Quando è in arrivo un bambino, la coppia deve affrontare insieme questo momento. In questo modo saprà affrontare le possibili difficoltà e i dubbi dovuti al cambiamento.
Diventare genitori è un’esperienza intensa e sconvolgente. L’arrivo di un “terzo” altera gli equilibri che la coppia ha costruito in precedenza e richiede una nuova organizzazione, sia pratica che psicologica.
Spiega Alessandra Marelli, psicologa clinica e psicoterapeuta, presidente ASIPP (Associazione scientifica italiana di psicologia perinatale): «Già a partire dal desiderio di diventare genitori, nel singolo e nella coppia, si creano una serie di proiezioni su ciò che sarà, e queste contribuiscono a creare il cosiddetto “spazio psichico”, uno spazio mentale che aiuterà i genitori ad accogliere il nascituro. Durante la gravidanza, poi, nella donna avvengono una serie di mutamenti: dal punto di vista fisiologico si hanno alcune modificazioni a livello di organi, tessuti e a livello ormonale. La gravidanza è anche un periodo di riflessione e di separazione. Dal punto di vista psichico la donna in attesa deve elaborare la separazione dalla propria madre e fare i “conti” con ricordi e vissuti con lei».
Al bando i sensi di colpa
È normale che alla gioia per l’arrivo del bambino si accompagnino anche preoccupazioni.
«La futura mamma teme di non essere adeguata a ricoprire il ruolo di madre – aggiunge la psicoterapeuta –, comincia a pensare alle cose che non potrà più fare e a quelle invece che dovrà fare. Questi pensieri non arrivano in maniera ordinata, ma sono come un’onda anomala che travolge. È assolutamente fisiologico che ciò accada. Purtroppo in una società come la nostra, che esalta solo alcuni aspetti della maternità e tace invece su altri, molte donne non esternano tutti questi pensieri. Pensano di essere le sole a provarli. Ritengono che per essere considerate delle ‘buone madri’ debbano per forza parlare della gravidanza e del futuro bambino solo in termini idilliaci. E nascondono le loro paure. Occorre quindi tranquillizzare le donne su ciò che accadrà a livello sia fisico sia mentale. In questo modo non si sentiranno diverse e in colpa».
Non sottovalutare il ruolo dei papà
L’attesa coinvolge anche l’uomo, che si prepara a diventare papà. Ed è essenziale oggi più che mai coinvolgerli.
«I futuri padri non sono accessori, che possono esserci o meno – continua Alessandra Marelli – ma sono fondamentali sia per la donna sia per il nascituro. I corsi di accompagnamento alla nascita vanno fatti in coppia. La ricerca ha dimostrato come i vissuti della coppia siano correlati e come una depressione post-nascita paterna (condizione sotto diagnosticata, ma in continuo aumento) possa incidere sulla salute anche di mamma e neonato. Se la coppia procede insieme nel cammino verso la genitorialità, il rischio è decisamente minore. Può essere utile il colloquio con uno psicologo per capire cosa è fisiologico e cosa invece può destare una reale preoccupazione».
L’uomo è fondamentale se sa di esserlo. Se sa cosa accade alla donna e a se stesso. In questo modo può esercitare la sua funzione cardine, ovvero proteggere e rassicurare la sua compagna.
L’importanza della coppia
Per la coppia è importante dedicarsi del tempo reciprocamente, ascoltarsi senza giudicarsi, condividere oltre all’immensa gioia, anche le paure e i timori. Perché non c’è un ruolo da interpretare, ma bisogna ritagliarsi su misura quello di genitori.
«Se il padre sa qual è la sua funzione non si sentirà escluso. Se sa che prendersi cura della madre significa fare del bene anche al proprio figlio, non si sentirà meno importante. Inoltre – sottolinea l’esperta – per i padri è importante passare del tempo con i propri figli, fin da subito. Devono poterli tenere in braccio e coccolarli, osservarli, portarli a fare una passeggiata. Le mamme devono incoraggiare questo legame e mai impedirlo. Devono fidarsi dei loro compagni e lasciare che essi trovino da sé il proprio spazio».
Dopo la nascita la coppia deve però prendersi del tempo per assestarsi. Diventare genitori non significa cessare di essere donne o uomini. È importante che la coppia resti coppia, complice. Il bambino altrimenti rischia di diventare colui che “rompe” la coppia, che la separa.