Impetigine: perché è più frequente d’estate?

È un'infezione della pelle molto contagiosa che colpisce i bambini, ma che non risparmia nemmeno gli adulti.

L'impetigine è un'infezione cutanea altamente contagiosa che in genere colpisce gli strati più superficiali dell'epidermide.

Più frequente durante l'estate e l'autunno, si diffonde facilmente ed è responsabile del 10% circa dei problemi alla pelle che colpiscono durante l'età pediatrica, con un picco di prevalenza nella fascia compresa tra i 2 e i 5 anni.

A soffrirne, però, non sono solo i bambini; considerando tutte le fasce d'età ne vengono colpiti indistintamente maschi e femmine, ma nella popolazione adulta è una patologia più frequente fra gli uomini.

L’impetigine si può manifestare in due forme cliniche differenti:

  • l'impetigine di Tilbury-Fox (impetigine volgare o streptococcica)
  • l'impetigine di Bockart (impetigine stafilococcica, ostio-follicolare acuta o bollosa).

Vediamo quali sono le principali differenze.

Impetigine di Tilbury-Fox Impetigine di Bockart
Età Colpisce prevalentemente bambini da 5 a 7 anni Colpisce a tutte le età
Periodo più frequente Agosto, settembre e inizio primavera Estate
Causa Streptococco Stafilococco

Le cause dell'impetigine

I microbi alla base della comparsa dell'impetigine sono dei batteri, nella maggior parte dei casi germi Gram positivi appartenenti alla specie Staphylococcus aureus; un altro batterio che può causare l'impetigine è lo Streptococcus pyogenes, uno streptococco beta-emolitico di gruppo A.

Alcuni fattori di rischio predispongono allo sviluppo di questa patologia, in particolare:

Le infezioni possono essere primarie o secondarie; nel primo caso a essere infettata è la pelle integra, mentre nel secondo caso l'infezione si forma a livello di una ferita.

Perché la pelle si infetti è sufficiente una qualsiasi alterazione della sua funzione di barriera, per esempio in seguito a:

  • un trauma
  • un taglio
  • abrasioni o ferite
  • una puntura di insetto
  • un’ustione
  • un intervento chirurgico
  • lesioni causate da una dermatite atopica o dalla varicella.

Infatti, danni e ulcere permettono allo stafilococco e allo streptococco di entrare in contatto con i recettori della fibronectina, molecola che utilizzano per scatenare le infezioni.

Dopo la comparsa di una prima lesione è molto facile che l'infezione si estenda anche ad altre zone della pelle apparentemente non lesionate.

È più frequente d'estate

Trovarsi alle prese con l'impetigine è più frequente durante la stagione estiva e l'autunno; i fattori in gioco potrebbero essere due: la temperatura e il grado di umidità maggiori in queste due stagioni.

La temperatura di crescita ottimale dello Staphylococcus aureus, anche in laboratorio, è infatti pari a 35 °C e la frequenza di comparsa dell'impetigine sembra associata all'umidità, con riduzioni del 40% dove il clima è molto secco.

Il fatto che il contagio dell'impetigine avvenga più spesso al caldo e in ambienti umidi è stato attribuito anche alla maggiore incidenza di punture d'insetto tipica di ambienti con condizioni di questo tipo e alla maggiore esposizione al sole che può ridurre l’effetto barriera della pelle.

Per di più è stata riscontrata una maggiore frequenza di impetigine nei bambini che indossano vestiti che espongono gli arti a una maggiore probabilità di contatto pelle a pelle e di piccoli traumi (entrambi fenomeni che favoriscono le infezioni); in modo simile, la sua più frequente localizzazione a livello delle gambe viene giustificata da un maggior rischio di traumi in queste zone piuttosto che sulle braccia o sulla schiena.

Infine, anche la sabbia delle spiagge frequentate in estate, specialmente se sporca, può contribuire a promuovere la comparsa dell'impetigine in questa stagione dell'anno.

Bollosa e non bollosa

In realtà esistono due tipologie differenti di impetigine, che può essere bollosa o non bollosa.

L'impetigine non bollosa è la forma più frequente: corrisponde a oltre il 70% dei casi e colpisce sia adulti sia bambini; è però raro che questi ultimi la contraggano prima dei 2 anni di età.

Nell'80% dei casi a causarla è lo Staphylococcus aureus, mentre un altro 10% dei casi è imputabile a uno streptococco beta-emolitico di gruppo A; nel restante 10% dei casi la malattia è invece il risultato di un'infezione combinata da parte di entrambi i germi.

Spesso il primo sintomo è la comparsa di pustole o vescicole che possono fondersi l'una all'altra e rompersi diffondendo un essudato purulento che formerà croste di un colore giallo simile al miele; inoltre spesso l'impetigine non bollosa ha alla sua base un eritema.

In genere compaiono più vesciche, sia sul viso sia sugli arti, soprattutto in aree in cui la cute è lesionata; le vescicole si diffondono poi velocemente in zone della pelle apparentemente non danneggiate.

Un altro sintomo spesso associato all'impetigine non bollosa è un lieve ingrossamento dei linfonodi, mentre in genere sono assenti sintomi più generali, come la febbre.

L'impetigine bollosa è invece più comune nei bambini piccoli, tanto che la maggior parte dei casi (ben il 90%) si manifesta al di sotto dei 2 anni d’età.

A causarla è quasi esclusivamente lo Staphylococcus aureus, che in questo caso scatena la formazione di piccole vesciche che si trasformano in bolle flaccide.

