Lesioni squamose intraepiteliali di basso grado, evoluzione

DOMANDA

Volevo alcune informazioni sugli esiti del pap test: le lesioni squamose intraepiteliali di basso grado (lgsil) possono essere causate sia da genotipi HPV ad alto rischio che da quelli a basso rischio? È vero che l’eventuale progressione da lesioni di basso grado a lesioni di alto grado è l’evenienza più rara mentre prevalgono la regressione o, meno frequentemente, la persistenza? È vero che l’eventuale evoluzione della patologia sino al carcinoma in situ e al carcinoma invasivo è da considerarsi un’evenienza estremamente rara qualora ci si sottoponga regolarmente ai controlli di volta in volta ritenuti più appropriati e si intervenga tempestivamente sulle lesioni ritenute da trattare?

RISPOSTA DELL'ESPERTO

Risponde: Emilio Arisi, Ginecologo

Il pap test è uno strumento di screening per il tumore del collo dell’utero. Se fatto sistematicamente il suo risultato può essere utilizzato per controllare la progressione del danno da HPV sulle cellule epiteliali del collo uterino, in particolare degli HPV ad alto rischio che sono il determinante fondamentale praticamente di tutti i tumori invasivi del collo uterino. La qualificazione di un HPV a basso o alto rischio può essere fatta eseguendo un HPV-DNA test. La progressione del danno virale implica solitamente tempi lunghi, per cui il passaggio da una lesione di primo grado a un tumore invasivo può implicare anche 10-20 anni. Infatti vi sono molte situazioni in cui la lesione virale viene ripetutamente eliminata con il meccanismo di desquamazione delle cellule lesionate, in particolare se la donna è giovane. In base ai dati della letteratura e dell’esperienza il passaggio da una lesione subclinca di HPV a una displasia di basso grado prima, di alto grado poi e infine a un tumore invasivo è relativamente raro. Se la base fosse 10 milioni di donne con lesione subclinica, possono essere due milioni quelle che avranno una displasia di basso grado, 300 mila quelle con una displasia di alto grado ed infine quelle che arrivano con un tumore invasivo sono circa 15 mila. C’è quindi il tempo per attuare vari interventi che rimuovano il danno virale e che devono essere proporzionati alla entità e alla estensione della lesione, sia in superficie che in profondità. Si potrà così passare dalla semplice osservazione sistematica con pap test e colposcopia con eventuali biopsie, alla asportazione con ansa diatermica o con laser, fino alla isterectomia con linfadenectomia.

Emilio Arisi
Ginecologo
Dal 1993 al 2010 è stato Direttore della U.O. di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Regionale “S. Chiara” di Trento dove, dall’inizio del 2002 è stato coordinatore del Dipartimento Materno-Infantile della Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari della Provincia di Trento. Attualmente esercita la sua attività ambulatoriale come libero-professionista a Carpi (Modena) e Trento. Laureatosi in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli studi di Parma, si è specializzato in Ostetricia e Ginecologia nella stessa Università. Tra il 1969 ed il 1993 ha lavorato in vari ospedali (Carpi MO, Correggio RE, Policlinico Universitario di Modena, Suzzara MN, Guastalla RE). Ha effettuato migliaia di interventi chirurgici, in ambito sia ostetrico sia ginecologico. Negli ultimi anni ha posto principalmente la propria attenzione sulla chirurgia oncologica-ginecologica. Ha al suo attivo circa 500 pubblicazioni, dedicate soprattutto ai problemi della contraccezione, dell’aborto volontario e della oncologia ginecologica, ma anche della gravidanza e della menopausa, inclusi articoli su riviste nazionali e internazionali, relazioni a congressi nazionali e internazionali, e alcuni volumi. È stato Direttore Scientifico della edizione italiana della rivista specialistica “Current Obstetrics & Gynecology” dal 1992 al dicembre 2006. Per molti anni è stato Presidente nazionale dell’UICEMP (www.uicemp.org), una associazione di consultori privati (CEMP), che è federata alla IPPF (International Planned Parenthood Federation) (www.ippf.org), la più grande organizzazione non governativa mondiale dedicata ai problemi della salute riproduttiva. Per molti anni è stato nel Consiglio mondiale e in quello europeo della IPPF. È membro del Consiglio nazionale dell’AOGOI (Associazione Ginecologi Ospedalieri Italiani), di cui è segretario regionale per il Trentino-Alto Adige. È stato per il triennio 2005-2007 consigliere nel Direttivo nazionale della SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) ed è stato eletto tesoriere della SIGO per il triennio 2008-2010. È Presidente della SMIC (Società Medica Italiana per la Contraccezione), che è stata fondata nel luglio 2006. È Direttore scientifico della rivista “Contraccezione Sessualità Salute Riproduttiva”, organo ufficiale della SMIC. È membro di varie organizzazioni scientifiche nazionali e internazionali. Per il periodo 2012-2016 è stato eletto nel Board of Directors della ESC (European Society of Contraception). Nel giugno 2012 è socio fondatore dell’ECEC (European Consortium for Emergency Contraception), ed è nominato nel ECEC Board.

Articoli correlati

Pubblicità

Gli articoli più letti

I servizi per te
Farmaci a domicilio
Prenota una visita