DOMANDA
Ho un bimbo di 21 mesi e mezzo e sono un po' preoccupata perché noto che non riesce ad alzarsi da solo da terra. Non ha mai gattonato, cammina e corre senza problemi ma quando è seduto a terra per alzarsi ti allunga le manine. Ora cosa posso fare per aiutarlo? In questi giorni sto provando a non alzarlo per vedere cosa fa e lui in qualche modo si avvicina a qualcosa e aggrapandosi si alza. Ora mi devo preoccupare che senza aiuto non riesce da solo o è solo pigrizia? Inoltre, a 21 mesi dice solo mamma: è normale? Si vede che capisce tutto benissimo, ma si fa capire solo a gesti! Far finta di non capire secondo lei può essere una soluzione per invogliarlo a parlare o lo faccio solo arrabbiare!
RISPOSTA DELL'ESPERTO
Risponde: Marina Battaglioli, Pediatra e neonatologa
A 21 mesi, se corre e cammina bene senza problemi può essere che faccia solo un po' di fatica ad alzarsi; se dice solo mamma e pochi versetti, ma mostra di capire bene ciò che gli si dice, è probabile che a breve parlerà. Però, è comunque smpre meglio farlo visitare dal pediatra di fiducia, per avere rassicurazioni più precise sul suo sviluppo neurocomportamentale. In ogni caso, non consiglio mai di usare metodi coercitivi o di fare azioni di forza, soprattutto con i più piccini: se ha un problema vero, non è arrabbiandosi oppure obbligandolo che lo risolviamo; se è una fase transitoria, un bambino va accompagnato nella sua crescita e nella soluzione dei suoi problemi. Se indica un giocattolo e non lo nomina, ad esempio, glielo porga pure, sottolineandone il nome e scandendo bene le parole, invitando il bimbo a ripeterlo. Senza spazientirsi, un giorno lo farà. Se vuole alzarsi e tende le manine, non serve lasciarlo piangere: una cosa è il capriccio, altro è la diffcoltà, anche se un po' "pigro". Meglio aiutarlo e trasformare la cosa in un gioco, in cui in due ci si alza da terra più volte, alternando l'esercizio a incoraggiamenti e coccole. Il loro senso di imitazione è molto spiccato. Cercando, però, di restare sereni, di non sottoporre il piccolo a un esame ogni volta che prova a fare qualcosa. Il buon senso dovrebbe guidare i genitori a distinguere tra il bimbo che vuole essere guidato e aiutato (c'è chi è più spavaldo e intraprendente, chi più titubante, non sono tutti uguali e i parametri non sono assoluti) da quello che sta diventando un piccolo tiranno. Se, invece, c'è un problema, la soluzione deve essere specialistica, passando attraverso la valutazione del pediatra che lo conosce.
Marina Battaglioli
Pediatra e neonatologa
Dirigente medico di 1° livello c/o Patologia Neonatale – Nido P.O. Buzzi.
Laureata in Medicina e Chirurgia a Milano nel 1990, opera fino al 1994 come studente interna prima e poi come specializzanda presso la Clinica De Marchi e la Clinica Mangiagalli dell’Università degli Studi di Milano dove consegue la specializzazione in Pediatria Generale nel 1994 e in Neonatologia nel 1996.
Tra il 1994 e il 1996 è titolare di una borsa di studio per il Trasporto Neonatale d’Emergenza presso il reparto di Patologia Neonatale della Clinica Mangiagalli, dove opera fino al 1998. Tra il 1998 e il 2000 presta la propria opera al Nido dell’Ospedale S.Giuseppe di Milano prima e poi alla Divisione di Pediatria e Patologia Neonatale dell’Ospedale “Valduce” di Como.
Dal 2000 assume l’incarico a tempo indeterminato presso il reparto di Patologia Neonatale e Nido dell’Ospedale Buzzi, attualmente è Dirigente medico di 1° livello.