame citologico (ossia delle cellule) della zona cervico-vaginale e permette di individuare alterazioni che possono essere spia di diverse patologie.
Inizialmente pensato per identificare precocemente i tumori del collo dell’utero, oggi fornisce al ginecologo diverse utili informazioni.
Un piccolo prelievo indolore
Niente ansie né paure: chi deve farlo per la prima volta può andare tranquilla. Il Pap test viene eseguito durante la visita ginecologica in maniera del tutto indolore.
Nel corso della vista il ginecologo inserirà delicatamente in vagina lo speculum, strumento che serve per divaricarne le pareti al fine di rendere visibile il collo dell'utero.
In questo modo gli sarà agevole prelevare dalla superficie del collo dell’utero e dal canale cervicale, con apposite spatole o spazzolini, del materiale cellulare che viene successivamente strisciato su un vetrino e poi osservato al microscopio in laboratorio.
Aiutiamo la buona riuscita
Per ottenere da questo esame i risultati migliori ci si dovrebbe attenere a poche e semplici regole:
- pianificare l’appuntamento in modo da essere sicure che siano passati almeno 4-5 giorni dall’ultima mestruazione;
- devono inoltre essere passati sette giorni dalla fine di una eventuale terapia locale (lavanda, crema, candelette eccetera) o dall’uso di crema spermicida;
- evitare rapporti sessuali nei due giorni precedenti.
A che età si deve fare
Ovviamente per fare un Pap test è necessaria una visita gineologica completa. Ecco quindi che l’età più adatta per farlo dipende da quando si inizia ad avere rapporti completi.
In genere è lo stesso ginecologo che ne parla alla prima visita e si valuta insieme se e quando l’esame è opportuno.
Questo fino al compimento dei 25 anni. Poi, se mai eseguito, il Pap test non dovrebbe più essere rimandato e fino ai 64 dovrebbe essere effettuato ogni tre anni, anche in completa assenza di sintomi.
Fondamentale per la prevenzione
Il Pap test riesce infatti a dare molte importanti informazioni. Prima tra tutte l’identificazione di lesioni cellulari cosiddette precancerose.
Significa che può riconoscere il tumore del collo dell'utero prima ancora che si sviluppi. E, come ben sappiamo, la diagnosi precoce nelle malattie tumorali può salvare la vita.
Il tumore al collo dell’utero è infatti molto insidioso, presenta sintomi soltanto in uno stadio molto avanzato, quando la patologia è quasi sempre irrecuperabile.
Per questo i controlli periodici sono l’unica forma possibile di prevenzione.
Risultato anomalo? Niente panico
Un Pap test “positivo” non indica per forza un tumore, ma la presenza di importanti anomalie cellulari che possono anche essere dovute a semplici infiammazioni, come per esempio una vaginite.
L’osservazione delle cellule prelevate può evidenziare la presenza di infezioni cervicovaginali (virali, batteriche, micotiche, protozoarie), dalle più innocue alle più insidiose, come per esempio quelle da papilloma virus.
Il passo successivo sarà, se necessario, l’esecuzione di indagini più approfondite come colposcopia, biopsia mirata e, quando indicato, tipizzazione virale.