Un’indagine italiana rivela quanto sia diffusa la carenza di questo importante minerale.
Niente da fare. Nonostante l’Italia sia la patria della tanto celebrata dieta mediterranea, in grado di assicurare il benessere generale dell’organismo e di proteggere da patologie cardiovascolari attraverso un perfetto bilancio nell’apporto di sostanze nutritive, sali minerali e vitamine, gli italiani continuano a mangiare male, esponendosi a seri rischi per la salute. E non si tratta soltanto di eccessivo consumo di grassi animali, zuccheri semplici e carni rosse.
Un recente studio patrocinato dal ministero della Salute, il MINISAL-GIRCSI Program, indica che la stragrande maggioranza delle donne e degli uomini residenti lungo la Penisola assume quantità di sodio (sale da cucina) di gran lunga superiori a quelle raccomandate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), mentre trascura ampiamente l’apporto di potassio, un sale minerale “buono”, essenziale per il corretto funzionamento dell’organismo.
Questa combinazione deleteria preoccupa perché lo sbilanciamento nel rapporto tra questi due elementi si traduce in un significativo aumento del rischio di sviluppare ipertensione e, conseguentemente, malattie cardiovascolari, come coronaropatie, arteriosclerosi, infarto e ictus cerebrale.
Il consumo ideale...
In base alle raccomandazioni degli esperti, l’apporto quotidiano di sodio dovrebbe essere inferiore a 2 g al giorno (pari a 5 g al giorno di sale da cucina), comprendendo in questo limite non soltanto il sale aggiunto quando si preparano i cibi o mentre si è a tavola, ma anche quello naturalmente contenuto negli alimenti.
Il potassio, invece, dovrebbe essere assunto in quantità pari ad almeno 3,5 g al giorno, principalmente attraverso il consumo di vegetali a foglia verde e pomodori, frutta (in particolare, banane, agrumi, albicocche, pesche, kiwi, uva e mele), legumi, patate, frutta secca e cioccolato fondente.
... e quello reale
Stando alle rilevazioni effettuate dal team MINISAL-GIRCSI Program su 1.168 uomini e 1.112 donne di età compresa tra 35 e 79 anni e residenti in 12 Regioni italiane, gli standard di consumo medi sono ben lontani da quelli raccomandati.
In particolare, analizzando i livelli di elettroliti presenti nelle urine, è stato calcolato che gli uomini assumono in media ben 10,9 g di sale al giorno e le donne circa 8,5 g, ossia il doppio di quanto dovrebbero.
In base a questi valori, ben il 97% degli uomini e l’87% delle donne italiani usano molto più sale del dovuto. Al contrario, l’apporto di potassio è risultato circa la metà di quello ritenuto ottimale e pari rispettivamente a 2,2 g al giorno per gli uomini e a 1,9 g per le donne.
Questi livelli d’assunzione fanno sì che il rapporto tra sodio e potassio, cruciale non soltanto per la regolazione della pressione arteriosa, ma anche per una corretta funzionalità nervosa e muscolare, sia del tutto sbilanciato a favore del primo con valori medi di 3,1 negli uomini e di 2,8 nelle donne: tre volte superiori al livello di riferimento ideale di 0,85.
Il rischio cresce da Nord a Sud
Paradossalmente, i consumi di sodio più elevati sono stati registrati nelle Regioni del Sud, ossia proprio nelle aree che per cultura e tradizioni gastronomiche dovrebbero essere maggiormente orientate alla dieta mediterranea e all’uso di alimenti ricchi di potassio e poveri di sodio, come vegetali (in particolare pomodori, peperoni e agrumi), cereali e pesce, e a insaporire i cibi con erbe aromatiche e spezie (come aglio, cipolla, prezzemolo, peperoncino, origano, basilico, timo e rosmarino).
Non solo. Dalle analisi condotte nell’ambito del MINISAL-GIRCSI Program si è visto che il maggior consumo di sodio era accompagnato anche da una maggiore diffusione di sovrappeso e obesità, due condizioni a loro volta associate a un aumentato rischio di ipertensione, patologia aterosclerotica e diabete e, quindi, complessivamente a un consistente incremento del rischio cardiometabolico globale.
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