Doversi alzare più volte ogni notte, avere problemi ad affrontare un viaggio in treno o in aereo, muoversi continuamente dalla scrivania per andare alla toilette.
Non è facile la vita di chi soffre di incontinenza urinaria, un disturbo che, secondo i dati forniti quest’anno al congresso della Società italiana di urodinamica, affligge quasi cinque milioni di italiani.
Così si affronta il problema
Parlare di incontinenza, per molti uomini e donne, è ancora un tabù grande come una casa.
Gli urologi organizzano da qualche anno iniziative pubbliche, anche con gazebo, nelle principali città italiane, per cercare un contatto diretto con la popolazione e per fornire, in assoluto anonimato, le prime informazioni sui disturbi e sui centri di cura.
Stando ai dati di alcune indagini condotte negli ultimi anni emerge per esempio che un italiano su tre, tra gli over 50, non si è mai sottoposto a una visita urologica.
Non solo. Un uomo su due non manifesta segni di preoccupazione di fronte a episodi di incontinenza, come la necessità di alzarsi più volte durante la notte per andare in bagno. Eppure oggi sappiamo che sottoporsi a controlli urologici già ai primi sintomi, senza sottovalutare né nascondere a sé stessi il problema, è la strategia vincente per prevenire gravi patologie e il peggioramento della situazione.
Le cause dell’incontinenza urinaria
Spetta allo specialista il compito di individuare la causa precisa dell’incontinenza urinaria. In generale si può dire che, negli uomini, la motivazione più comune è un disturbo prostatico, nella donna, il problema è spesso associato al post gravidanza e alla menopausa.
I principali fattori di rischio sono:
- indebolimento del pavimento pelvico
- indebolimento dello sfintere (tipico della terza età)
- anomalia del muscolo detrusore: la pressione della vescica supera quella dello sfintere
- ostruzione della vescica
- effetti secondari di farmaci o di interventi chirurgici
- diabete
- patologie della prostata (nell’uomo) o vaginali (nella donna)
- malattie cardiovascolari
Meglio parlarne con il medico
Se il maschio fa fatica a chiedere aiuto quando soffre di incontinenza, per le donne la situazione è forse ancora peggiore.
Perché di prostata, dei problemi che questa piccola ghiandola provoca dopo i 50 anni, della prevenzione “al maschile” se ne parla.
L’incontinenza urinaria femminile è invece una specie di fantasma: in genere se ne tace. È quello che in gergo si chiama “iceberg sommerso”, quello che si vede è una minima parte, tutto il resto è scarsamente indagato, sconosciuto nelle dimensioni.
Sappiamo che esiste perché le stime parlano di una donna su quattro che nel corso della propria vita deve affrontare un problema di incontinenza urinaria.
Molte indossano pannolini o pannoloni a seconda della diversa intensità delle perdite, ma secondo gli urologi basterebbe una visita e alcuni semplici esami per risolvere, nella gran parte dei casi, l’incontinenza.
A volte sono sufficienti alcuni esercizi riabilitativi, altre volte bisogna ricorrere ai farmaci o a interventi mininvasivi, in genere spesso eseguiti per via vaginale.
A rischio anche il rapporto di coppia
Scoprirsi incontinente può generare tensioni nella coppia, con inevitabili ricadute anche sull’attività sessuale.
Alcune indagini hanno scoperto che il 20 per cento delle donne affette da incontinenza urinaria di qualsiasi gravità lamenta una decisa compromissione della propria vita sessuale, per la paura di perdite durante il rapporto e per la sensazione di non avere più il controllo del proprio corpo.
È la percezione della femminilità a risentirne. Parlarne con il partner e discuterne con il medico sono i primi passi da fare. Anche perché le cure esistono e sono efficaci: diverse da caso a caso, vanno da una maggiore attenzione alla dieta e all’attività fisica, fino all’intervento chirurgico.
La scelta della terapia ottimale per risolvere il proprio caso è il frutto di una diagnosi che spetta al medico.