Fuoco di sant’Antonio: come prevenire le recidive


Gli individui ad alto rischio di sviluppare questa infezione possono contare su un vaccino specifico, indicato dai 50 anni d’età.

Chi c’è già passato sa bene quanto possa essere insidioso il fuoco di sant’Antonio, infezione che ha come bersaglio i nervi e la cute.

In Italia colpisce ogni anno quasi 160.000 persone, due su tre sopra i 50 anni. Anche se pochi lo sanno, per prevenirlo e ridurre il rischio di sviluppare la sua complicanza più seria e dolorosa, la nevralgia post erpetica, oggi è possibile vaccinarsi.

Che cos’è il fuoco di sant’Antonio

Il fuoco di sant’Antonio è causato da un virus che molto spesso staziona per anni nel nostro organismo, in modo latente, e si riattiva quando le difese immunitarie si abbassano. Si tratta del virus Herpes zoster, lo stesso che provoca la varicella.

Dopa la guarigione da questa malattia infettiva, che di solito si contrare da piccoli, il virus non viene infatti eliminato del tutto, ma rimane confinato, “addormentato”, nei gangli nervosi dei nervi sensitivi. Può bastare un periodo stressante, un indebolimento del sistema immunitario, come quello che si osserva con l’avanzare dell’età o con l’impiego di alcuni farmaci immunosoppressori, a riattivare il virus e dare il là a una lunga serie di disturbi.

Il virus, una volta risvegliato, si moltiplica e risale lungo il fascio nervoso di un nervo periferico fino a raggiungere la cute innervata. Il risultato è un dolore neuropatico violento avvertito come una puntura, una pugnalata, che può essere accompagnato da bruciore, prurito e pizzicore.

Non solo: quasi sempre, dopo 24-48 ore, compaiono lungo il fascio nervoso interessato lesioni arrossate che si trasformano prima in vescicole e poi in croste. Ma ciò che spaventa di più è la nevralgia post erpetica, cioè la persistenza del dolore neuropatico a distanza di settimane, mesi o anni dalla scomparsa delle lesioni cutanee. Questa complicanza si verifica in circa il 10-20% dei casi, soprattutto man mano che l’età avanza, e si può manifestare in molti modi, a seconda del tipo di fibra nervosa lesionata:

Dolore bruciante Alterazione delle fibre più sottili che trasmettono il calore
Formicolii Lesione delle fibre che trasmettono le sensazioni tattili
Dolore pungente Disfunzione delle fibre nervose che trasmettono il freddo

La prevenzione

Molti casi di fuoco di sant’Antonio si risolvono in modo spontaneo, ma per favorire questa evoluzione positiva bisognerebbe iniziare in tempi rapidi una terapia con farmaci antivirali e antidolorifici, cosa che non sempre accade, aumentando così il rischio di sviluppare la nevralgia post erpetica.

Per risolvere il problema alla radice, è disponibile un vaccino costituito da un virus vivo e attenuato, introdotto nel nuovo piano vaccinale in offerta gratuita agli over 65, ma consigliato a tutti gli anziani (è previsto in co-pagamento al di fuori del 65° anno di età, anche se le singole Regioni hanno la possibilità di estendere la gratuità ad altre fasce d’età).

Questo vaccino si è rivelato in grado di ridurre di circa il 60% le possibilità di sviluppare il fuoco di sant’Antonio, percentuale che sale a oltre il 65% per quanto riguarda la prevenzione delle nevralgie post erpetiche legate alla riaccensione del virus. La vaccinazione prevede la somministrazione di una singola dose, per via intramuscolare o sottocutanea.

Antonella Sparvoli
Antonella Sparvoli
Nata e cresciuta a Milano, dopo il Liceo scientifico, decide di iscriversi alla Facoltà di Scienze biologiche all’Università Statale di Milano. Le materie di studio la appassionano molto e si laurea a pieni voti nel 1995, dopo un periodo di studio come studente Erasmus al Trinity College di Dublino e l’internato per la tesi di laurea nel Laboratorio di immunologia molecolare del Dibit, all’Ospedale San Raffaele di Milano. Si dedica per un breve periodo alla ricerca, ma poi capisce che il suo posto non è tra le provette di un laboratorio, ma tra le pagine di un giornale. Frequenta il Corso post-Laurea in Comunicazione scientifica, organizzato dalla Facoltà di Farmacia dell’Università degli Studi di Milano, e inizia a scrivere per riviste specializzate e divulgative. Dal 1998 collabora in modo continuativo con il Corriere Salute, nel 2010 inizia a collaborare con Io Donna, il femminile del Corriere della sera, e nel 2016 inizia a scrivere per Sapere Salute. Ha scritto alcuni testi di Biologia per le scuole superiori, il volume “Mi spieghi dottore”, ma il suo sogno è scrivere un romanzo. Scherzosamente si definisce «giornalinga», un po’ giornalista… un po’ casalinga. Tra un articolo e l’altro, si dedica al marito Davide e ai figli Andrea e Sofia. Nel tempo libero ama fare sport, andare in bicicletta e, quando possibile, viaggiare. 

Articoli correlati

Pubblicità

Gli articoli più letti

I servizi per te
Farmaci a domicilio
Prenota una visita