Anche i bambini più grandicelli, a un certo punto, possono ricominciare ad avere problemi di enuresi notturna.
Non è affatto raro: molti bambini, anche se cresciutelli, possono riprendere a bagnare il letto durante la notte. Come facevano da neonati. Solo che a quei tempi si usava il pannolino e non ci si poneva problemi. Ma se a 10 anni, fa ancora la pipì a letto, è tutto a posto?
Fino a 4 o 5 anni è normale
La perdita involontaria di urina è un fatto normale nel bambino piccolo che non ha ancora imparato a riconoscere lo stimolo durante la notte e non hanno ancora quindi il “controllo” della vescica.
Quando però le perdite avvengono dopo i 4 o 5 anni il disturbo si definisce "enuresi", un problema che stando alle statistiche riguarda un bambino su dieci tra i 4 e i 15 anni.
Ne esistono due forme, notturna e diurna, a seconda se è limitata alla notte o prosegue anche di giorno.
Si distingue anche tra enuresi primaria, in cui il controllo della minzione non è mai stato acquisito, e questo riguarda l'85 per cento dei casi, ed enuresi secondaria, in cui il bambino che aveva già imparato a tenere la pipì ricomincia a bagnarsi.
Spesso all'origine del disturbo ci sono disagi in ambito familiare o scolastico che possono sviluppare sensi di colpa o una sensazione di inadeguatezza.
Ma può esserci anche un apprendimento sbagliato dell'abilità di continenza notturna, che in genere si apprende tra l'anno e mezzo e i quattro anni di età.
Per questo è importante, quando si pone il problema, parlarne con il proprio pediatra di fiducia in modo da escludere la presenza di patologie che lo possono generare, come infezioni delle vie urinarie, diabete giovanile o altro.
Decisivo è l'atteggiamento dei genitori: può infatti capitare che essere rigidi o colpevolizzanti, ma anche eccessivamente permissivi, favorisca il mantenimento del disturbo.
Affrontare l'enuresi notturna senza ricorrere ai farmaci richiede di sicuro un tempo più lungo, ma consente anche di mantenere più a lungo il comportamento acquisito.
Consigli utili per “contenerla”
Per aiutare i genitori a fronteggiare l'enuresi notturna del bambino, oltre alla consulenza di un pediatra, gli esperti hanno messo a punto alcune indicazioni pratiche.
Per esempio, può essere utile redigere una sorta di diario minzionale per valutare il numero di “notti bagnate” in un mese, un dato importante per valutare i progressi.
Poi si possono adottare alcune semplici misure, come limitare l'assunzione di liquidi nelle ore serali e svuotare bene la vescica prima di andare a dormire.
È essenziale anche mantenere con il bimbo un atteggiamento rassicurante, ma onesto: mai negare il problema o far finta che non esista.
Si può spiegargli chiaramente che alcuni bambini imparano a controllare la pipì più tardi di altri e che comunque la soluzione è alla sua portata.
Bisogna in pratica creare un clima positivo, per il quale non si rimproverano gli insuccessi ma si lodano e si premiano i successi.
Per esempio si può inventare un sistema per cui dopo un certo numero di “notti asciutte” scatta un premio, che può essere un gioco o un libretto nuovo.