Bartolinite: cause, diagnosi e rimedi

La ghiandola di Bartolino è una ghiandola simmetrica posta alla base del grande labbro destro e sinistro. Produce secrezioni utili alla lubrificazione dell’ambito vaginale. Talora però il suo dotto si occlude, il liquido non esce, la ghiandola si può ingrossare e, se si infetta, si può formare un ascesso.

Diagnosi di bartolinite

Una corretta diagnosi della infiammazione di una ghiandola di Bartolino non richiede l’uso di una risonanza magnetica, che risulta essere evidentemente una risorsa tecnologica sprecata e non adeguata al caso. Per diagnosticare un’eventuale infiammazione o addirittura un ascesso della ghiandola di Bartolino basta molto semplicemente l'osservazione e la palpazione della zona.

Rimedi per la bartolinite

La scelta del tipo di intervento per limitare l'irritazione della zona e quindi l’ulteriore ingrossamento della ghiandola va valutata caso per caso. A volte basta la semplice attesa con alcuni impacchi caldo-umidi decongestionanti o creme antinfiammatorie, che fanno regredire l’ingrossamento della ghiandola oppure la fanno spontaneamente aprire e svuotare del suo contenuto. A volte può servire la semplice marsupializzazione, che consiste nella apertura chirurgica della cisti o dell’ascesso e nell’effettuare una sutura circolare attorno alla ferita, in modo che non si chiuda e permetta una perfetta asciugatura e sclerotizzazione dell’area. Quando la ghiandola è ingrossata e non ascessualizzata si può procedere alla sua asportazione in toto. Le conseguenze sono solitamente modeste, salvo il fatto che il problema può ripresentarsi a carico dell'altra ghiandola: è importante ricordare che la ghiandola di Bartolino è una ghiandola simmetrica (bilaterale) e che il fenomeno infiammatorio può quindi presentarsi anche dalla parte opposta della vulva. La procedura della depilazione può risultare irritante per la zona e diventare concausa della sviluppo di cisti ed eventualmente ascesso. La depilazione laser, potendo essere definitiva, potrebbe limitare il problema o farlo sparire. In certi casi può essere utile l’assunzione di antibiotici e antinfiammatori. È opportuno concordare le modalità di utilizzo di queste pratiche con il proprio medico di medicina generale o con il ginecologo. 

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