Nel nostro Paese le malattie cerebrovascolari rappresentano la terza causa di morte e la prima causa di disabilità nel soggetto adulto-anziano.
L’ictus (in inglese stroke) è un evento improvviso e acuto che si manifesta a livello cerebrale in seguito alla riduzione o all'interruzione del flusso di sangue al cervello (ischemia) e deficit di ossigenazione dei neuroni.
Le conseguenze possono essere anche molto serie e dipendono da quale parte del tessuto cerebrale viene colpita e dalla sua estensione.
Il risultato del deficit di ossigenazione può andare dalla paralisi alla perdita di funzioni che interessano la parola, la visione, la sensibilità fisica o la memoria, fino al coma e, nei casi più gravi, alla morte.
Un killer più pericoloso dell’infarto
Se ne parla molto meno, rispetto all’infarto, eppure l’ictus è il maggior responsabile di eventi cardiovascolari letali.
I numeri sono più che chiari e configurano un problema imponente: nel nostro Paese ogni anno l'infarto miocardico acuto è responsabile di 37.000 casi fatali, mentre lo stroke miete 65.000 vittime.
Ogni anno in Italia si registrano circa 200.000 nuovi ictus, la cui prognosi spesso non è buona. L’evento ischemico cerebrale rappresenta, infatti, la prima causa di invalidità, la seconda di demenza e la terza di morte.
Può insorgere a qualsiasi età, anche se è più frequente dopo i cinquant'anni e, soprattutto, in età avanzata.
Ne sono colpiti i maschi poco più delle donne e, per entrambi i sessi, la probabilità di incorrere in questa malattia aumenta progressivamente con l'età, raggiungendo il massimo negli ultraottantacinquenni.
C’è ictus e ictus
L’evento a carico del tessuto cerebrale può essere di due tipi: ischemico o emorragico. Il primo, talora chiamato anche infarto cerebrale, è di gran lunga il più frequente: circa l'85 per cento di tutti gli ictus è dovuto a un blocco del flusso sanguigno arterioso.
Se l'ostacolo non viene rimosso entro pochi minuti, le cellule nervose vanno incontro a un danno definitivo.
L'ictus emorragico, che rappresenta l’altro 15 per cento circa degli stroke è dovuto invece alla rottura di un'arteria cerebrale; ed è la forma più grave.
Segnali da non sottovalutare
Formicolii, visione ridotta in una metà del campo visivo, vertigini, cefalea possono rappresentare i primi campanelli di allarme.
A maggior ragione se non si riesce più a muovere un arto o ad articolare le parole, o se non si riesce a capire quello che ci sta succedendo o che cosa ci stanno dicendo è bene consultare subito il proprio medico o la guardia medica o recarsi al pronto soccorso.
Si può trattare, infatti, di un attacco ischemico transitorio (TIA), un segnale di pericolo che spesso viene preso sotto gamba. Nel 15 per cento circa dei casi, invece, precede o annuncia un ictus.
Una tempestiva valutazione clinica completa può, nella maggior parte dei casi, svelare una patologia cardiovascolare che può essere causa di uno stroke; il rischio nelle prime ore dopo un TIA è molto alto: meglio effettuare subito adeguati accertamenti.