In questa forma di impetigine lo stafilococco produce una sostanza (la tossina A esfoliativa) che causa la perdita di adesione fra le cellule degli strati superficiali della cute.

Rispetto all'impetigine non bollosa, l'impetigine bollosa non è associata alla comparsa di croste; le bolle – ripiene di un liquido trasparente o di colore giallo, che può diventare scuro o purulento – si rompono lasciando un eritema delimitato da scaglie.

In genere le lesioni (meno numerose di quelle che compaiono nella forma non bollosa) si formano nelle zone in cui c'è possibilità di sfregamento pelle contro pelle, sul tronco e, a differenza di quanto succede nell'impetigine non bollosa, sulle membrane della bocca; i linfonodi non si ingrossano, mentre sintomi generici come la febbre sono più frequenti rispetto a quanto avviene nella forma non bollosa.

Infine, l'impetigine può colpire i tessuti anche più in profondità. In questo caso prende il nome di ectima ed è caratterizzata da ulcere che penetrano fin nello spessore del derma.

Le ulcere tipiche dell'ectima hanno margini violacei, possono essere purulente e possono essere associate a croste di colore giallo miele o marrone scuro.

Le possibili complicazioni

La complicanza più comune dell'impetigine è la diffusione dell'infezione in altre aree del corpo oltre a quelle in cui è comparsa, inclusi mani, collo e cuoio capelluto.

A favorire questa complicanza è anche lo stimolo al grattamento con le unghie dovuto al prurito associato alle vesciche.

Altre possibili complicanze riguardano i reni; ancora più rari sono i casi in cui l'impetigine danneggia irrimediabilmente la pelle o lascia delle cicatrici.

In generale le lesioni guariscono lentamente, ma purtroppo nei bambini piccoli tendono a ricomparire.

Consultare un medico è sempre la scelta più adatta per affrontare il problema; la terapia è infatti a base di di trattamenti specifici.

Impetigine: come si cura

L'impetigine può essere trattata per via topica, per esempio con una pomata a base di antibiotici; all'uso delle creme può però essere necessario abbinare una terapia antibiotica per via orale.

I principi attivi utilizzati dovrebbero essere attivi sia contro lo Staphylococcus aureus sia contro lo Streptococcus pyogenes.

La loro azione aiuta a ridurre significativamente la durata dell'infezione e la diffusione delle lesioni; inoltre il trattamento antibiotico riduce il rischio di complicanze renali, così come quello di problemi a carico di articolazioni, ossa e polmoni o una febbre reumatica.

In genere la via topica è quella prescelta in caso di impetigine non bollosa localizzata e senza complicanze; prima di applicare la pomata è necessario rimuovere le croste con acqua e sapone.

Gli antibiotici per via orale vengono invece prescritti in caso di impetigine bollosa e se l'impetigine non bollosa è associata alla presenza di:

I principi attivi più usati per via topica sono la mupirocina, la retapamulina e l'acido fusidico; quelli più utilizzati per via orale includono le cefalosporine, la combinazione amoxicillina-clavulanato, la dicloxacillina e la cefalexina.

In particolare, nel caso in cui indagini diagnostiche dovessero svelare che l'infezione è causata dal solo streptococco la terapia prescelta potrebbe essere a base di una penicillina (non adatta, però, in caso di allergie a questo antibiotico).

Infine, in caso di resistenza alla meticillina può essere efficace il trimetoprim-sulfametoxazolo, ma se l'infezione è associata a uno streptococco di gruppo A è comunque necessario usare anche un antibiotico che sia efficace contro questo batterio.

Le norme comportamentali

Per consentire la guarigione dall'impetigine è importante fare attenzione anche all'igiene personale e a evitare di entrare in contatto diretto con altre persone a cui si potrebbe trasmettere l'infezione.

In particolare, è necessario lavare bene capi di abbigliamento, biancheria, asciugamani, mani e altre parti del corpo che possono essere entrate in contatto diretto con le zone infette.

Anche le lesioni dovrebbero essere pulite; basta utilizzare sapone (eventualmente contenente principi attivi antisettici) e acqua calda.

Le croste devono essere rimosse e le lesioni dovrebbero essere tenute opportunamente coperte o bendate, ancora una volta per limitare il rischio di trasmissione dell'infezione ad altre persone o la sua diffusione ad altre aree della pelle.

Silvia Soligon
Silvia Soligon
Romana di adozione, è nata a Milano, dove ha conseguito la laurea in Scienze biologiche e il dottorato di ricerca in Scienze genetiche e biomolecolari. Ha poi continuato a lavorare nell’ambito della ricerca scientifica prima all’Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” di Novara, poi all’Università “La Sapienza” di Roma.   Nella capitale ha proseguito il suo percorso formativo con un master in Scienza dell’alimentazione e dietetica applicata. Sempre a Roma si è specializzata nell’ambito del giornalismo e della comunicazione scientifica, conseguendo il master “Le scienze della vita nel giornalismo e nelle politiche istituzionali” dell'Università "La Sapienza".    Iscritta all'Ordine nazionale dei Biologi e all'Ordine dei giornalisti è socia di Unamsi (l’Unione Nazionale Medico Scientifica di Informazione). Dal 2008 collabora con diverse testate giornalistiche e siti web per la produzione di contenuti riguardanti tematiche medico-scientifiche. Musica e cibo sono le sue grandi passioni. Oggi divide il suo tempo tra la scrittura, il lavoro di nutrizionista e i concerti.

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