DOMANDA
Circa 6 mesi fa facendo sport mi è venuto un dolore all'avambraccio. Dall'ecografia mi hanno diagnosticato una leggera distorsione all'avambraccio in prossimità dell'omero. In ogni caso a distanza di sei mesi il dolore è ancora forte. Ho fatto anche una risonanza magnetica, che ha rilevato la stessa cosa. I dottori dicono che, visto che la guarigione può durare tanto tempo, non possono scrivermi tanta malattia e che anche lavorando la guarigione avverrà lo stesso. Allora mi chiedo: una distorsione può durare cosi tanto tempo? Non sarebbero opportune un paio di settimane di riposo con terapie adeguate?
RISPOSTA DELL'ESPERTO
Risponde: Elena Boccalandro, Terapista della Riabilitazione, Dottore in Osteopatia
La distorsione indica una lesione a carico di una articolazione (nell'avambraccio ve ne sono due: gomito e polso; visto che parla di omero, potrebbe quindi trattarsi di una distorsione del gomito). Tale lesione viene normalmente provocata da un movimento eccessivo improvviso, violento e imprevisto che forza le strutture dell'articolazione oltre i limiti fisiologici. Tuttavia questa fuoriuscita dell'articolazione dalla sede naturale è così rapida da consentire subito dopo il suo ripristino nella sede naturale. La distorsione provoca un danno di gravità variabile delle componenti adiacenti alla struttura articolare e può indurre lacerazioni che interessano capsula, legamenti, menischi e tendini. Spesso è accompagnata da dolore acuto, gonfiore e impotenza funzionale dell'arto superiore. La cura prevede subito impacchi di ghiaccio che riducono dolore e gonfiore. In un secondo momento si procede con l'immobilizzazione dell'articolazione e, dopo massimo 10-15 giorni, si può cominciare a ripristinare la funzionalità. Si procede in modo progressivo con una fisoikinesiterapia funzionale passiva, attiva assistita e si conclude con movimenti funzionali attivi e contro resistenza. Argomento diverso è la distrazione, che ha per oggetto il muscolo. Si parla di una lesione piuttosto grave che provoca la rottura di alcune fibre che compongono il ventre muscolare. Tale lesione, definita anche strappo, avviene molto più farcilmente in condizioni di scarso allenamento o quando il muscolo è particolarmente affaticato e non riesce a far fronte a un allungamento passivo troppo rapido. Anche la distrazione può provocare danni di entità variabili. Si tratta di una lacerazione parziale o completa delle fibre muscolari. Questo comporta di per sé una emorragia di entità variabile a seconda del danno subito dal muscolo. Si tratta di tre livelli di lesione, in ordine crescente di gravità (1° grado: rottura o lacerazione di alcune fibre muscolo tendinee, con dolore minimo che peggiora con l'esercizio e lo stretching ma il movimento e la forza rimangono quasi normali; 2° grado: rottura o sfilacciamento di una parte delle fibre del muscolo, ma senza interruzione completa dell'unità muscolo tendinea; in questo caso il dolore è più forte tuttavia permane il movimento e la forza; 3° grado: rottura completa dell'unità muscolo tendinea, in questo caso il dolore è molto intenso e impedisce il movimento.Sull'area lesa compare un ematoma di vaste dimensioni e alla palpazione si evidenzia un avvallamento a livello della lesione). La diagnosi viene fatta con ecografia eventualmente anche con Rm a discrezione del medico. Il trattamento è personalizzato in base al tipo e alle dimensioni della lesione; è necessaria la prescrizione medica per intraprendere i trattamenti di fisiokinesiterapia che accelerano la guarigione, evitano o riducono la formazioni di cicatrici e aiutano nella prevenzione delle recidive. In caso di lesione anatomica il trattamento nelle prime 24/48 ore consiste nell'applicazione di ghiaccio 3/4 volte al giorno per 20 minuti, bendaggio compressivo e riposo. Generalmente si abbinano miorilassanti ed analgesici.
Elena Boccalandro
Terapista della Riabilitazione, Dottore in Osteopatia
Diplomata in Terapia della Riabilitazione nell’anno 1993/94 e Dottore in Osteopatia dal 1999, è regolarmente iscritta al Registro Osteopati Italiani.
Dal 1994 lavora in qualità di libera professionista.
Ha prestato servizio presso il “Centro Emofilia e Trombosi Angelo Bianchi Bonomi” dell’Ospedale Maggiore di Milano da luglio 1992 a luglio 1993. Dal 1994 fino a marzo 2002 è stata impegnata con incarico libero-professionale in qualità di fisioterapista, presso il Day-Hospital del Pio Albergo Trivulzio.
Si è classificata prima al concorso pubblico per fisioterapisti indetto il 10 marzo 2003 presso il Pio Albergo Trivulzio.
Ha partecipato all’evento formativo pluriennale (2006-2007, 2007- 2008) di “scuola di posturologia integrata” tenutosi a Roma.
Ha vinto il premio nella sessione Caregiver’s Education Award con il seguente progetto: “Analisi posturale e trattamento fasciale in pazienti affetti da artropatia emofilia: studio con gruppo di controllo”.
È stata relatrice in numerosi congressi scientifici e corsi di formazione
professionale.
Ha redatto il capitolo “Rieducazione neuromotoria di gruppo” all’interno del libro ”Parkinson” della dottoressa E.Hartmann.