- Affidarsi a uno specialista
- La vitamina D aumenta le probabilità di successo
- Antiossidanti: alleati nella lotta al sovrappeso
- Più calcio, meno grassi
Decidere di perdere qualche chilo è una scelta spesso molto salutare, ma che va affrontata con il giusto approccio: una dieta bilanciata e l’aiuto delle vitamine.
Parola d’ordine: evitare di improvvisare. E, soprattutto, bandire i regimi stretti e le diete lampo, inevitabilmente sbilanciate da un punto di vista nutrizionale: oltre a essere spesso dannose per l’organismo, sono anche inutili e controproducenti.
Il rischio è quello di privare l’organismo di alcuni nutrienti fondamentali per il mantenimento di un ottimale stato di salute. E poi, di veder ritornare l’ago della bilancia alla sua posizione iniziale appena si interrompe la dieta.
A una drastica restrizione calorica, infatti, il corpo reagisce innescando meccanismi di “risparmio”: il metabolismo tende a rallentare per ridurre i consumi. In questo modo, appena si riprende l’abituale alimentazione, l’organismo non riesce più a consumare le calorie introdotte in più e le immagazzina, riprendendo i chili precedentemente persi.
Affidarsi a uno specialista
È necessario valutare caso per caso la situazione e individuare gli errori alimentari e comportamentali che hanno portato all’aumento di peso.
In caso di situazione già “compromessa” a seguito di diete troppo sbilanciate, lo specialista può inoltre consigliare l’assunzione di specifici integratori multivitaminici al fine di riequilibrare eventuali scompensi nutrizionali e rifornire l’organismo delle sostanze vitali di cui necessita.
Il consiglio degli esperti è quello di seguire un’alimentazione varia e bilanciata, eventualmente riducendo le porzioni e imparando a misurare i condimenti. E per migliorare le probabilità di successo della dieta, possiamo chiedere aiuto ad alcune vitamine e antiossidanti.
Raggiungere il proprio peso forma deve essere un percorso graduale. Per conoscere il proprio peso forma, è utile calcolare l'indice di massa corporea (BMI) dividendo il peso, espresso in kg, per il quadrato dell'altezza, espressa in metri. Il risultato viene confrontato con una specifica tabella che permette di
stabilire se ci si trova di fronte a una situazione di sottopeso,
normopeso, sovrappeso e obesità.
Sottopeso | BMI < 18,9 |
Normopeso | BMI 19-24,9 |
Sovrappeso | BMI 25-29,9 |
Obesità di primo grado | BMI 30-34,9 |
Obesità di secondo grado | BMI 35-39,9 |
Obesità estrema | BMI > 40 |
La vitamina D aumenta le probabilità di successo
Secondo quanto discusso durante il 91° Meeting annuale della Endocrine Society, la presenza di livelli adeguati di vitamina D nell’organismo potrebbe condurre a buon esito l’adozione di una dieta ipocalorica.
Alcuni ricercatori dell’Università del Minnesota, hanno infatti rilevato che la carenza di vitamina D è associata all’obesità, anche se ancora non è chiaro se livelli inadeguati di vitamina causino obesità o se sia questa condizione a determinarne la carenza.
Fatto sta che, secondo un loro studio, a maggiori livelli di vitamina D corrisponde una maggior probabilità di successo di una eventuale dieta, e in modo direttamente proporzionale.
Integrazioni di vitamina D nel corso di una dieta ipocalorica potrebbero pertanto determinare perdite di peso più consistenti, anche se sono necessarie ulteriori conferme in merito.
Antiossidanti: alleati nella lotta al sovrappeso
I ruolo fondamentale degli antiossidanti nel contrastare i processi di invecchiamento è da tempo riconosciuto. Di recente, però, sembra essersi aggiunta un’altra azione inaspettata: le aree del cervello deputate al controllo degli stimoli della fame e della sazietà utilizzerebbero i grassi come «carburante» mediante il coinvolgimento di radicali liberi.
Per questo motivo ricercatori della statunitense Yale School of Medicine ipotizzano che l’azione degli antiossidanti, interferendo con questi, potrebbe anche influenzare gli stimoli di fame e sazietà consentendo di intervenire sul controllo del peso.
È stato notato che l’aumento della fame indotto dalla grelina, un ormone prodotto nello stomaco e associato al senso dell’appetito, viene guidato dall’utilizzo di grassi come fonte di energia, processo dal quale vengono generati radicali liberi.
Per questo, se gli antiossidanti a stomaco vuoto possono aumentare la fame, assunti con il cibo possono invece favorire il senso di sazietà. Ma, anche per questa ipotesi, sono necessari ulteriori studi di conferma.
Più calcio, meno grassi
Il calcio esercita una funzione positiva sul controllo del peso corporeo, favorendo lo smaltimento dei grassi. È quanto sostiene il nutrizionista Michael Zemel, dell’Università di Knoxville, nel Tennessee.
Lo studioso ha infatti sottoposto alcune persone obese a una dieta ipocalorica (riduzione di 500 kcal al giorno) e a integrazioni di calcio (fornendo a un gruppo 1.100 mg al giorno, e a un altro solo 500 mg) per 12 settimane.
Dopo tale periodo il primo gruppo ha fatto registrare significative riduzioni di peso e di massa grassa, perdite di adiposità addominale e riduzioni del girovita, dati che sono risultati molto più lievi nel gruppo che assumeva una dose minore di calcio.
Il merito, spiega Zemel, è nella capacità del calcio di influenzare il metabolismo dei lipidi, consentendo un rapido calo ponderale senza ridurre la massa magra.
In particolare, il calcio sembra agire come stimolatore della termogenesi, processo attraverso cui le molecole dei grassi vengono «bruciate» per produrre energia, e come inibitore della lipogenesi, sopprimendo cioè la produzione di nuovi lipidi nel tessuto adiposo.
Il messaggio del nutrizionista è quindi quello di non eliminare inutilmente dalla dieta i latticini. Purché, naturalmente, siano a basso contenuto calorico e di grassi.
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